ATAC: perché oggi la metro a Roma non funziona?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-11-14

Misteriosi inconvenienti tecnici. Treni che sono “in numero inferiore a quanto programmato” e non bastano a far viaggiare tutti i passeggeri. Il sospetto dell’ennesimo sciopero bianco e i primi contrasti tra M5S e dipendenti Atac. Una storia avvincente che però si gioca sulla pelle dei romani

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Chissà cosa intende ATAC per “inconveniente tecnico” o per “numero di treni circolanti inferiori al programmato”. Intanto che ce lo chiediamo è un altro giorno di passione per i romani e soprattutto per gli utenti dell’azienda pubblica dei trasporti (non ancora) in concordato preventivo. Corse della Metro in ritardo con attese di oltre venti minuti hanno lasciato molti viaggiatori ad aspettare sulle banchine un treno che non arrivava mai. Oggi però non era stato indetto nessuno sciopero, quello c’è stato venerdì scorso, e il servizio avrebbe dovuto essere regolare. Ma anche quando il convoglio finalmente arriva non è detto che si riesca a salire, perché quelli rimasti a terra sono tanti, troppi.

Ma che cosa vuol dire “inconveniente tecnico”?

I mezzi invece, soprattutto nella Metro B, sono pochi. Lo scrive la stessa ATAC  sul sito dove parla “numero di treni circolanti inferiori al programmato“. Ci sarebbero quindi meno treni rispetto al previsto ed è questa la ragione del ritardo. Ma come è possibile che sulle linee della Metro di Roma ci sia in circolazione un numero di treni “inferiore al programmato” anche se non è in corso nessuno sciopero e nessuna agitazione sindacale? È curioso che – per motivi ignoti – questa mattina un numero rilevante di treni non abbia potuto lasciare i depositi. In questi giorni sta succedendo sempre più spesso.
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Altrove, come ad esempio per la tratta ferroviara della Roma-Lido sono stati registrati “forti ritardi” a causa “di un inconveniente tecnico ad un treno” in Stazione Colombo. Il mistero rimane. Tutti sanno che Atac è un’azienda disastrata sull’orlo del collasso. Ma è davvero possibile una cosa del genere?
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Sul fatto che sia possibile non c’è alcun dubbio visto che è successa già altre volte. Ma è quando si cerca il “perché” che la situazione si fa interessante. Perché – ad esempio – secondo un dossier riservato di Atac che si riferiva al settembre scorso – i responsabili del drastico calo delle corse sulla Metro B erano proprio alcuni macchinisti. Un calo non indifferente visto che tra il 23 e il 29 settembre si è arrivati alla soppressione di 966 corse su 4152 programmate.
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Nel documento si parla di “un’azione mirata” di macchinisti e dipendenti per denunciare guasti dei mezzi in realtà inesistenti allo scopo di sabotare le metro. Il documento ha portato all’apertura di 67 procedimenti disciplinari contro lo “sciopero bianco” di alcuni dipendenti che sarebbero arrabbiati per l’annuncio della tolleranza zero sul controllo dei badge, i tesserini elettronici di riconoscimento da timbrare all’entrata e all’uscita dal servizio. Di nuovo: non è una novità: nel 2015 altri macchinisti vennero sospesi per uno “sciopero bianco” mentre nel giugno scorso ci furono sospetti anche sui guasti agli autobus.

Ma perché c’è lo sciopero bianco in ATAC?

La municipalizzata dei trasporti romani non se la sta passando bene. Per evitare il fallimento il Comune ha avviato la procedura di concordato preventivo. Procedura che ha comportato – tra le altre cose – un piano che prevede più ore di lavoro settimanali. Una proposta che non è piaciuta ai sindacati di categoria (sono undici le sigle sindacali riconosciute dei lavoratori Atac) e ovviamente ai lavoratori. A complicare le cose ci si mette, come è tradizione di ATAC, la politica. Solo che da un anno e mezzo a questa parta la politica che conta a Roma è quella del MoVimento 5 Stelle. E molti nel M5S hanno beneficiato dell’appoggio (e dei voti) di autisti, tranvieri e dipendenti dell’azienda.
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Fino a ieri il M5S ha ricambiato, con affetto, il sostegno ricevuto da molti dipendenti Atac. Il Presidente della Commissione capitolina trasporti, Enrico Stefàno, è entrato spesso in contrasto con il management. L’ultima volta contro l’ex Dg Bruno Rota. Anche il predecessore di Rota, Mario Rettighieri, ebbe a che ridire con l’assessora ai trasporti Linda Meleo denunciandone le ingerenze nella gestione aziendale del personale in quello che agli occhi dei sindacati era apparso come un commissariamento di ATAC e del suo DG.
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La situazione politico-sindacale negli ultimi tempi si è complicata. Perché se da una parte l’amministrazione comunale e Atac hanno incassato il sì del sindacato “grillino” Cambiamenti M410 al piano di concordato con continuità dall’altra Stefàno si è messo di traverso alla richiesta di riconoscimento del sindacato della pasionaria Micaela Quintavalle. La Quintavalle è l’autista Atac famosa per aver inviato un messaggio WhatsApp dove invitava i colleghi a votare M5S e segnatamente per Marcello De Vito. Ed infatti la mozione era stata presentata proprio dal Presidente dell’Assemblea Capitolina assieme ai colleghi Sara Seccia e Paolo Ferrara.

Enrico Stefàno a contatto con la realtà

Il problema si complica perché i tre appartengono all’ala “lombardiana” del M5S. Ovvero a quella che fa riferimento alla deputata Roberta Lombardi, candidata alla Presidenza di Regione Lazio alle prossime amministrative. E non è un mistero che la Lombardi abbia avuto più di un attrito con la sindaca Virginia Raggi e di conseguenza con i suoi consiglieri e gli assessori di riferimento.
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Succede quindi che le mutate condizioni politiche interne alla maggioranza (e la necessità di salvare l’azienda facendo proprio quello che il M5S all’inizio non voleva fare) abbiano messo Stefàno in rotta con i dipendenti ATAC, che si sentono improvvisamente scaricati. E così Stefàno scrive su Facebook un lungo post nel quale sostanzialmente annuncia di non voler essere più “portavoce”:

È avvenuto infatti in questi giorni, ed è molto grave, che mie conversazioni ed email private con i lavoratori Atac (art. 616 Codice Penale) siano state “screenshottate” e diffuse in maniera indiscriminata attraverso whatsapp. Allo stesso modo è stato diffuso il mio numero di telefono con allegata una locandina in cui indico un fantomatico referendum sul concordato. Ancor più grave è infine che l’esito di alcuni incontri sia stato riportato e diffuso in maniera distorta e non rispondente al vero, affermando addirittura che si sarebbe auspicata una adesione pesante allo sciopero di venerdì scorso cosi che la parte politica fosse potuta intervenire sul redigendo piano industriale. Nulla di più lontano dalla realtà.

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Atac in questi giorni sta lavorando ad un piano industriale e, giusto o sbagliato che sia, il confronto è con l’Azienda e nelle sedi aziendali deve avvenire. Quindi, in primis per garantire la mia persona, mi troverò costretto a non rispondere più ad alcun tipo di messaggio, in qualunque forma, a me indirizzato dai dipendenti Atac. Non posso correre il rischio che potenzialmente ogni mia frase o parola sia, tra l’altro estromettendola dal contesto, strumentalizzata o distorta.

Insomma, il servizio è allo sbando – anche quello di superficie registra indisponibilità di vetture mentre qualche tempo fa si parlava di sciopero bianco anche per la Metro A – mentre la politica litiga con i lavoratori e i loro rappresentanti, tra cui qualcuno che anche in passato ha minacciato scioperi bianchi. Perché oggi la metro a Roma non funziona? A causa del combinato disposto di tutte queste cause. Nessuna esclusa.
Foto copertina via Twitter

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