Armando Bartolazzi, il “ministro” della Salute M5S che non sa quali sono i vaccini obbligatori

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-03-01

Luigi Di Maio, tenendo fede alla visione seriale (nel senso di serie televisiva) della politica che si è impadronita del MoVimento 5 Stelle ha annunciato oggi altri “ministri” del MoVimento 5 Stelle. In attesa del cliffhanger di fine stagione, che andrà in onda a social unificati lunedì prossimo, il Capo Politico del M5S ha “nominato” il …

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Luigi Di Maio, tenendo fede alla visione seriale (nel senso di serie televisiva) della politica che si è impadronita del MoVimento 5 Stelle ha annunciato oggi altri “ministri” del MoVimento 5 Stelle. In attesa del cliffhanger di fine stagione, che andrà in onda a social unificati lunedì prossimo, il Capo Politico del M5S ha “nominato” il prossimo ministro della Salute. Sarà Armando Bartolazzi: «è uno scienziato, l’ho apprezzato perché continua ad operare in Ospedale, al Sant’Andrea di Roma, ha scoperto un’innovazione assoluta nella diagnosi della tiroide ma soprattutto è uno di quelli che si sporca le mani, non sta lì a teorizzare».

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Luigi Di Maio con Armando Bartolazzi

L’esordio di Bartolazzi, oncologo e patologo che vanta 67 pubblicazioni scientifiche tra 1987 e 2010, è avvenuto questa mattina a L’Aria che tira (in televisione ovviamente). Come tutti sanno il MoVimento 5 Stelle ha una posizione chiara, anzi chiarissima su certi temi. Ad esempio sulle vaccinazioni obbligatorie. Ed è per questo che Myrta Merlino ha chiesto subito al “ministro” Bartolazzi cosa ne pensa dei vaccini e delle vaccinazioni obbligatorie.

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La risposta di Bartolazzi lascia esterrefatti per la qualità del cerchiobottismo che racchiude (e per una buona dose di ignoranza). Bartolazzi ha risposto alla domanda della Merlino dicendo che «in tempi non sospetti in questo Paese, parliamo di decine di anni fa, abbiamo sconfitto la poliomielite, abbiamo sconfitto il vaiolo con una semplice campagna di informazione, i vaccini sono importanti, è chiaro che si tratta di come si spiegano queste cose. Va corretto il modo di propinare questi strumenti». In questa fantastica riscrittura della realtà che sta operando il MoVimento 5 Stelle da cinque anni a questa parte probabilmente non avevamo mai sentito una balla così clamorosa.

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Il documento per l’obbligo della vaccinazione antivaiolosa, 1996 [via Wikipedia.org]

Possiamo infatti stare qui a discutere su quale sia l’approccio migliore per aumentare la copertura vaccinale, oggi nel 2018, tra quello fondato sull’obbligatorietà e quello basato sulla raccomandazione. Ma non possiamo pensare di cambiare la storia, ovvero di fingere che il vaiolo sia stato debellato grazie allo stesso approccio che – che coincidenza – il M5S vuole proporre oggi. In Italia, l’obbligo di vaccinazione è stato introdotto con la legge di riforma sanitaria del Regno d’Italia n. 5849 del 1888 (legge Crispi-Pagliani) che prevedeva la somministrazione del vaccino antivaiolo per tutti i nuovi nati. L’obbligo è stato sospeso in Italia nel 1977 e definitivamente abrogato nel 1981 per il semplice motivo che l’anno prima – nel 1980 – l’Organizzazione mondiale della sanità aveva dichiarato ufficialmente eradicata la malattia.

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Per la cronaca – e per fare un po’ di storia – il Regno Unito fu il primo paese che rese obbligatoria l’antivaiolosa con i Vaccitation Act del 1840, 1841 e 1853. In Regno Unito l’obbligo venne però abolito nel 1898. Anche per quanto la vaccinazione antipoliomielitica è stata istituita “decine di anni fa”. Precisamente con la legge n. 51 del 1966, che non è mai stata abrogata. Checché ne dica Bartolazzi quindi la polio e il vaiolo non sono stati sconfitti “grazie alla raccomandazione” o alla “buona informazione” ma grazie ai vaccini obbligatori. Vale la pena di ricordare che anche altre vaccinazioni sono state rese obbligatorie per legge “decine di anni fa” quella per la difterite con la legge n. 891 del 1939 mentre quella per il tetano con la legge n. 292 del 1963 e la legge n. 419 del 1968. I 5 Stelle ci hanno fatto una testa così con la storia della ministra non laureata ma alla prima uscita pubblica il loro “ministro” della Salute dimostra di non sapere i fondamentali della legislazione in materia di salute pubblica.

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