Il silenzio dei complottisti su Xylella ed EFSA

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-03-31

L’Agenzia europea per la sicurezza alimentare conferma in via sperimentale che il batterio Xylella Fastidiosa è la causa del CoDiRO. E improvvisamente i complottisti non sanno più cosa dire. È la fine della grande cospirazioni di scienziati e multinazionali?

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L’Agenzia per la Sicurezza Alimentare (EFSA) ha pubblicato ieri una nota riguardante uno studio condotto sul batterio Xylella Fastidiosa e sulla correlazione con il Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO) che affligge gli uliveti salentini. La questione non è per nulla marginale dal momento che la disputa sulla genesi della malattia che colpisce gli uliveti pugliesi è stata alla base dell’ordinanza emessa dal Procuratore di Lecce Cataldo Motta che ha fatto sequestrare gli ulivi che – secondo il piano stilato dal Commissario Silletti – avrebbero dovuto essere abbattuti per contenere la diffusione della malattia trasmessa dal batterio e propagata tramite la sputacchina media (Philaenus spumarius). Ebbene, secondo l’EFSA è proprio il batterio della Xylella la causa principale del CoDiRO.
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La Xylella Fastidiosa è la causa del CoDiRO

I risultati dello studio, frutto di due anni di indagini condotte in laboratorio e sul campo in Puglia sulle piante ospiti del batterio, confermano quello che già si sospettava dal 2013 e come spiega il capo dell’unità EFSA “Salute animale e vegetale” Giuseppe Stancanelli:

il ceppo CoDiRO di X. fastidiosa provoca il deperimento dell’olivo. Si tratta di un importante passo avanti, in quanto potremo valutare con precisione il rischio che un’epidemia si diffonda dalla Puglia solo se colmeremo le lacune nelle conoscenze sulla gamma di piante ospiti e sull’epidemiologia del ceppo pugliese

La ricerca conferma anche che la sputacchina è il principale vettore di trasmissione del batterio. Le piante nelle quali è stato inoculato il batterio hanno presentato gli stessi sintomi di quelle affette da CoDiRO e i ricercatori hanno riscontrato che alcune cultivar (Coratina, Leccino e Frantoio) risultano essere più resistenti rispetto alla Leccina di Nardò che è la varietà di ulivo maggiormente presente nella zona infetta:

The overall data obtained from artificial inoculations  are in agreement with the data gathered in the field: (i) olives appear to be highly susceptible to infections caused by isolates of the subspecies pauca, and in particular to the strain CoDiRO; (ii) olive cultivars display a differential response to X. fastidiosa infection, multiplication and movement; (iii) upon systemic infections, symptoms similar to those observed in the affected field (desiccation and dieback) were observed on inoculated olive plants; (iv) amongst the cultivars tested, Cellina di Nardò clearly resulted as the most susceptible to the CoDiRO strain.

È stato infine rilevato che il ceppo di Xylella Fastidiosa subspecie Pauca denominato ST53 (proveniente dalla Costa Rica) è direttamente connesso al complesso del disseccamento rapido dell’ulivo. Uno studio pubblicato a inizio marzo sull’European Journal of Plant Pathology confermava come questo ceppo l’unico presente in Puglia (a dispetto della storia dei nove ceppi diversi raccontata dalla Procura nella famosa ordinanza). Gli studi sul campo nella zona contaminata hanno anche contribuito a dimostrare la propagazione dell’infezione dando una possibile spiegazione al fatto che il batterio proceda “a salti” (cosa considerata da molti estremamente sospetta). Ulteriori esperimenti hanno dimostrato che la sputacchina può trasmettere il batterio non solo all’olivo ma anche all’oleandro e alla poligala a foglia di mirto. Non sono state invece contagiate (né dalla sputacchina né in seguito all’inoculazione del batterio)  altre piante come agrumi, vite o leccio. Fermo restando che saranno necessarie ulteriori analisi (sia sul campo che in laboratorio) per seguire il decorso dell’infezione nel tempo Stancanelli conferma che «i risultati di questo progetto riducono in modo significativo le incertezze che circondano i rischi collegati al ceppo CoDiRO della X. fastidiosa per il territorio dell’UE e contribuiranno a pianificare le ricerche future». Il che significa che sono state accumulate ulteriori evidenze scientifiche che dimostrano come alla base dell’epidemia che ha colpito gli uliveti salentini ci sia un batterio: la Xylella Fastidiosa.

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Le pagine 40 e 41 dell’Ordinanza dei PM leccesi

 

Cosa resta dell’ordinanza dei PM di Lecce?

Cadono quindi due dei teoremi principali sui quali si fonda l’ordinanza di sequestro degli ulivi pugliesi infetti per “salvarli” dall’abbattimento: non ci sono nove ceppi di Xylella ma solo uno e il rapporto tra Xylella e CoDiRO sembra essere stato – ancora una volta – scientificamente dimostrato. La confusa ordinanza di Cataldo Motta infatti sostiene da un lato che fossero stati i ricercatori dell’Università di Bari, dell’Istituto agronomico del Mediterraneo (Iam) di Valenzano e il Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione in Agricoltura Basile Caramia, (con la complicità di Monsanto, di una società il cui nome “è lo specchio di Xylella“, e dell’Accademia dei Georgofili) i principali responsabili dell’introduzione del batterio della Xylella Fastidiosa in Italia. Dall’altro invece nega che sia la Xylella la vera causa dell’epidemia perché il batterio sarebbe presente – in nove ceppi diversi – in Puglia da diversi anni senza causare alcun danno. Sì avete letto bene si accusano i ricercatori pugliesi di aver introdotto in Puglia un batterio che però, sempre secondo la stessa accusa, non è sarebbe la causa della malattia che ha colpito gli uliveti salentini. In base a queste “prove” nel dicembre 2015 è stato bloccato il piano degli abbattimenti (l’unica strada utile oggi conosciuta per arrestare la diffusione dell’infezione). Una scelta detta anche dal fatto che la Procura di Lecce ha recepito una dichiarazione dell’eurodeputata M5S Rosa D’Amato nella quale la pentastellata sosteneva che il massimo esperto di Xylella avesse detto che abbattere le piante era una misura completamente inutile per combattere il complesso del disseccamento rapido dell’ulivo. Affermazione che non solo Alexander Purcell non ha mai fatto (sarebbe stato sufficiente guardare il video del suo intervento) ma che ha addirittura smentito in un’intervista concessa a Italia Unita per la Scienza. Alla luce delle nuove evidenze scientifiche ci si chiede che cosa rimane in piedi dell’impianto dell’ordinanza e se la sospensione del Piano Silletti sia da considerarsi ancora una cosa utile per gli ulivi salentini.

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Elena Fattori in lotta contro la scienza

Il silenzio degli “esperti” di complotti

Colpisce in queste ore il silenzio di coloro che in questi mesi hanno gridato al complotto additando come causa dell’epidemia degli ulivi le multinazionali, la scienza impazzita e gli inesistenti olivi OGM israeliani. Stiamo parlando ovviamente di Sabina Guzzanti e di Fernando Blasi aka Nando Popu il quale si limita semplicemente a linkare questo pezzo di Leccecronaca dove si continua a dare adito alle solite teorie del complotto quali ad esempio la sostituzione degli ulivi monumentali con la varietà brevettata dai ricercatori autori dello studio. Nell’articolo si fa riferimento alla mancanza della pubblicazione dei test di patogenicità che invece sono stati pubblicati qui (a pagina 18) dimostrando in realtà di aver letto solo il comunicato stampa di EFSA.

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“Ma la scienza no” TITOLO DELL’ANNO

Tace Rosa D’Amato, impegnata probabilmente in altre battaglie. Si fa solo timidamente sentire la Senatrice Elena Fattori con un commentolasciato in un post di Italia Unita per la Scienza. E il Fatto Quotidiano che tanto spazio aveva dato in passato alle teorie complottiste della Procura di Lecce, dà un colpo al cerchio e uno alla botte con questo articolo dove dà conto dei risultati della ricerca EFSA dicendo che prima di questo studio non si aveva nessuna prova scientifica del rapporto di causa ed effetto tra batterio e infezione (che è una balla). Un atto dovuto? Nel frattempo l’emergenza fitosanitaria continua, e vogliamo scommettere che la colpa sarà sempre degli scienziati che non sono riusciti a trovare una cura e hanno cincischiato a trovare le prove per dimostrare allaggente che avevano ragione loro? Peccato che a queste persone nessuno potrà andare a chiedere conto dei danni derivanti dall’aver fermato il piano di contenimento dell’emergenza.

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