Beppe Grillo e la sindaca di Anguillara condannata ma ancora nel M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-10-22

Il leader del M5S firma sul Fatto un articolo severo sull’Europa e sull’Italia che non hanno il senso della giustizia, del pudore e della verità. Una piccola storia ormai dimenticata ci spiega da che pulpito venga la predica

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Beppe Grillo oggi pubblica sul Fatto Quotidiano un intervento in cui accusa l’Unione Europea di aver abolito la morale, avendo concentrato i suoi sforzi sull’economia “ingegneristica” invece che su quella “etica”. «Perché, con l’avvento della crisi, non è nata una nuova morale, è stata disciolta quella precedente. Ma perché lo abbiamo permesso, come han fatto a sedarci, ad anestetizzare il nostro senso di giustizia, pudore, verità? È curioso come lo stesso fenomeno di devitalizzazione della morale rischi di emergere adesso in Sicilia, con una proposta politica che punta a riportare in auge un vecchio attrattore sociale che puzza di mafia e di malaffare», si chiede Beppe forse portando un po’ d’acqua al suo mulino visto che nell’isola vuole sponsorizzare la sua proposta alternativa che ha come alfiere Giancarlo Cancelleri, quello che prima nega che nelle sue liste ci siano parenti e poi li “scopre” piuttosto stupefatto.

Beppe Grillo e la sindaca di Anguillara condannata ma ancora nel M5S

Ma per avere un’idea più cospicua del fatto che la morale non va sedata e il senso di giustizia non va anestetizzato basterebbe ricordare con quanta severità il MoVimento 5 Stelle fa rispettare i propri principi e per questo può permettersi di fare la morale all’Europa. Il 22 luglio scorso infatti scoppiò il caso di Sabrina Anselmo, sindaca di Anguillara con il M5S quando un plico anonimo venne recapitato in comune. Il plico, inviato al capogruppo M5S di Anguillara Antonio Fioroni, faceva riferimento a una condanna a 12 mesi nei confronti della Anselmo per calunnia, risalente al 2008 e poi condonata. A rendere nota la notizia della consegna del pacco senza mittente era stata la stessa Anselmo, denunciando che “le forze che da sempre governano il nostro Comune hanno tolto la maschera utilizzando lo strumento della macchina del fango per screditare l’operato di questa amministrazione”.
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La Anselmo è stata condannata nel 2008 con sentenza del giudice Giovanni Giorgianni: nel febbraio del 2006 aveva “denunciato falsamente lo smarrimento”, presso la locale stazione dei Carabinieri, di tre assegni, “incolpando così del reato i successivi prenditori, sapendoli innocenti”. Dopo il rinvio a giudizio, il legale della Anselmo chiese il patteggiamento, per evitare alla donna (allora estranea alla vita politica) un procedimento giudiziario non semplice da affrontare che avrebbe potuto portare a condanne penali anche superiori.

La sindaca di Anguillara e il collegio dei probiviri

E siccome questa è una storia di onestà e trasparenza, la prima cittadina di Anguillara annunciò all’epcoa che “come controprova” nei prossimi giorni avrebbe pubblicato “le foto del mio casellario giudiziale e dei carichi pendenti al fine di fare chiarezza”. In realtà la condanna, grazie al patteggiamento, è stata condonata e quindi non è menzionata nel casellario giudiziario. Quindi la “controprova” della sindaca non cancellava in alcun modo la condanna.
sabrina anselmo m5s anguillara
Inutile ricordare che all’epoca la storia andò a intrecciarsi con quella del lago di Bracciano: la sindaca di Anguillari infatti accusò in più occasioni Virginia Raggi di essersi disinteressata degli allarmi dei sindaci del territorio sui prelievi dell’ACEA. Qualche giorno dopo, puntuale come la morte, si scatenò nei suoi confronti un pogrom di grillini che ne chiedevano la testa e la insultavano per aver detto ciò che pensava. Ma questo ormai appartiene al folklore grillino.

Qualcuno ha dimenticato qualcosa?

Più cogente è invece che all’epoca il MoVimento 5 Stelle fece sapere che della vicenda era stato interessato il collegio dei probiviri, che amministra la giustizia in nome e per conto del M5S con qualche scivolone come quello in cui è incappato il caso della consigliera Cristina Grancio. Si attendevano sanzioni visto che il caso era abbastanza solare e chiaro a tutti. Tanto che la stessa Sabrina Anselmo aveva annunciato l’intenzione dei consiglieri di continuare ad amministrare la città senza dare le dimissioni anche in caso di ritiro del simbolo da parte del MoVimento 5 Stelle.

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Lo status dei consiglieri pubblicato sulla pagina di Sabrina Anselmo

Insomma, un caso simile a quelli di Quarto e Parma, ma con un finale della storia molto diverso: da allora infatti nessuno ha saputo più nulla della vicenda. È probabile che la sindaca sia stata in qualche modo “perdonata” per la dimenticanza di aver fatto notare che anche se il suo casellario giudiziario è immacolato era stata condannata in quella storia degli assegni. D’altro canto a Roma Paola Muraro e Virginia Raggi fecero la stessa cosa, negando l’indagine nei confronti dell’assessora all’ambiente di cui entrambe erano a conoscenza con l’artificio di sostenere che nessun avviso di garanzia fosse stato inviato. Piccole furbizie che dimostrano quanto sia difficile la realpolitik: cacciare un sindaco appena eletto è difficile, meglio troncare, sopire, sopire troncare e attendere che passi la nottata. E pazienza se, non comunicando nulla in merito (anche un eventuale e spiegabile perdono) il senso di giustizia, pudore e verità va un po’ ad addormentarsi. Per risvegliarlo basta prendersela con gli altri.

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