Che fine hanno fatto le “mele marce” di Luigi Di Maio?

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Emanuele Dessì e Giulia Sarti sono già stati perdonati ma sono sette gli "impresentabili" tra gli eletti del MoVimento 5 Stelle che entrano in Parlamento da "espulsi". Curiosamente però sulla loro sorte non si sa nulla: andranno a far parte del gruppo parlamentare del M5S oppure verranno denunciati "per danno d'immagine" come aveva promesso Di Maio?

SilC’è grande curiosità sulla sorte dei deputati e senatori impresentabili o espulsi eletti tra le fila del MoVimento 5 Stelle. È notizia di ieri che Emanuele Dessì, il neoletto senatore al quale il MoVimento 5 Stelle aveva fatto firmare l’inutile modulo di rinuncia all’elezione, entrerà a far parte del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle. Chissà se siederà accanto alla senatrice Elena Fattori, capolista al proporzionale nel collegio in cui è stato eletto. Anche alla deputata romagnola Giulia Sarti – coinvolta nella vicenda rimborsopoli – è stato concesso il perdono e potrà quindi sedersi tra i banchi dei pentastellati alla Camera.



Che fine hanno fatto le mele marce di Luigi Di Maio?

Oggi alla Camera è la giornata delle registrazioni dei deputati e i pentastellati sono stati convocati a Montecitorio per un’assemblea del gruppo con Luigi Di Maio, terminata la riunione i pentastellati si sono messi in fila per registrarsi nel corridoio che porta alla sala del Mappamondo dove sono state allestite le postazioni per la registrazione di vecchi e nuovi deputati in attesa della seduta del 23 marzo. Non si sa però se il marchigiano Andrea Cecconi e la veneta Silvia Benedetti (entrambi al centro della rimborsopoli pentastellata) potranno iscriversi al gruppo del MoVimento 5 Stelle o se saranno costretti ad entrare nel gruppo misto.

La deputata veneta Silvia Benedetti

In ossequio al principio della trasparenza che guida il percorso politico del M5S non è dato di sapere nulla sul destino di quelle che Luigi Di Maio aveva definito “mele marce”. E del resto sia Cecconi che la Benedetti sono sostanzialmente scomparsi (con i voti dei pentastellati). Dai vari profili social non trapela nessuna informazione.



Tra le “mele marce” di rimborsopoli che sono riuscite a tornare in Parlamento ci sono anche i senatori Carlo Martelli (che dopo essere stato scoperto aveva proceduto a mettersi in regola con un versamento da 80mila euro) e Maurizio Buccarella. Anche loro si sono chiusi in un religioso silenzio, blindando i propri profili social. Qualcosa trapela però nel caso di Buccarella che una settimana fa ha lasciato un commento nella bacheca di un utente che si augurava che potesse essere perdonato. Il senatore pugliese ammetteva di  non avere nessuna notizia in merito, ma sembra speranzoso nella possibilità di redenzione.



I massoni e gli impresentabili eletti con il MoVimento 5 Stelle

Non si nasconde invece il “massone” Catello Vitiello, eletto alla Camera nel Collegio uninominale a Castellamare di Stabia che un paio di giorni fa è stato anche protagonista di un servizio di Nemo. Il giorno dopo le elezioni Vitiello aveva detto che inizialmente si sarebbe iscritto al gruppo Misto in attesa di ricucire con i 5 Stelle. Nel frattempo però non è stato invitato all’Hotel Parco dei Principi di Roma dove il MoVimento ha riunito tutti gli eletti, compresi i “perdonati” come Giulia Sarti. Un segno che forse le cose sono ancora complicate.

Nemmeno di Antonio Tasso, eletto alla Camera a Cerignola con oltre cinquantamila preferenze si sa nulla. In teoria anche lui è espulso, a causa di una condanna in primo grado andata in prescrizione durante l’appello (ma che per il M5S equivale alla condanna). Si sbottona un po’ di più un altro neoletto alla Camera, il presidente del Potenza Calcio Salvatore Caiata. Anche lui incandidabile perché è venuta fuori la notizia che è indagato a Siena con l’accusa di riciclaggio. Un’altra violazione delle regole del partito di Grillo e un’altra espulsione.

Alla fine Salvatore Caiata è arrivato alla Camera, nonostante le promesse di Di Maio

Oggi a Montecitorio Caiata è possibilista e rilascia dichiarazioni d’amore nei confronti del MoVimento che l’ha scaricato brutalmente: «A quale gruppo mi iscrivo? Valuteremo, io cercherò di rientrare nei 5 Stelle. Spero ci siano margini. Innanzitutto devo capire se c’è un’indagine, perché io l’ho saputo dai giornali. Io sosterrò i 5 Stelle, a prescindere». Tutti stanno mandando messaggi di pace al partito che li ha trattati da reietti. Funzionerà? Il dato politico post-elettorale fa pensare che non ci sia alcun vantaggio per Di Maio nel perseguire la linea dura.

Quando Luigi Di Maio prometteva di fare causa agli eletti che non avessero rinunciato all’elezione

Tornano in mente oggi le parole profetiche di Luigi Di Maio che disse: «Tutti coloro che erano in posizioni eleggibili nei candidati delle liste plurinominali mi hanno già firmato un modulo per rinunciare alla proclamazione altrimenti gli facevo danno d’immagine». Una richiesta che non ha alcun senso perché la proclamazione è un passaggio tecnico e automatico che avviene in conseguenza del fatto che un candidato ha ricevuto un numero sufficiente di voti per essere eletto.Ciononostante il M5S è andato avanti per tutto il proseguo della campagna elettorale a spiegare che “gli eletti avrebbero rinunciato” al seggio, che gli impresentabili non erano un problema perché candidati in collegi uninominali perdenti nei quali non sarebbero stati eletti. Il modulo “per gli impresentabili” però era una bufala, un trucchetto da campagna elettorale.

Il modulo di rinuncia alla candidatura e all’eventuale elezione del M5S [Fonte]
Il Capo Politico del M5S si era fatto i suoi sconti e dichiarava che «non esisteranno gli ex 5 Stelle, per i conti che mi sono fatto io». Eppure gli ex 5 Stelle oggi sono entrati in Parlamento, nonostante i moduli di rinuncia, i calcoli e le previsioni di Di Maio. E curiosamente nessuno oggi parla più di espellerli, cacciarli o allontanarli. Il motivo non è solo il fatto che i conti di Di Maio erano sbagliati ma anche che – nell’attuale situazione politica – ogni voto conta. Al MoVimento servono quei sette voti, e anche di più, per poter andare al governo. C’è quindi la concreta possibilità che i valori, i codici e le regole del M5S vengano messe da parte in nome della cosiddetta “ragion di Stato” che altro non è che il desiderio di andare al potere. Certo, il M5S potrebbe smentire tutti denunciando gli eletti “per danno d’immagine”, saranno poi i tribunali a dimostrare una volta per tutte che era una farsa.