Aldo Grandi: il giornalista che augura un «male incurabile» a Laura Boldrini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-07-27

Il direttore della Gazzetta di Lucca augura un tumore alla Presidente della Camera che ci sta facendo invadere dai migranti.

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Aldo Grandi è il direttore responsabile della Gazzetta di Lucca. L’anno scorso Grandi era finito al centro delle polemiche perché aveva scritto che Matteo Renzi – all’epoca ancora Presidente del Consiglio – era un «ex boy-scout traditore da mettere al muro e fucilare nella schiena».
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In quell’occasione Grandi si era difeso parlando di “una provocazione” e che si trattava di una frase “metaforica” perché la fucilazione “non esiste più”. Qualche anno prima, nel 2013, Grandi – che il Presidente della Toscana Enrico Rossi non ha esitato a definire giornalista fascistissimo – aveva ricevuto la solidarietà di Forza Nuova (pubblicata anche sul sito) in seguito ad un esposto all’Ordine dei giornalisti da parte dell’Associazione Carta di Roma che lo accusava di istigazione all’odio razziale, per aver usato ripetutamente la parola “clandestino” e aver pubblicato un comunicato stampa di Forza Nuova dal titolo: “Se sei anziano e italiano crepi, se immigrato e clandestino ti curano gratis”.
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In un editoriale dal titolo “Laura Boldrini un male incurabile” questa volta Grandi se la prende con la presidente della Camera. Colpevole, a suo dire, “di aver fatto entrare cani e porci con la conseguenza che, ormai, ovunque regnano degrado e anarchia”. Laura Boldrini ha distrutto “la nostra identità nazionale, culturale, storica, religiosa, financo sessuale”. Ed è proprio la Presidente della Camera alla guida di quei politici che “ci hanno fatto invadere da milioni di persone con altre culture, religioni, usanze, abitudini, costumi che non soltanto non vogliono integrarsi, ma che, se possibile, vorrebbero (dis)integrarci e lo hanno fatto senza nemmeno chiederci il permesso”. Ovviamente non c’è nessuna invasione e non sono arrivati “milioni di persone”. Ma sono dettagli. A quanto pare però Grandi ha imparato la lezione dell’anno scorso e non incita alla violenza contro la Boldrini. Preferisce augurarle un male incurabile

Noi, di fronte a questo tradimento, dovremmo, forse, ricorrere alla violenza? No. Assolutamente. Ci resta, a noi che siamo seguaci di una religione che cerca nel destino le tracce di speranza per guardare con ottimismo al futuro, solo una speranza: pregare e pregare con tanta intensità da sperare di poter riuscire, prima o poi – meglio prima che poi – a far sì che Laura Boldrini venga colpita da un male incurabile, di quei mali che non ti chiedono il permesso quando vogliono entrarti dentro, di quei mali che, al pari dell’arroganza del Potere, non si peritano di chiedere scusa se provocano sofferenze, dolori, devastazioni, stravolgimenti sociali, di quei mali che quando scelgono di partire, non hanno bisogno di alcuna autorizzazione per sbarcare le proprie cellule malate nei disordinati porti della nostra esistenza: né più né meno di come, adesso, ognuno fa il comodo suo scendendo e sbarcando in tutte quelle città d’Italia dove non c’è un cane che sia lì a testimoniare la sovranità e il rispetto di questo popolo al quale noi e soltanto noi – non la classe politica che ci governa – ha il diritto di sentirsi parte integrante.

Un tumore insomma, uno di quelli che provocano sofferenze, dolori e devastazioni. E proprio ad un tumore Grandi paragona non solo la Boldrini ma anche tutti i migranti e i rifugiati che sono arrivati nel nostro Paese. Grandi ne ha anche per Sergio Mattarella, che definisce un “presidente della Repubblica inutile, inetto, incapace, piazzato lì da Matteo Renzi e, ovviamente, a lui riconoscente”.
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Per difendersi Grandi ha postato sul suo profilo il commento di un amico vicino ad ambienti neofascisti nel quale si spiega che ha totalmente ragione. Perché – si legge – i migranti che arrivano in Italia ” ono solo clandestini fuoriusciti dalle galere libiche dopo la morte di Gheddafi” e non sono i veri “poveri africani”. Peccato che nelle galere libiche di Gheddafi, che in realtà bisognerebbe avere il coraggio di chiamare campi di concentramento  (ma è chiaro il pudore di alcuni a farlo) dove il Colonnello rinchiudeva i disperati che arrivavano in Libia per impedire che venissero in Europa. Queste persone, trattate in condizioni disumane, venivano usate dalla buonanima del dittatore libico come arma per ricattare l’Italia. Senza dimenticare che tra coloro che arrivano ci sono molte persone che hanno diritto all’asilo politico e molti bambini. Anche loro detenuti nei campi assieme alle loro madri (che venivano stuprate). Chiaramente tutti pericolosissimi criminali.

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