La brutta fine del capitano Scafarto

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-06-27

Due nuove accuse molto gravi per il capitano del NOE: avrebbe “inventato” un incontro tra Romeo e un uomo dell’AISE e avrebbe inviato fascicoli segreti ad altri poteri di sicurezza

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Ieri il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, indagato per falso e per rivelazione di segreto d’ufficio, ha chiesto ai pubblici ministeri di Roma di trasferire l’inchiesta che lo riguarda a Napoli o a Firenze per presunte incompatibilità ambientali. Alla luce di questa istanza Scafarto, accompagnato dagli avvocati Giovanni Annunziata e Attilio Soriano, si è recato ieri a piazzale Clodio ed ha deciso di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al procuratore aggiunto Paolo Ielo e al sostituto Mario Palazzi che lo avevano convocato per un nuovo interrogatorio. Ma il problema è che la sua condizione peggiora di momento in momento. L’atto istruttorio era stato fissato dopo che a Scafarto sono stati contestati due nuovi capi di imputazione: un nuovo caso di falso su un riferimento al generale Fabrizio Farragina, ex Aisi (il servizio segreto interno), in relazione alla vicenda della presunta presenza di esponenti dei servizi durante le indagini svolte da Scafarto su Consip e la rivelazione del segreto compiuto nell’agosto 2016 e nel marzo di quest’anno verso due marescialli, due ex Noe, poi passati all’Aise e quindi ad un’altra amministrazione dello Stato.

La brutta fine del capitano Scafarto

Dalle indagini risulta che Scafarto ha certificato un incontro tra l’imprenditore Alfredo Romeo, arrestato per corruzione il primo marzo scorso, e il generale della GDF poi arrivato all’AISE Fabrizio Farragine. L’incontro però non risulta agli atti. C’è poi la rivelazione di segreto d’ufficio perché ha inviato un’informativa di febbraio a due marescialli dell’AISE mentre Romeo era ancora in carcere. Il resto lo racconta Maria Elena Vincenzi su Repubblica di oggi:

I carabinieri del nucleo investigativo hanno scoperto che lo scorso settembre il capitano Scafarto inviò due file a quegli stessi marescialli. Due documenti in cui erano riportate integralmente una serie di trascrizioni di intercettazioni e annotazioni di pedinamenti che, peraltro, non sono mai finite agli atti dell’inchiesta. I due file si chiamavano “Mancini.doc” perché l’oggetto di quella attività di indagine era Marco Mancini, oggi capo reparto del Dis, noto alle cronache sia per il suo coinvolgimento nel sequestro di Abu Omar (da cui uscì per l’opposizione del segreto di stato) sia nello scandalo Telecom-Sismi.

luigi marroni consip
L’affare CONSIP (La Repubblica, 19 giugno 2017)

La seconda di queste due mail inviate ai sottufficiali in forza all’Aise, riporta la dicitura: «Sempre per il capo». La ragionevole ipotesi è che il capo dei due marescialli possa essere uno dei due ufficiali, anch’essi transitati dal Noe all’Aise: il maggiore Pietro Rajola Pescarini o il colonnello Sergio Di Caprio, il capitano “Ultimo” del Ros che arrestò Totò Riina e che fu a lungo il vicecomandante del Noe.

In attesa di scoprire chi è il “capo” a cui si riferisce Scafarto, resta il fatto che le informative segrete sono state inviate per alimentare un conflitto interno ai servizi. Del quale adesso Scafarto sarà chiamato a rispondere. In una situazione che per lui si fa sempre più grigia.

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