Claudio Messora: la storia di Byoblu bannato da Google Adsense

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-01-28

Lui sostiene che si tratti di un «attacco all’informazione libera ed indipendente». Claudio Messora, detentore del blog Byoblu ed ex comunicatore del M5S in Italia ed in Europa, è stato tolto dall’elenco dei siti su cui Google distribuisce annunci pubblicitari attraverso il suo programma AdSense. Lo ha annunciato lui stesso in un post sul blog …

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Lui sostiene che si tratti di un «attacco all’informazione libera ed indipendente». Claudio Messora, detentore del blog Byoblu ed ex comunicatore del M5S in Italia ed in Europa, è stato tolto dall’elenco dei siti su cui Google distribuisce annunci pubblicitari attraverso il suo programma AdSense. Lo ha annunciato lui stesso in un post sul blog e su Facebook:

Stampatevi bene questa data nella testa: 27 gennaio 2017. Il giorno in cui gli effetti della campagna contro le cosiddette “fake news” (ma in realtà con l’obiettivo di colpire l’informazione libera e indipendente), orchestrata da Hillary Clinton, dal Parlamento Europeo, da Laura Boldrini, da Angela Merkel e da tutti quelli che hanno paura che l’informazione libera possa scalzare i loro privilegi e la loro posizione di forza, hanno iniziato a colpire anche in Italia, togliendo la linfa vitale della monetizzazione Adsense, con motivazioni che avrebbero del ridicolo o del tragicomico, se non rappresentassero qualcosa di ben più grave.


Cosa è successo esattamente? Volendo escludere che Merkel, Boldrini e Clinton si siano accordate per fregare Byoblu, stiamo ai fatti: Messora ha mostrato nel video la mail che Google gli ha inviato per avvertirlo. La mail è ovviamente un prestampato che Mountain View invia di volta in volta ma al suo interno è linkato un post del 13 dicembre 2016 in cui si mostra un intervento in parlamento dell’onorevole Maurizio Lupi (NCD): «Ho sentito deputati promettere ai cittadini ‘Non vi preoccupate, faremo un referendum sull’euro. Bisogna dire con coraggio che quella promessa, che magari ti farà prendere tanti voti, tu non la potrai rispettare perché un referendum sull’euro non si può fare perché la Costituzione non lo permette», dice tra l’altro Lupi (ed ha ragione).
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Messora ha mostrato anche un’altra schermata con la “spiegazione della violazione” da parte di Google: «Gli utenti non vogliono essere tratti in inganno dai contenuti con cui interagiscono online. Per questo motivo non puoi pubblicare gli annunci in pagine che nascondono informazioni o che forniscono informazioni ingannevoli o errate su di te, sui tuoi contenuti o sullo scopo principale della tua proprietà web. Di seguito sono riportati alcuni esempi”, dice Google, e l’unico punto che sembra accordarsi con quanto sostenuto da Messora è il primo: «Indurre gli utenti a interagire con i contenuti con pretesti falsi o poco chiari». Ma in effetti nel post e nel video non sembra esserci molto di contestabile: si tratta della dichiarazione di un politico, che tra l’altro fa un discorso logico e vero: in che modo potrebbe trattarsi di una fake news?
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Una possibile spiegazione potrebbe essere questa: il video di Messora ha ricevuto una serie di segnalazioni che hanno attivato l’analisi da parte di Google; a questo punto, partendo da quel post ma non necessariamente a causa di quello, Google (o meglio: un incaricato di Google e non un programma automatico come spesso accade) ha effettuato uno screening e ha autonomamente deciso di bloccare la pubblicazione degli annunci sul sito web Byoblu. Intanto Beppe Grillo gli ha espresso solidarietà condividendo il suo video sulla sua pagina Facebook. La stessa cosa ha fatto l’onorevole M5S Manlio Di Stefano

Leggi sull’argomento: Il MoVimento 5 Stelle querela Claudio Messora

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