Il bilancio del Partito Democratico in rosso di dieci milioni

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-06-15

14 milioni di euro spesi per la campagna per il referendum del 4 dicembre. 510.077 euro in non meglio specificati “collaboratori e consulenze” per un totale di uscite pari a quasi 30 milioni. La lettera inviata agli italiani all’estero – insieme a quelle spedite alle famiglie e ai volantini – è costata sette milioni di euro

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Un rosso da 9,5 milioni di euro dopo il sostanziale pareggio del 2015. E un totale di 14 milioni di euro spesi per la campagna per il referendum del 4 dicembre. Il bilancio del Partito Democratico svelato ieri dall’Huffington Post rivela una situazione piuttosto grigia, che andrà ripianata nei prossimi due anni anche se alle porte ci sono le elezioni politiche.

Il bilancio del Partito Democratico in rosso per dieci milioni

La campagna referendaria “Basta un sì” ha insomma fatto saltare i conti del partito, che è arrivato a spendere, contando anche i rendiconti dei gruppi parlamentari, la faraonica cifra di 14 milioni di euro, ovvero – notano oggi Marco Palombi e Wanda Marra sul Fatto – quattro in più delle elezioni politiche del 2013 ed erodendo le disponibilità liquide dell’anno precedente, pari a dieci milioni (ora in cassa ce ne sono 1,7).

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Il bilancio del Partito Democratico (foto da: Huffington Post)

Nel bilancio del partito firmato dal tesoriere renziano Francesco Bonifazi risultano spese per campagne elettorali nel 2016 per 11,6 milioni di euro: l’anno scorso ci sono state anche le amministrative (Roma, Milano, etc) per le quali non risultano però contributi straordinari del partito. “Basta un sì”, insomma, dovrebbe aver assorbito gli 11 milioni e mezzo delle spese elettorali dichiarate dal bilancio democratico e pure quasi tutti i 763 mila euro classificati come “manifestazioni, eventi e servizi elettorali in genere”.
I soldi che mancano per arrivare a 14 milioni li hanno messi i gruppi parlamentari: “La campagna informativa sulla Riforma costituzionale e il referendum costituzionale del 4.12.2016” è costata “1.416.384 euro”, si legge nel rendiconto dei deputati Pd. Con gli eventi sul territorio, le altre campagne di comunicazione, gli spazi informativi alla Festa nazionale dell’Unità intitolata al Sì alla riforma Boschi si arriva a circa due milioni (600mila euro dal gruppo del Senato, il resto da quello della Camera).

La lettera inviata agli italiani all’estero – insieme a quelle spedite alle famiglie e ai volantini – è costata sette milioni di euro.

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La lettera agli italiani all’estero di Matteo Renzi sul referendum (fonte)

Spendere & spandere

Scrive ancora l’Huffington Post che tra le altre voci di spesa ci sono 510.077 euro in non meglio specificati “collaboratori e consulenze” per un totale di uscite pari a quasi 30 milioni di euro (29.535.889 euro), di cui un’altra voce consistente sta nei quasi 8 milioni di costi per il personale dipendente (7.828.352euro). Un milione e 400mila euro inoltre sono il contributo “rilasciato dal Pd a favore della società partecipata Eyu srl al fine di garantire, pro quota nell’interesse di Unità srl l’erogazione del finanziamento bancario”.
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Ma il problema non è tanto l’oggi, ma il domani. Che sarà fatto di tagli ai 184 dipendenti (di cui 56 in aspettativa e 13 in distacco) che sono oggi a bilancio per 8 milioni di euro, anche perché nel futuro prossimo caleranno sicuramente i contributi parlamentari insieme al loro numero.
Foto copertina da Huffington Post

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