Anche Israele vuole aiutare Salvini a casa sua

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-11-11

L’ambasciata d’Israele dà parere negativo alla visita del leader del Carroccio a Gerusalemme. C’entrano i rapporti con Casapound o quelli con Putin?

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Dopo la Nigeria, che gli ha rifiutato il visto costringendolo a scoprire l’esistenza del Marocco, anche Israele congela la missione che il leader del Carroccio aveva pianificato per queste settimane a Gerusalemme, con l’obiettivo di incontrare imprenditori ma soprattutto esponenti della destra israeliana. Della storia parla oggi Carmelo Lopapa su Repubblica:

Una doccia fredda per l’eurodeputato, che scalpita per accreditarsi oltre confine, dopo che anche la Nigeria il 29 settembre scorso aveva negato il visto di accesso per un viaggio di quattro giorni. Salvini ne aveva fatto un caso politico. Con Israele le cose sono andate diversamente. Tutto si è consumato (finora) nella massima discrezione, anche perché il disco rosso di Israele assume tutto un altro peso. L’ambasciata a Roma che fa capo a Naor Gilon ha fatto sapere in via ufficiosa come la missione venga considerata politicamente inopportuna alla luce delle posizioni che il capo leghista ha assunto sulle politiche per l’immigrazione, ma anche per le alleanze “estreme” strette in Europa. Il tandem con la destra populista e con venature razziste di Marine Le Pen non è considerata la migliore credenziale per presentarsi a Gerusalemme. Per di più, lo stop è stato notificato qualche giorno prima della manifestazione di Piazza Maggiore a Bologna.

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Secondo quanto scrive il giornale il rifiuto sarebbe legato alla presenza di Casapound in piazza a Bologna. Ma, come sappiamo, il gruppo di Iannone alla fine aveva declinato l’invito proprio a causa di Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, che avrebbero snaturato il senso della manifestazione secondo i fascisti del Terzo Millennio. Più facile che a incidere sulla scelta siano state le tante dichiarazioni d’amore nei confronti di Vladimir Putin. Che potrebbe incidere negativamente anche nella programmata visita del leader del Carroccio negli Stati Uniti:

A cancellare Gerusalemme invece il leader leghista non si rassegna. Tanto più che nell’aprile scorso il governatore leghista lombardo (e avversario interno) Roberto Maroni è stato ricevuto in veste istituzionale. Una beffa. E così, stando a quanto trapela dallo staff, Salvini è intenzionato a «forzare» in qualche modo il veto informale. Come? L’idea è quella di un viaggio in veste privata, da compiere a breve e da trasformare poi in occasione per incontri e appuntamenti. Una furbata che però rischia di deteriorare ancor più i rapporti già problematici. A Ferragosto l’annuncio solenne del segretario del Carroccio: «In autunno parto con un tour in Nigeria, Russia, Israele e Stati Uniti». Sul paese africano («Vogliamo andare a mettere le mani là dove il problema immigrazione nasce») si sa come è andata a finire.
Ma poi aveva spiegato all’Huffington Post: «Israele e Usa sono due snodi fondamentali, intendo incontrare Avigdor Lieberman (leader della destra di Israel Beytenu, OES) e spiegare di persona perché nel 2016 la Lega può andare al governo». Ma al momento, l’unico al quale può tornare a spiegarlo è l’amico Vladimir Putin. Ieri mattina l’ambasciatore israeliano Naor Gilon ha ricevuto a Roma Silvio Berlusconi, per un confronto sul Medioriente e sui rischi terrorismo, ma anche per ringraziarlo per il sostegno di questi anni allo Stato di Israele. Solo un passaggio sulla situazione politica italiana ma nessun cenno, sembra, al caso Salvini.

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