Amedeo Mancini e la storia della legittima difesa

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-07-10

L’avvocato del fermano è attestato sulla tesi della legittima difesa: Mancini avrebbe sì insultato la compagna di Emmanuel chiamandola “scimmia africana”, ma poi si sarebbe limitato a reagire ai colpi del nigeriano e della donna. Ma la procura non ci crede: ecco perché

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Il giorno dopo l’autopsia sul profugo nigeriano ammazzato a Fermo la battaglia legale si infiamma. L’avvocato di Amedeo Mancini, Francesco De Minicis è attestato sulla tesi della legittima difesa: Mancini avrebbe sì insultato la compagna di Emmanuel chiamandola “scimmia africana“, ma poi si sarebbe limitato a reagire ai colpi del nigeriano e della donna, sferrando al migrante un solo pugno tra la mandibola e il labbro inferiore, forte ma non fortissimo, tanto da lasciare la dentatura intatta. Ieri si era parlato di una linea di frattura al cranio, di un’abrasione al polso e un ematoma a un polpaccio, quadro compatibile con reati che vanno dalla legittima difesa all’omicidio preterintenzionale.

Amedeo Mancini e la storia della legittima difesa

Nell’articolo di Giuliano Foschini su Repubblica si raccontano molte questioni interessanti riguardo la storia. La prima è una dichiarazione virgolettata di Amedeo Mancini, che sembra abbastanza significativa: «Sì, li ho insultati perché erano di colore ma pensavano stessero rubando una macchina. Sono fascista? Non sono politicizzato, sono un po’ di destra, un po’ di sinistra, ma i fascisti hanno fatto delle cose buone come le bonifiche. Non volevo ammazzarlo, ma è lui, con l’amico e la moglie che è venuto contro di me. Io ho solo reagito». Mancini, come spesso càpita, tira fuori uno dei grandi classici del “Mussolini ha fatto anche cose buone” (di solito sono i treni arrivati in orario o l’Agro pontino: ha scelto la seconda), come spesso fa chi in effetti è un nostalgico del Ventennio. E a sentire la frase viene in mente la battuta di Benigni:

Ma dico, se neanche di Mussolini si può parlar male,ma che deve fare uno perché si possa parlarne male? Deve stuprare le capre in via Frattina? Che deve fare? Dice “ha fatto delle cose buone”, certamente: anche Adolf Hitler o Stalin un ponte, una strada l’avranno fatta. Anche il Mostro di Firenze l’avrà detto “Buongiorno” a qualcuno qualche volta. Dire che Mussolini ha fatto delle cose buone è come se un idraulico venisse in casa nostra e ci facesse un impianto perfetto ma nel frattempo: ci sventra il cane, ci stupra il nonno, ci uccide la madre… e noi giustamente ci incazziamo, ma lui ci risponde che ha fatto delle cose buone.

Ma la parte più interessante dell’articolo di Repubblica è il racconto di un altro testimone, che evidentemente diverge da quello degli altri (se non altro perché racconta l’inizio della rissa, a differenza di Pisana Bacchetti che è arrivata a rissa già iniziata) a dispetto delle cronache che si basavano sulle versioni avvocatesche e che raccontavano di tre, quattro testimonianze perfettamente concordanti:

C’è poi anche un secondo particolare: secondo un altro testimone, e anche in parte secondo quanto ha raccontato Mancini, la prima a reagire sarebbe stata Chinyery che, ascoltato l’insulto, avrebbe raggiunto Mancini colpendolo con una scarpa. L’uomo avrebbe reagito strattonandola. E poi è arrivato Emmanuel.
«Il corpo mortale — scrive però la Procura — è stato inferto soltanto quando quest’ultimo si stava allontanando dal luogo della colluttazione manifestando con tale gesto di aver posto alla lite e abbassando la guardia», tanto che avrebbe lasciato anche il segnale stradale con il quale aveva colpito Mancini. «In quel momento però — scrive ancora la Procura — Emmanuel veniva raggiunto e aggredito», per poi morire.

Ecco quindi dov’è la base dello scontro. L’argomento della legittima difesa è contestabile perché nel momento in cui Mancini ha colpito Namdi l’altro si stava allontanando dopo aver colpito il fermano; quindi non c’era, da parte di quest’ultimo, la necessità di difendersi da alcunché, secondo la procura.

Amedeo Mancini e la maglietta degli Zetazeroalfa

E poi c’è la foto tratta dal fascicolo difensivo del 39/enne fermano sottoposto a fermo per omicidio preterintenzionale aggravato da motivi razziali, di cui abbiamo parlato ieri: documenta i drammatici momenti subito dopo la colluttazione tra i due, che ha portato il giovane rifugiato nigeriano prima in coma all’ospedale, e poi alla morte. La fotografia, mostrata ieri durante i servizi sulla vicenda del Tg1 e di La7, è questa:

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La fotografia di Amedeo Mancini con la maglietta degli Zetazeroalfa

L’immagine della canotta non è chiara ma è facile ritrovarne una identica nella pagina Facebook degli Zetazeroalfa; fa parte del merchandising della band. Gli Zetazeroalfa sono un gruppo musicale romano, band ufficiale del centro sociale di destra denominato CasaPound. Il cantante, Gianluca Iannone, è presidente dell’associazione, mentre gli altri componenti del gruppo sono dirigenti e militanti. “Ma il mio assistito – dice l’avvocato Francesco De Minicis – ha sempre sostenuto di non avere simpatie di destra e di non sapere che quella band avesse quella collocazione politica“.
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Leggi sull’argomento: La storia di Amedeo Mancini «comunista»

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