Al referendum sulle riforme si vota in due giorni?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-05-16

Il governo pensa a un decreto per le amministrative e la consultazione. Con l’obiettivo di favorire il sì

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Alle elezioni amministrative di giugno e al referendum sulle riforme si voterà per due giorni. Per allungare a lunedì 6 servirebbe infatti un nuovo decreto che il governo dovrebbe fare dopo quello con il quale ha indetto la consultazione per il 5 giugno, e nel governo c’è chi, come Angelino Alfano, spinge per questa decisione. Il ragionamento sotteso è molto semplice: aumentare il numero dei votanti alle amministrative e al referendum è possibile soltanto dando un giorno in più di possibilità di voto: era questa la motivazione che spingeva i referendari a chiedere lo stesso provvedimento per la consultazione sulle trivelle (oltre all’accorpamento alle elezioni amministrative), ma il governo ha sempre risposto picche. Ma proprio i precedenti e la scarsa affluenza per le trivelle stanno spingendo il governo a riflettere. Perché, spiega il Messaggero dopo aver ascoltato i sondaggisti, votare aumenterebbe i partecipanti al voto delle amministrative:

«Non si tratta di una rivoluzione», ricorda Enzo Risso, direttore scientifico di Swg, «ma un ritorno al passato visto che tranne per europee e referendum, si è sempre votato in due giorni.E questo tendenzialmente facilita la partecipazione perché consente anche a chi è andato a fare il weekend fuori, di poter esprimere il proprio voto». Un maggior tempo che, per Risso, «agevola il voto del ceto medio in un momento in cui c’è tanta astensione offrendo uno strumento per tutti che resta neutrale rispetto agli schieramenti politici». Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research,mette in evidenza che senza questa decisione, il rischio astensione sarebbe ancora più alto visto che «il voto viene dopo il ponte del 2 giugno. Per questo mi sembra una buona idea permettere di far votare quell’elettorato che non va a votare se il voto coincide con il suo spazio temporale personale». Quanto alla possibilità di favorire qualche area, anche Ghisleri è convinta che «pur non avendo ancora dati, mi sembra che aiuti la partecipazione trasversalmente». Per Alessandro Amadori, vicepresidente dell’Istituto Piepoli, «che votare il lunedì condizioni il risultato mi sembra una parola grossa, ma non si può escludere che possa contribuire in qualche modo al risultato. E può aiutare il Pd a reggere l’eventuale ondata pentastellata, anche se ultimamente questa ha perso un po’ di spinta. Bisogna considerare che il primo giorno vanno a votare i mobilitati e quindi sono favoriti i partiti che hanno una base e tra questi, una parte del Pd, sicuramente M5s e poi le formazioni più di nicchia di sinistra e destra.

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Il referendum sulle riforme nei sondaggi IPSOS – Corriere della Sera

Ma, e questo è decisivo, aumenterebbe anche i sì al referendum sulle riforme:

Secondo Amadori infatti, «il lunedì può cambiare l’esito del referendum. Se partiamo dagli ultimi sondaggi che danno in leggero vantaggio il no e aggiungiamo lo stesso principio che vanno a votare prima i mobilitati, che in questo caso sono quelli motivati dal fatto di poter mandare a casa Renzi,è chiaro che con un giorno in più viene maggiormente coinvolto il voto non politicizzato. E questo elettore non va a votare ma se vota è per il sì». Noto divide gli elettori del referendum in tre tipi: «Quelli che vanno a votare e votano no, quelli che vanno a votare e votano sì, e quelli che sono meno interessati ma se vanno votano sì. E siccome il giorno in più aiuta questi ultimi, il maggior tempo a disposizione può influire sul risultato finale». Ad ogni modo, aggiunge Ghisleri, «il fatto di allungare il tempo favorisce la partecipazione di tutti e toglie l’alibi del non voto di cui tanto ci si lamenta». Bisogna ricordare, conclude Risso, «che questo referendum non ha bisogno di quorum e l’allungamento costituisce uno strumento per allargare la partecipazioni ed è comunque utile visto che finora ci si è lamentati per l’alta astensione».

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