Come il caso delle firme false a 5 Stelle sta per scoppiare in mano al MoVimento di Palermo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-11

Grillo ringrazia le Iene e chi ha denunciato il caso. Schierandosi contro chi nel M5S ha creato il pasticcio di Palermo. E promettendo azioni disciplinari. Ma chi è sotto tiro? E come mai questa storia scoppia solo oggi? Cosa stava succedendo alle Comunarie in città? E chi finisce indebolito dall’accaduto?

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«Ringraziamo Le Iene e le persone che hanno denunciato il fatto. Se sarà accertato che i colpevoli sono iscritti al MoVimento 5 Stelle saranno presi adeguati provvedimenti disciplinari»: poche righe, giusto alla fine del comunicato sul blog di Beppe Grillo, che dimostrano come sia necessario leggere i post fino in fondo, visto che lì si nascondono le notizie più importanti. Sul caso delle firme false a 5 Stelle a Palermo infatti il capo politico del M5S vuole vederci chiaro ma sembra già essersi fatto un’idea, visto che parla di «dramma dell’ignoranza» a proposito di chi ha compiuto un reato – parole sue – utilizzando il simbolo del MoVimento 5 Stelle.

Il caso delle firme false a 5 Stelle a Palermo

Le parole sono importanti e nel post sono scelte accuratamente. Invece di un’invettiva contro i giornalisti e i ficcanaso, come quasi sempre è capitato, Beppe ringrazia le Iene ma anche – e soprattutto – le persone che hanno denunciato il fatto. Non si può non cogliere una contraddizione con quanto fatto dai nominati all’interno del servizio, ovvero le denunce annunciate dai parlamentari coinvolti nella faccenda dalle dichiarazioni di Vincenzo Pintagro, professore di educazione fisica a Palermo che ha raccontato alle telecamere di Mediaset l’intera vicenda. Un caso che scoppia, per coincidenza, proprio mentre si stava avviando la procedura delle comunarie per scegliere il candidato sindaco in città. E si annunciavano particolarmente interessanti visto che a contendersi la candidatura a sindaco erano due correnti palermitane molto forti e un outsider che avrebbe potuto sparigliare il tavolo grazie alla sua popolarità. Questa inchiesta arriva proprio nel momento cruciale, ovvero quando ci si misura con il voto degli attivisti e dopo una vigilia tormentata, con accuse e tentativi di eliminare qualcuno in corsa. Comunque finisca questa storia non si può non pensare che finirà per danneggiare la “vecchia guardia” – ovvero i parlamentari già eletti e gli attivisti a loro vicini, a Roma o all’ARS – e favorire le new entry. Ad esempio, scrive l’Adn Kronos, Samantha Busalacchi, attivista locale coinvolta nella vicenda e, fino a qualche giorno fa, papabile candidata sindaco nelle elezioni 2017 al Comune. La sua candidatura pare sfumata definitivamente: “Ormai è bruciata, non possiamo puntare su di lei dopo il casino che la vede coinvolta in prima persona”, spiega una fonte all’ADN. Non solo. Nei vertici non è escluso che, se dovessero emergere responsabilità, verranno adottate sanzioni, anche pesanti, anche nei confronti dei parlamentari coinvolti nel servizio, e che per ora si sono dichiarati estranei alla vicenda presentando querela. “Si spera stiano dicendo il vero – riferisce la stessa fonte all’Adn – ma semmai dovessero emergere responsabilità non ci sono dubbi, verranno sanzionati anche loro e in maniera severissima”.

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Claudia Mannino, onorevole M5S citata nel servizio delle Iene sulle firme false a Palermo nel 2012

La Busalacchi e Claudia Mannino fanno la peggiore delle figure nel servizio delle Iene andato in onda una settimana fa. La prima si dichiara disposta a un confronto con Pintagro sulla storia delle firme false e poi ci ripensa dicendo alle Iene che ha cambiato idea il giorno dopo. La seconda non risponde alle domande di Filippo Roma scappando dalle telecamere, poi ieri, dopo il secondo servizio, annuncia querela proprio a Pintagro senza sentirsi in dovere di spiegare niente altro riguardo l’accaduto. Riccardo Nuti evita direttamente il confronto con Roma nel servizio nonostante l’intercessione di Rocco Casalino e dopo il servizio annuncia querela. Giampiero Trizzino, portavoce all’ARS e anch’egli nominato nel secondo servizio delle Iene, invece spiega su Facebook che in quel periodo non era a Palermo e nelle riunioni dei 5 Stelle a cui ha partecipato non si è mai parlato dell’argomento. Hanno preferito il silenzio totale invece Giulia Di Vita e Chiara Di Benedetto: probabilmente andranno a presentare querela insieme a Nuti e Mannino.
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Le Comunarie e la trasparenza

Intanto la Procura di Palermo ha riaperto l’indagine coordinata dal procuratore Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Dino Petralia sul caso delle presunte firme false riferibili alle liste del Movimento 5 stelle alle Comunali del 2012 nel capoluogo siciliano, ma chiede di essere lasciata fuori dalla contesa politica. “Sarebbe opportuno che la Procura di Palermo – dice Lo Voi – venisse lasciata fuori dalle polemiche politiche legate alla questione delle firme raccolte per le elezioni del 2012“. Probabilmente la procura dovrebbe accettare il fatto che se avesse indagato a dovere nella prima occasione forse oggi non si troverebbe all’interno di una polemica con le elezioni in comune alle porte. Perché una prima indagine sul caso venne aperta nel 2013 in seguito a una serie di segnalazioni: la Digos indagò, ascoltò qualche protagonista e l’indagine venne archiviata. All’epoca infatti non vennero ritrovati i fogli, ben cinque con decine e decine di firme, che però, nella parte dedicata all’autenticazione non sono compilati, cioè sono senza timbro né firma del pubblico ufficiale che avrebbe dovuto provvedere all’autenticazione. Quelli, insieme al documento originale nel frattempo recuperato a Palermo grazie all’accesso agli atti di un consigliere comunale sono la dimostrazione che la storia è molto probabilmente andata come ha raccontato Pintagro: «Io ho trovato due persone che stavano ricopiando 2000 firme» a causa dell’errore formale nella compilazione del modulo, che vedeva un errore nel luogo di nascita di uno dei candidati. Per paura di essere esclusi hanno ricopiato le firme», secondo quanto racconta il testimone che dice di aver visto con i suoi occhi le persone che falsificavano le firme: una parlamentare (Claudia Mannino) e una collaboratrice del M5S all’Assemblea Regionale Siciliana (Samantha Busalacchi). L’errore riguarda l’allora candidato Giuseppe Ippolito, che secondo i fogli inviati alle Iene è nato a Palermo il 19 agosto 1987 mentre in realtà il suo luogo di nascita è Corleone.

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Le firme false a 5 Stelle a Palermo e l’opinione dei periti

I due periti ascoltati dalla trasmissione Mediaset – due esperti grafologi consulenti del tribunale di Milano, ovvero Laura Guizzardi e Fausto Brugnatelli – spiegano che su cinquanta firme sono false certamente una trentina, mentre una quindicina sono probabilmente false e su cinque bisognerebbe approfondire l’indagine. Ci sono anche una serie di errori imbarazzanti, come tre firme completamente identiche. Brugnatelli fa anche notare che in molti casi sono state apposte firme sbagliate rispetto al nominativo, prova del fatto che il modulo è stato ricopiato.

Il foglio di Nuti sparito

Intanto Carmelo Miceli, avvocato e segretario provinciale del PD a Palermo, ha parlato oggi di un altro mistero a proposito della candidatura del 2012. «Quando a settembre, su sollecitazione della trasmissione ‘le Iene’, siamo venuti in possesso delle copie dei verbali di presentazione delle firme del Movimento 5 Stelle alle amministrative, abbiamo verificato che mancavano i numeri progressivi dei fogli dall’uno al 4». Insomma non si trova più, nei documenti custoditi nell’ufficio elettorale circoscrizionale di Palermo, “la dichiarazione fondamentale di presentazione della candidatura di Riccardo Nuti e della lista del M5S alle amministrative del 2012. È evaporata, scomparsa, non esiste. Parlo del primo foglio, il frontespizio, che contiene la dichiarazione di candidatura di Nuti e della lista 5Stelle a Palermo. Insomma è come se Nuti si fosse presentato alle elezioni ma non si sa chi lo ha sostenuto e con quali firme”.

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Le tre firme uguali sul modulo validato dal comune di Palermo

“Nel retro di questi verbali – ha continuato Miceli – ci sono le firme dei primi sottoscrittori. Chi possono essere questi firmatari? Ci potevano forse essere tra di essi persone che oggi sono state elette in Parlamento? Perché sono scomparse solo le prime 20 firme? Forse perché potevano essere comparate con la grafia delle successive firme? Forse il M5S può dare una mano a fare chiarezza”. “Immaginare una firma falsificata senza dolo – ha concluso Miceli – è proprio difficile da credere, così come un’eventuale sottrazione di documenti dagli uffici comunali. Dopo quello che abbiamo scoperto, abbiamo il dovere di presentare una denuncia alla magistratura. Senza fare valutazioni politiche, noi alla magistratura forniremo solo una sequenza cronologica di fatti. “Dolo? Intanto – ha aggiunto Alessia Morani – pensiamo che ci sia un atteggiamento omertoso da parte di un gruppo di persone che da anni sa che ci sono state delle irregolarità, perché sono stati gli stessi militanti M5S a denunciarlo. Noi possiamo stabilire noi se c’è stato un dolo, questo è compito della magistratura, noi parliamo di copertura di fatti gravi che possono aver falsato il corso amministrativo di una città. Vorrei che i vertici del Movimento – Ha concluso la vice capogruppo Pd – fossero trasparenti con i cittadini, dire che il movimento è parte lesa è una presa in giro”. E lui cosa dice? Su Facebook annuncia querela nei confronti di Pintagro:
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Nei commenti c’è chi è in piena crisi da ipotesi di complotto: «Se credete sia il caso di tacere fate pure ,però credo che la stampa e i media di regime non si fermeranno qui. Per questo vi chiedo di preparavi ad una difesa. Il rischio è che ci massacrano mediaticamente e che in prossimità di un appuntamento importante come il referendum sfrutteranno questa situazione». Ma la maggior parte non sembra pensarla così: «Mi meraviglia il fatto si difendano comportamenti evidentemente sbagliati, proprio noi che facciamo dell’onestà e della trasparenza i nostri ideali. Bisognerebbe fare chiarezza e chi ha sbagliato paghi. Altrimenti finiamo per essere dei piddini qualunque». C’è chi si improvvisa giudice: «Provare cosa? L’inchiesta riguarda la falsificazione delle firme, non le presunte riunioni in cui erano presenti i deputati! Quello lo ha affermato Pintagro, ma non è oggetto di indagine. È solo un affermazione lesiva dell’immagine dei destinatari. Toccherà a Pintagro provare quello che afferma per evitare una condanna per diffamazione» (Nuti era il candidato sindaco, ndr).
 

Cui prodest?

E qui torniamo al post di Grillo. Dove il capo politico del MoVimento 5 Stelle ringrazia «le Iene e le persone che hanno denunciato il fatto», e sembra proprio dare implicitamente torto invece a chi sta difendendosi con il silenzio e con le querele. E Giancarlo Cancelleri, capo dei deputati all’ARS e uomo forte dei 5 Stelle in Sicilia ribadisce le stesse parole su Facebook ricordando anche che saranno presi provvedimenti disciplinari. Mentre è impossibile non notare che questa storia scoppia proprio durante l’organizzazione delle Comunarie. Alle quali hanno chiesto di candidarsi oltre 120 e tra questi il fondatore di Addiopizzo Ugo Forello, l’attivista in difesa dei diritti gay Daniela Tomasino, i collaboratori parlamentari Adriano Varrica e Samantha Busalacchi. E, ancora, Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo, e Igor Gelarda, poliziotto e dirigente sindacale. Già all’epoca la Casaleggio aveva chiesto ai candidati di evitare dichiarazioni pubbliche, tanto per far capire il clima. L’intenzione era di proclamare il vincitore durante Italia5Stelle a Palermo, ma vari ritardi hanno portato a rimandare fino allo stop di oggi. Per quali motivi? A quanto pare c’erano molti curriculum da vagliare attentamente, visto che «Dai controlli sulle esperienze professionali inviate allo staff milanese dei pentastellati, infatti, è emersa la necessità di “approfondimenti aggiuntivi” su alcuni profili» a fronte di prime risposte giudicate non sufficienti.

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Vincenzo Pintagro, l’attivista che ha fatto i nomi degli onorevoli nel caso delle firme false a Palermo

Insomma, i 5 Stelle già stavano litigando sulle candidature. Su due nomi su tutti: uno è Ugo Forello, come ha raccontato Livesicilia, fortemente voluto dal meetup palermitano «ma che, contrariamente a quello che ci si potrebbe aspettare, non riscuote unanimi consensi. Allo staff milanese di Grillo sarebbero arrivate alcune segnalazioni su Forello, legate soprattutto alla sua attività di avvocato e legale di alcune vittime del racket, e al suo ruolo all’interno di Addiopizzo. Segnali pericolosi per il movimento, che punta molto sul voto palermitano e che portano il deputato messinese Francesco D’Uva, componente della commissione nazionale Antimafia, a esprimersi apertamente sulla questione: “La possibile candidatura di Forello non mi fa impazzire, anzi, è decisamente inopportuna – diceva tempo fa D’Uva a Livesicilia -. Non c’è bisogno di ricorrere ai nomi blasonati”». Il caso, spiega sempre Livesicilia, è la spia di una divisione tra gli attivisti locali e i parlamentari nazionali:

Non è un mistero, infatti, che l’avvicinarsi delle elezioni abbia inasprito i rapporti fra gli attivisti locali, che hanno per esempio spinto per il nome del fondatore di Addiopizzo e che vorrebbero maggiore autonomia, e i parlamentari nazionali che invece cercano di gestire in modo diretto la macchina organizzativa: una tensione che ha portato il Movimento a “commissariare” momentaneamente anche la gestione del forum, del profilo Facebook e del profilo Twitter.
Gli attivisti locali hanno addirittura scritto un documento per “denunciare” il comportamento dei portavoce, accusati di voler favorire la candidatura di Riccardo Ricciardi, marito della deputata Loredana Lupo. Veleni e scontri interni che la dicono lunga sul clima che si respira fra i grillini palermitani, a poche settimane dalla festa nazionale.

L’altra candidatura è quella di Igor Gelarda, poliziotto e presidente del CONSAP. Lui la campagna elettorale l’ha già cominciata da un pezzo su Facebook, raccontando del “degrado” di Palermo, del suo incontro con Gianroberto Casaleggio, della sua partecipazione a Italia5Stelle con tanto di foto. Insomma, un candidato che sembra sapere come toccare il cuore degli attivisti e l’orgoglio dei 5 Stelle. Un serissimo candidato alla vittoria finale.

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Igor Gelarda a Italia 5 Stelle con Nuti e Di Maio

Anche Gelarda è casualmente finito nel mirino dei suoi aspiranti colleghi in consiglio comunale:

Il suo tentativo di accreditarsi come candidato “investito” direttamente dai vertici del Movimento 5 Stelle lo ha reso inviso ai più e, in particolare, al gruppo di attivisti di Palermo che hanno visto in questo atteggiamento di Gelarda una manovra per scavalcarli e interfacciarsi direttamente con i big. Una mossa definita “scorretta” che ha offeso e preoccupato chi aveva paventato un rischio del genere scegliendo di giocare su Palermo con il “modello Roma” piuttosto che con il “modello Torino”. Ma non solo.
La maggior parte delle segnalazioni, raccolte in una specie di dossier, riguarda le sue posizioni anti-immigrazione e anti-Schengen, sostenute e caldeggiate più volte sul blog di Beppe Grillo e sui suoi profili social. Molti si chiedono, per esempio, come possano stare insieme, nella stessa lista, Igor Gelarda e Daniela Tomasino, attivista Lgbt e operatrice della Croce Rossa e da sempre al fianco dei migranti. C’è anche chi ha portato all’attenzione dello staff il tentativo di Gelarda, su un forum del Meetup, di creare una “cordata” per accaparrarsi voti in vista delle votazioni organizzando una riunione a Ballarò con potenziali votanti delle “comunarie”. Una palese violazione del regolamento.

Insomma, prima la guerra delle candidature. Poi le firme false a 5 Stelle, che obiettivamente indeboliscono il fronte parlamentare e di rimando ogni proposta politica che abbia il loro avallo. La Busalacchi, già nell’organizzazione della kermesse di Palermo e attivista da anni, data per pronta a ritirare la candidatura. E Grillo che ringrazia chi denuncia e minaccia provvedimenti disciplinari. Intanto il Partito Democratico annuncia una denuncia alla magistratura. E pensare che Riccardo Nuti che nel 2012 era candidato a sindaco di Palermo prese solo “il 4,91%“. A quelle amministrative, il Movimento 5 Stelle non superò la soglia del 5% e così non riuscì ad avere consiglieri comunali. Ma la vera partita, quella per il candidato a 5 Stelle del comune di Palermo, si gioca oggi.

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