Beppe Grillo e il complotto di chi vuole più immigrati

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-09-09

Sul blog di Grillo va in scena il campionario della chiacchiera da bar: immigrati che rubano il lavoro agli italiani con la scusa di pagare le pensione agli anziani. Tanto si sa che poi si rubano anche quelle

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Beppe Grillo ieri ha pubblicato sul blog un post che accusa Repubblica di fare propaganda mediatica al fine di manipolare l’opinione degli italiani riguardo l’immigrazione. Post facile e scontato quello del Caro Guru, in fondo i grillini “sanno già” che Repubblica è un quotidiano asservito ai poteri forti e non è che si debba fare poi molto per convincerli che il giornale ora stia anche dalla parte degli immigrati contro gli interessi degli italiani. Eh sì, perché quello che l’autore del post comparso sul sacro blog vuole sostanzialmente dire è che non sono loro gli impauriti dall’invasione ad essere razzisti, perché è un dato di fatto che si arriverà – prima o poi – ad un “o no o loro”. E ovviamente Grillo urla: a noi!

Il post pubblicato ieri da Grillo contro Repubblica e i migranti (fonte: beppegrillo.it)
Il post pubblicato ieri da Grillo contro Repubblica e i migranti (fonte: beppegrillo.it)

L’ANALISI DELL’HOUSE ORGAN DEL MOVIMENTO 5 STELLE
Ad essere oggetto della “attenta analisi” è il pezzo di Marco Ricci del quale abbiamo parlato ieri su NeXt. In realtà l’analisi parola per parola si limita al titolo, davvero un lavoro di analisi approfondita. Scrive infatti Ricci, che riporta quanto detto da Bershidsky su questo pezzo pubblicato da Bloomberg che si basa sui dati di questo report della Commissione Europea sull’invecchiamento della popolazione e il rapporto con le necessità della spesa pensionistica:

Facendo un calcolo a spanne, Leonid Bershidsky, su Bloomberg , calcola che l’Europa avrebbe bisogno di 42 milioni di nuovi europei entro il 2020. Cioè domani. E di oltre 250 milioni di europei in più nel 2060. Chi li fa, tutti questi bambini?

Si tratta di proiezioni statistiche per il futuro, per cercare di delineare quale strategia mettere in campo per riuscire a sostenere l’aumentare della spesa per le pensioni a fronte di una diminuzione progressiva della forza lavoro attiva in grado di versare i contributi necessari. L’aveva scritto anche l’Economist qualche tempo fa, i rifugiati “convengono” all’Europa ma il concetto può benissimo essere esteso a tutti gli stranieri che vogliono venire da noi per lavorare e guadagnarsi da vivere onestamente. Chiunque avesse avuto la pazienza (ma soprattutto la capacità) di leggere il pezzo di Repubblica avrebbe capito dopo poche righe che il problema per il Vecchio Continente è che sta invecchiando troppo e che non ci sono sufficienti lavoratori in grado di sostenere, versando i contributi, il peso del sistema pensionistico. Oggi in Europa in media ci sono quattro persone in età di lavoro per ogni pensionato, nel 2050 ce ne saranno due. In Germania ci sono 24 milioni di pensionati contro 41 milioni di adulti, in Spagna 15 milioni di over 65 sono a carico di 24,4 milioni di lavoratori mentre in Italia 38 milioni sono in età da lavoro e 20 milioni aspettano l’assegno dell’INPS. Secondo Grillo questo non è un problema, per Grillo il problema sono e restano gli immigrati. E stiamo parlando di immigrazione regolare, di persone che pagheranno le tasse e contribuiranno alla crescita economica e sociale del Continente.

migranti salvano europa
Il rapporto tra over 65 e under 65 in Europa nel 2013 e quello previsto per il 2060 (La Repubblica, 8 settembre 2015)

 
Ma cosa ha capito l’attento autore del post sul Sacro Blog? Che gli immigrati lavorano mentre gli europei (e gli italiani no):

“Lavorano e fanno figli” è la frase d’apertura. Allude -senza parere- ad una differenza tra i migranti e i cittadini europei: i primi “lavorano”, come se i secondi non lo facessero. In realtà, oltre alla indiscutibile realtà della disoccupazione nei Paesi del Sud Europa (che porta al triste fenomeno della migrazione interna), quel “lavorano” ammicca a ciò che non si può dire: ovvero che gli immigrati sono disponibili a lavorare come schiavi dei caporali al sud e per un pugno di noccioline al nord, e soprattutto non hanno pretese su quei diritti dei lavoratori che ormai fanno parte del DNA degli europei. Insomma, lavorano e basta ed è ciò che serve al capitale.

La confusione in queste poche righe è davvero tanta: come già detto il pezzo non stabilisce alcuna differenza tra lavoratori migranti e cittadini europei. Non è scritto che gli europei non lavorano mentre gli immigrati sì. Quel “lavorano” è semmai una delle caratteristiche che rendono appetibile e quasi di vitale importanza la presenza dei migranti, non tanto perché gli italiani non lo fanno, ma perché fra qualche tempo gli italiani che lavorano non saranno in grado di pagare le pensioni di quelli che hanno smesso di farlo per sopraggiunti limiti d’età. È il blog di Grillo, non Repubblica o Bloomberg a mettere l’uno contro l’altro i lavoratori immigrati e quelli europei. Bloomberg dice che per pagare la pensione agli europei del futuro serviranno nuovi lavoratori. Non è che servono immigrati, servirebbero nuovi europei. Ma purtroppo l’indice di natalità europeo è molto basso e non è realistico pensare che gli attuali cittadini europei si mettano a figliare per “produrre” quaranta milioni di bambini nei prossimi cinque anni. Non resta quindi che rivolgersi al contributo che può dare l’immigrazione regolare. Non è un problema di politiche che non permettono ai giovani di mettere su famiglia, come sostiene Grillo (o chi per lui). Scrive Leonid Bershidsky:

There’s no way to organically increase the EU’s population so as to get an extra 42 million people by 2020, let alone 257 million by 2060: You can’t force people to make more babies. Increased immigration is therefore Europe’s only salvation from an approaching fiscal disaster

Ed ecco infatti spiegato il secondo punto “controverso” del titolo di Repubblica: gli immigrati fanno figli. Di nuovo, non è una lotta nella quale immigrati ed europei sono su due fronti contrapposti. È un’opportunità economica per l’Europa di evitare il tracollo fiscale nei prossimi cinquant’anni. È una battaglia in cui lavoratori europei ed immigrati (logicamente regolari) sono sulla stessa barca. Per chi non ci crede basta leggere cosa ho scritto qui riguardo alle intenzioni britanniche di cacciare i cittadini europei che lavorano in Regno Unito e dei rischi per il sistema del Welfare inglese.

Quanti giovani serviranno per sostenere il peso del sistema pensionistico? (fonte: Bloombergview.com)
Quanti giovani serviranno per sostenere il peso del sistema pensionistico? (fonte: Bloombergview.com)

 
PIL FOR DUMMIES CHE RESTANO TALI
Ma aspettate, perché è dopo che Grillo (o il suo staff, o Davide Casaleggio) dà il meglio di sé:

proseguendo nell’esame di questo interessantissimo titolo, troviamo il “PIL dei migranti”. Ovviamente ci si riferisce al PIL eventualmente prodotto da questi, che sarebbe “una risorsa per finanziare l’Europa”. La frase non ha senso alcuno: i migranti non si presentano portandosi il PIL da casa, né consentono in alcun modo di aumentare un PIL che potrebbe essere ugualmente aumentato assumendo personale locale. Questa frase, del tutto assurda, sembra intendere che in Europa ci sia una carenza di forza lavoro e solo importandola si potrà aumentare la produzione. Sarebbe bello sapere cosa pensano i milioni di disoccupati europei di tali farneticanti asserzioni: probabilmente si sentono un filino presi per il culo.

Da fuq did i just read? Per poter esasperare la narrativa dei migranti che rubano il lavoro agli europei disoccupati si compie qui un capolavoro di idiozia. Per salvare il PIL europeo non basterà assumere “personale locale” perché, come già detto non ci sarà sufficiente manodopera per finanziare il sistema pensionistico. In questo senso il PIL prodotto dai lavoratori immigrati (regolari) finanzierà l’europa. L’alternativa è avere almeno un paio di generazioni di europei costrette a lavorare fino alla morte naturale pagando contributi esorbitanti. Sicuramente per Grillo che l’età per andare in pensione l’ha già raggiunta è una condizione preferibile. Ma per gli altri? Naturalmente anche il riferimento alle pensioni per Grillo è uno spauracchio. Prima si aggrediscono i lavoratori dicendo che c’è qualcun altro che verrà a lavorare assieme a te, poi si spaventano gli anziani dicendo che o così o niente pensioni:

Per salvare le nostre pensioni”: qui la propaganda si fa sfacciata, coinvolgendo quella parte dell’opinione pubblica più indifesa alle manipolazioni. E cioè i pensionati, a cui si comunica che le pensioni sarebbero “da salvare” da chissà quale incombente pericolo, per renderli così disponibili a qualsiasi soluzione. Soluzione rappresentata appunto dai migranti, anzi per l’esattezza da “250 milioni di rifugiati”: l’apoteosi del ridicolo.

Il “chissà quale incombente pericolo” è il tracollo dei conti pubblici, ma per Grillo si sa il default non è mai stato un problema. Perché con una crescita demografica pari a zero sicuramente non c’è alcun rischio che chi inizia oggi a lavorare e versare i contributi possa non avere la pensione fra quarant’anni. In fondo gli immigrati già contribuiscono al bilancio del paese come fa notare la Fondazione Leone Moressa che ha “scoperto” che gli immigrati danno molto al nostro paese, in termini di tasse e contribuiti versati con un attivo di 3.9 miliardi di euro:

I contribuenti immigrati rappresentano oggi l’8,6% del totale e dichiarano 45,6 miliardi di euro. In testa ci sono i romeni (con oltre 6,4 miliardi), seguiti da albanesi (3,2), svizzeri(2,8) e marocchini(2,4). Le donne sono meno della metà: 43,9%(rispetto al 48% delle italiane), visto la presenza di molte straniere inattive. Per alcune nazionalità dell’Est Europa, impiegate prevalentemente come colf e badanti, si raggiungono invece percentuali ben più alte: è il caso dell’Ucraina (le donne contribuenti sono il 75,9%) e della Moldavia (60,7%). Non è tutto. Nonostante la crisi, i redditi dichiarati dai nati all’estero sono aumentati dell’1,8% nell’ultimo anno. Il record di crescita? Quello dei cinesi (più 8%) e moldavi (più 7,3%).

Ed è quello che scrive anche Ricci nel pezzo tanto criticato quando spiega che gli immigrati non rubano i posti di lavoro agli italiani, anzi:

Oggi, la percentuale degli italiani che lavora e porta a casa soldi è pari al 67 per cento della popolazione. Fra chi è venuto qui dall’Asia o dall’Africa, la percentuale è del 72 per cento. Perché ha tolto il posto di lavoro a un italiano? Non parrebbe. Secondo l’Ocse – l’organizzazione che raccoglie i paesi ricchi del mondo – circa il 15 per cento dei posti di lavoro nei settori ad alto sviluppo è stato occupato da un immigrato. In altre parole, dove la concorrenza per il posto è forte, c’è un immigrato ogni 6-7 lavoratori. Nei settori in declino, invece, incontrare un immigrato è quasi due volte più facile: oltre un addetto su quattro non è nato in Italia. Detto più semplicemente, gli immigrati tendono ad occupare i posti di lavoro che chi è nato in Occidente preferisce abbandonare.

LA BUFALA DEL PIANO DELL’ONU
Come se non bastasse Grillo tira fuori anche la bufala del piano elaborato dall’ONU già spiegata da Guido Iodice su NeXt che fa tanto piano Kalergi 2.0

D’altronde, è un progetto dell’ONU che risale a qualche anno fa: l’Europa dovrà accogliere centinaia di milioni di persone come “immigrazione di rimpiazzo” (definizione ONU) per fronteggiare il calo delle nascite.
Per i governi, evidentemente, sovrappopolazione e disoccupazione non sono più un problema: e dove ce n’è per 350 milioni, ne dovrà bastare per 600. La stampa, come sempre, ottempera…

Ma davvero l’ONU “prevede” uno scenario del genere per l’Italia? Neppure per idea. Basta infatti leggere lo studio (qui gli scenari per l’Italia) per accorgersi che tra gli scenari c’è anche il seguente:

Scenario II, which is the medium variant with zero migration, assumes that fertility and mortality will change according to the medium variant projections of the United Nations 1998 Revision, but that
there will be no migration into Italy will occur after 1995.

Tradotto per chi ha poca dimestichezza con l’inglese: lo scenario II assume che “non ci sarà immigrazione in Italia” dopo il 1995. Ma lo studio è del 2001, come abbiamo detto. Che significa? Perché l’ONU fa dei conti su uno scenario già superato da 6 anni al momento della pubblicazione? Significa semplicemente che gli scenari riportati non sono previsioni, ma solo esercizi aritmetici per scoprire “cosa succederebbe se” o “cosa sarebbe successo se”.
Insomma, l’ONU non teorizza e non prevede nessuna “invasione” di 150 milioni di immigrati, semplicemente fa dei calcoli per vedere cosa produce il modello matematico sotto diversi input.
Ora so cosa direte voi, l’articolo non tiene conto del costo sociale di avere degli immigrati in Europa, soprattutto per quanto riguarda la delinquenza. È vero, gli immigrati, anche quelli regolari, delinquono (anche se ci sono studi che sostengono che gli immigrati delinquono meno) ma non gli immigrati regolari di più degli italiani. Il fenomeno è difficile da analizzare ma a quanto pare non c’è alcun riscontro oggettivo riguardo l’affermazione che gli stranieri sono tutti delinquenti. Diversa è la situazione rispetto agli immigrati clandestini, che hanno un “tasso di devianza” maggiore. Ma anche lì bisognerebbe andare ad analizzare chi sono i clandestini, ci sono ovviamente quelli che arrivano al solo scopo di delinquere ma una buona parte della popolazione degli immigrati clandestini è composta da persone ridotte in schiavitù come ad esempio le prostitute, i lavoratori i nero nei campi e nei laboratori clandestini. Persone che spesso sono vittime di violenze e vessazioni.

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