«La cannabis non è una droga leggera»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-11-19

La lettera del neurologo Sorrentino a Veronesi

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Il neurologo Rosario Sorrentino scrive a Umberto Veronesi questa lettera aperta sulla cannabis pubblicata dal Corriere della Sera molto critica nei confronti del professore e degli effetti della cannabis, che a parere del medico sono sottostimati:

Mi auguro che questo suo modo di procedere sul tema sia soltanto una provocazione,anche se penso che su certe questioni bisognerebbe essere chiari, per non correre il rischio di essere strumentalizzati diventando così, suo malgrado, una sorta di «bandiera» dell’antiproibizionismo. Qualora però fosse realmente convinto delle sue posizioni,che la portano a considerare lo spinello una sostanza innocua, lo considererei un clamoroso autogol per la salute dei giovani e per la scienza intera. Le ricordo professore che il «bad trip», le reazioni avverse alla cannabis (come ad altre più nocive sostanze), non si concludono purtroppo in una semplice «indigestione», risolvibile in un paio di giorni,perché spesso rappresentano il triste esordio di un lungo calvario che spalanca le porte alla sofferenza e ad una delle tante forme di disagio mentale.

Il neurologo continua:

La cannabis ha da lungo tempo perso la sua innocenza e l’aggettivo qualificativo «leggera», che spesso l’accompagna, è falso e pericoloso. Vorrei invitarla nel mio studio, per farle vedere e ascoltare cosa può sprigionarsi nella mente di una persona anche dopo poche boccate dell’ «innocente» spinello. Emi creda, anche la cannabis hai suoi lati oscuri, i suoi peccati e vedere che qualcuno voglia frettolosamente sdoganarla come se fosse una semplice«tisana», mi lascia molto perplesso e spesso indignato. Mai, come negli ultimi anni,ho visto crescere e di molto, il numero degli adolescenti che si rivolgono a me proprio perché colpiti da attacchi di panico e non solo, in seguito all’uso anche occasionale di cannabis. Purtroppo gli attacchi di panico non sono una scelta,un’invenzione o un capriccio per dispiacere o fare un dispetto a qualcuno, ma un amalattia, che può segnare l’intera esistenza di chi ne soffre e la vita delle persone che gli vivono accanto.

Leggi sull’argomento: Il Corriere della Sera contro la marijuana libera

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