La sottosegretaria che aveva assunto il nipote

Angela D'Onghia ha dato le dimissioni dalla carica al ministero dell'Istruzione. Con un retroscena in ballo

Giovedì scorso Angela D’Onghia, ha rassegnato le dimissioni da sottosegretaria al Miur, in polemica con la ministra Valeria Fedeli e con l’ex ministra Stefania Giannini sulla mancata riforma del sistema degli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale, rimasta inattuata per 17 anni. Oggi Repubblica racconta un retroscena che potrebbe spiegare perché la senatrice pugliese eletta nella lista Monti abbia deciso di lasciare il suo posto:



Insieme a lei lascia il ministero anche suo nipote. «È il nipote di mio marito, è vero, ma la legge non me lo impedisce». Stefano Paciello ricopriva l’incarico di capo di segreteria della senatrice pugliese. Laurea in economia e commercio, 40 anni, alle spalle anche esperienze di lavoro nei Comuni di Monopoli e Noci (paese di residenza dell’ex sottosegretaria).
Nel dicembre del 2015 è arrivata la chiamata a Roma da parte della stessa D’Onghia. L’incarico è quello di capo della segreteria nell’ufficio di sua zia al Miur. Nel primo anno percepisce uno stipendio di 72mila euro lordi. Poi, da gennaio di quest’anno, il compenso sale a 85mila euro lordi. Resta in carica fino alla scadenza del mandato governativo di D’Onghia, come del resto è scritto anche negli elenchi degli incarichi ministeriali. Contattato al telefono, Paciello nega ogni rapporto di parentela. Ci pensa però sua zia a raccontare come stanno le cose: «Voglio precisare che non si tratta di un nipote in linea diretta, è un nipote acquisito — spiega la senatrice eletta in Parlamento nel 2013 in Puglia nella lista “Con Monti per l’Italia — la legge non prevede l’assunzione per i nipoti diretti».


Per Angela D’Onghia c’era un motivo preciso per aver chiamato il nipote al ministero, che risale a due anni dopo il suo arrivo: «Sono spariti all’improvviso dei documenti negli uffici. Per questo ho deciso di chiamare a Roma una persona di cui sapevo di potermi fidare». In ogni caso con le dimissioni è tutto chiuso.