Brexit: cosa cambia con la morte di Jo Cox

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-06-16

L’omicidio della deputata pro-Europa influenzerà in ogni caso la campagna elettorale per il referendum sul Leave or Remain. Anche oggi i sondaggi davano in vantaggio gli anti-Europa. Ma ora tutto può cambiare

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Il gesto di Tommy Mair, omicida della deputata laburista Jo Cox non potrà non segnare la campagna elettorale per il referendum sulla Brexit. E influire sul risultato proprio quando i sondaggi davano univocamente il Leave in vantaggio sul Remain. Gli investigatori britannici mantengono per ora il riserbo sul possibile movente dell’uccisione della deputata laburista, ha detto la funzionaria Dee Collins, capo della polizia del West Yorkshire, rifiutandosi di confermare, ma anche di smentire che l’aggressore sia stato sentito gridare “Britain first“. Collins ha comunque invitato ogni testimone a farsi avanti, mentre ha precisato che sono state recuperate “alcune armi”.

Brexit: cosa cambia con la morte di Jo Cox

Ma è inevitabile pensare che la morte di Jo Cox, deputata labour, anti-Brexit e impegnata nell’assistenza a rifugiati e migranti rimarrà nelle teste di chi andrà a votare il 23 giugno. Jayda Fransen, numero due di ‘Britain First’, partitino di estrema destra britannico nato da una costola degli ultranazionalisti del Bnp per iniziativa di un vecchio militante unionista protestante reduce dell’Ulster, si è detta “estremamente scioccata” dalle notizie secondo cui l’aggressore della deputata laburista Jo Cox avrebbe gridato proprio “Britain First” prima di sparare. “È ovvio che per ora si tratta di chiacchiere”, ha detto Fransen citata dal Guardian online, “aspettiamo le conferme”. In ogni caso ha assicurato che il suo movimento non c’entra e che “non è assolutamente il tipo di comportamento che noi giustifichiamo”. La Cox era nata nella città tessile di Batley, che ha un’importante comunità musulmana proveniente dal sud dell’Asia. Suo padre Gordon lavorava in un’azienda di dentifrici, sua madre Jean era segretaria scolastica. Si era laureata nel 1995 all’Università di Cambridge, dove aveva iniziato a interessarsi di politica. Aveva partecipato al lancio della campagna filoeuropeista Britain in Europe e aveva trascorso due anni con l’europarlamentare Glenys Kinnock a Bruxelles. Poi ha trascorso un decennio alle dipendenza dell’agenzia umanitaria Oxfam a New York, Bruxelles e in zone di guerra, come responsabile della politica e delle campagne umanitarie. Era stata la presidente nazionale dell’Organizzazione delle donne laburiste per quattro anni e aveva lavorato con la Fondazione Bill e Melinda Gates, prima di candidarsi per un seggio in parlamento.

Brexit: i sondaggi


Intanto per “rispetto” alla deputata britannica uccisa, Jo Cox, il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Christine Lagarde, ha annunciato durante la conferenza stampa stampa dell’Eurogruppo che non avrebbe risposto alle domande sulla Brexit. Anche il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha seguito la stessa linea, spiegando che non sarebbe appropriato perché anche la campagna referendaria si è bloccata. A breve riprenderà. E l’ombra di questo omicidio la caratterizzerà fino alla chiusura delle urne.

Jo Cox e i false flag

C’è anche da aggiungere che un discreto numero di gente con qualche rotella fuori posto sta dicendo che quella della morte di Jo Cox sarebbe un “false flag”, o meglio un “left wing false flag”, il che fa capire che il clima di una campagna elettorale violenta e pericolosa ha portato a discreti livelli di imbarbarimento.


E in ogni caso bisogna sottolineare che se nel Regno Unito qualcuno non si sente tanto bene, anche in Italia non è che ci facciamo mancare nulla.

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