Lo stranissimo caso dello stipendio di Chiara Appendino

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-11-02

La sindaca di Torino percepisce un’indennità doppia rispetto a quella dei suoi colleghi di partito che siedono in Parlamento. A giugno aveva promesso che l’avrebbe tagliata ma per il momento non è stata presa alcuna decisione in merito. E crescono i malumori degli attivisti pentastellati torinesi

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Mentre in Parlamento Cinque Stelle sono impegnati nella battaglia per il dimezzamento dell’indennità dei parlamentari altrove gli eletti grillini non sembrano così intenzionati a decurtarsi lo stipendio in nome della causa e degli ideali dello stipendio. Sulla graticola è già finita la sindaca di Torino Chiara Appendino e alcuni esponenti della sua giunta, accusati di guadagnare troppo per gli standard “francescani” del MoVimento.

chiara appendino stipendio
Lo stipendio della Sindaca Appendino e degli altri componenti della giunta M5S (fonte La Repubblica di Torino del 30/10/2016)

Quella promessa di tagliare lo stipendio di sindaco e assessori “appena insediata” che non è stata mantenuta

Repubblica qualche giorno fa faceva notare che l’indennità mensile della Appendino ammonta a poco più di novemila euro, il doppio di quella percepita dall’ex sindaco Piero Fassino che però poteva contare sul vitalizio da parlamentare e che quindi riceveva un’indennità dimezzata. Anche la situazione del Presidente del Consiglio Comunale, Fabio Versaci, ha destato parecchia sorpresa. Lo scorso anno Versaci ha dichiarato un reddito pari a 7.191 euro, reddito per altro percepito facendo il consiglioere di circoscrizione per il M5S (a proposito di professionisti della politica) mentre quest’anno, grazie all’indennità da Presidente del Consiglio Comunale ne guadagnerà quasi dieci volte tanto (poco più di 71 mila euro). Anche gli altri membri della giunta però – faceva notare Repubblica – sono stati miracolati dalla vittoria del M5S, gli unici che l’anno scorso dichiaravano redditi “importanti” sono stati l’assessore al Bilancio, Sergio Rolando, il vicesindaco Guido Montanari e l’assessora alla Cultura Francesca Leon (questi ultimi con reddito inferiore ai 71 mila euro l’anno). Un bel problema per la Appendino e per il MoVimento, visto prima che le polemiche e i malumori degli attivisti del MoVimento arrivassero alla stampa la sindaca non ha mai dichiarato l’intenzione di decurtarsi lo stipendio. La Appendino, conscia del possibile autogoal, lo ha fatto, a parole, dopo che la notizia è stata pubblicata, annunciando che il suo stipendio e quello di Versaci verranno adeguati agli standard della proposta di legge presentata da Roberta Lombardi che prevede un tetto massimo di 5mila euro lori per le indennità per i politici. In realtà però come spiegava qualche giorno fa il capogruppo M5S in consiglio comunale Alberto Unia, non è ancora stato deciso nulla «ma da parte del presidente Versaci c’è l’intenzione di muoversi in questa direzione. Lo faremo quando avremo individuato lo strumento migliore per ridurre l’indennità, in modo da farla rientrare tra i risparmi dell’amministrazione comunale, magari attraverso un fondo specifico». In definitiva per il momento lo stipendio della Appendino e di Versaci rimarrà quello che è, con buona pace della base pentastellata che invece vorrebbe che la sindaca fosse maggiormente fedele alla linea.


In realtà non è la prima volta che l’indennità dell’Appendino finisce sotto la lente dei suoi avversari politici (ma non solo). A giugno vennero pubblicate tre determine comunali che stabilivano che l’azienda per cui lavorava la Appendino (la Lavatelli, di proprietà del marito) aveva diritto ad ottenere i rimborsi per l’attività prestata dall’allora consigliera in Consiglio Comunale. Dalle carte risulta che la Lavatelli Srl abbia chiesto ed ottenuto mensilmente il rimborso (previsto per legge) dal Comune per permessi retribuiti della dipendente Chiara Appendino. assunta nel 2010 (la Appendino venne eletta in Consiglio nel 2011). La sindaca si era difesa ricordando che questa polemica era già stata tirata fuori nel 2013 e facendo notare che lei, dal 2012 fino alla fine della passata consigliatura aveva rinunciato al gettone di presenza (circa duemila euro al mese per quattro anni) facendo risparmiare “centomila euro” (in realtà ottantamila ma poco importa) alle casse del Comune. Bisogna però far notare che nell’occasione a giugno la Appendino aveva anche annunciato, per stroncare una volta per tutte le polemiche sul suo compenso «Taglierò il mio stipendio e quello degli assessori appena mi insedio». Cosa che, a quasi quattro mesi dall’insediamento non è ancora avvenuta (ma tranquilli, stanno studiando come fare). Ma c’è da scommettere che qualora la Appendino decidesse di mantenere questa promessa si aprirebbe un altro fronte caldo interno al M5S, questa volta però a Roma dove la sindaca Raggi non sembra avere per il momento intenzione di affrontare il problema (ma potrebbe essere costretta a farlo dalla mossa della sua collega torinese).

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