Sette spose per sette Di Maio: ecco a voi la democrazia diretta da Beppe Grillo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-09-19

Le barzellettarie del MoVimento 5 Stelle producono sette autorevolissimi candidati, pronti a sfidare quello che casualmente i vertici hanno scelto come candidato premier. La sfida è apertissima! Chissà come andrà?

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Nei partiti di una volta c’era il dibattito interno. Chi si sentiva parte di un progetto politico comune ma aveva differenze politiche con altri al suo interno proponeva le sue idee, si batteva per discuterne la bontà nelle discussioni, alla fine si presentava a correre per la leadership con una sua piattaforma di programma che era alternativa a quella degli altri. Se ne discuteva pubblicamente, di modo che gli altri iscritti al partito potessero decidere quali fossero le idee migliori o quelle rispondenti al proprio pensiero e infine si votava. Nel MoVimento 5 Stelle questo inutile momento di chiacchiere e distintivo non c’è più.

Sette candidati in cerca di 5 Stelle

Nel MoVimento 5 Stelle si candidano le facce. Chi ha la faccia da premier più caruccia, Di Maio o Fattori? E in base a quello si vota. Mai più noiose burocrazie che prevedono discussione interna, dibattito, democrazia. Solo facce. Quale ti piace di più? Vuoi più bene a Di Maio o a Novi? Scegli, clicca qui. Bene. Hai appena deciso chi governerà l’Italia domani. Contento? Se non ti piace, puoi sempre andartene e ciao.
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E quando le premesse sono queste non c’è da stupirsi se si presentano altri sette candidati oltre a quello designato dal padrone del partito (i gonzi in compenso si preoccupano che quel padrone, quello che ha le password, non sia più il capo politico: ahahah) che sono, tranne la senatrice Fattori, del tutto sconosciuti alla stragrande maggioranza degli iscritti, non hanno idea di cosa significhi fare il premier e infatti non presentano nemmeno un programma ma si fanno presentare sul blog del partito senza nemmeno completare la propria biografia ed entro tre giorni si faranno scegliere o non scegliere. In base a cosa?

La democrazia diretta da Grillo

Alla faccia, appunto. È la democrazia diretta da Beppe Grillo, quella che avrebbe dovuto mettere avanti i programmi alle persone (“Il candidato è il MoVimento”, diceva quella sagoma di Roberto Fico, che alla fine ha deciso di rinunciare a correre non avendo alcuna possibilità di vittoria). E invece ha finito per portare sette sfidanti sconosciuti davanti al preferito dal vertice. Chi vincerà? Un mistero, davvero. Potrebbe vincere Gianmarco Novi, ex consigliere comunale a Monza che si batte contro il signoraggio e per l’antispecismo?

Visto il suo video di presentazione, verrebbe da augurarselo per il LOL. Tommaso Ciriaco su Repubblica lo descrive come vegano, anzi fruttariano: prima di fare “all in” non mancava di postare sui social consigli per un integratore a base di mela annurca campana Igp capace di contrastare la calvizie. Ventuno ore prima della discesa in campo, domandava su Facebook: “La comicità ci salverà?”.

Adesso comunque fa sul serio, come dimostra un denso video di quattro minuti e 35 secondi con cui chiede ai fan di strapparlo alla provincia e incoronarlo presidente del Consiglio: «Sento il dovere – dice – di mettermi al servizio per cambiare le sorti del Paese». Come? Basta con le solite banche e con le opere pubbliche finanziate dal governo centrale, meglio un’unica banca di Stato di proprietà dei cittadini.
Non è tutto, perché anche sul fronte alimentare Novi apre a prospettive nuove per l’intera Penisola: «Serve l’introduzione del concetto di antispecismo, invece della visione dall’antropocentrica che permette di infliggere sofferenze ad altri esseri viventi – sostiene – Una comunità coesa comprende anche gli altri esseri viventi che vivono nel nostro pianeta». Veganesimo per tutti, veganesimo di Stato?

Sette spose per sette Di Maio

Ma perché sottovalutare le possibilità di Vincenzo Cicchetti,  imprenditore informatico che si presenta così sul blog di Grillo: «Entrata nel M5S tramite il Mettup di Rimini nel 2010, partecipazione come riempilista (ultima posizione) alle amministrative di Rimini 2011. Fondatore e propagandista nel 2011 dei meetup di Riccione e Cattolica (che nel 2016 ha eletto un sindaco M5S). Partecipazione alle elezioni amministrative di Riccione nel 2014 come candidato sindaco, 16,7% suffragi seconda forza politica in città dopo il PD e impossibilità ad andare al ballottaggio causa aggregazioni di liste concorrenti. al ballottaggio vinse poi il candidato sindaco di una coalizione composta da: FLI, FI, AN, LN e Lista Civica poi caduta per divergenze interne nel 2017».

Passi per lo slogan un po’ rude, “no al paraculismo”. Ma quella sua foto con il logo dei cinquestelle e un cacciabombardiere poco si intona con l’afflato “francescano” del Movimento. Dal profilo social si apprende anche che si ispira a un elogio della follia (di Einstein) e sogna l’emoticon mancante, quello con il faccione di Osho che declama un definitivo “ma sti cazzi”.

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Gianmarco Novi su Facebook

E ancora: Domenico Ispirato, diplomato geometra e di professione impiegato prima e direttore di lavori edilizi poi, ma nel 2014 ha cambiato vita: “per incompatibilità del ruolo con quello di Cons. di Circ.ne per il M5S tale figura ha creato “disagio” nella società con cui lavoravo e questo m’ha costretto a cambiare mia professione ed ho preso un diploma alberghiero per fare il cuoco”. Su Facebook furoreggia, fustigando chi starebbe svuotando la Costituzione: «Fate caso. Adottano la stessa natura dei vermi – scrive – Marciscono da dentro quello che di sano vediamo da fuori».

Una corsa credibilissima

E che dire di Nadia Piseddu, che tra le sue esperienze politiche sul blog di Grillo cita “Nadia, Nadia, Nadia, Nadia”, dimenticando che la formula magica di Harry Potter richiedere tre colpi e basta.
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Ma per fortuna anche lei ha un video di presentazione:

E poi? E poi ci sono Marco Zordan e Andrea Davide Frallicciardi. «Ho pubblicato costantemente il mio 730 anche se non ero obbligato afarlo, ma ne sentivo il dovere a dimostrazione del fatto di non aver mai ottenuto alcun beneficio dall’incarico che stavo svolgendo», scrive il secondo, forse pensando che le prove delle tangenti date ai grandi corrotti d’Italia fossero nel 730 ma i magistrati non ci hanno mai guardato in quanto sbadati. Zordan, ex assessore a Sarego, ricorda invece i «grandi risultati» ottenuti: «Abbiamo trovato un Comune dove le email venivano stampate e poi scansionate per essere protocollate. Tutti i documenti protocollati venivano stampati in doppia copia». Ora «fax, email si scaricano automaticamente nel protocollo; le delibere e le determine comunali sono tutte firmate digitalmente». Tocca farlo presidente del Consiglio per forza: i posti in cartoleria sono finiti.

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