Virginia Raggi sul tetto e le cimici in Campidoglio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-12-23

Ricordate la foto della sindaca sul tetto con Romeo? In quello stesso periodo qualcuno avrebbe avvertito Marra che c’erano intercettazioni in corso. E la notizia sarebbe stata veicolata fino alla sindaca

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Vi ricordate la fotografia di Virginia Raggi con Salvatore Romeo sul tetto del Campidoglio, immortalata da Frederico De Carvalho, un giornalista e scrittore portoghese? All’epoca si fecero molte ipotesi su cosa si dicessero i due di così interessante e si ipotizzò che parlavano delle nomine in Giunta. Oggi il Corriere della Sera e il Messaggero ipotizzano però che la sindaca fosse sul tetto perché c’era qualcosa che scottava: qualcuno aveva avvertito Raffaele Marra che c’erano delle cimici in Campidoglio e lui lo aveva riferito alla sindaca che aveva quindi deciso di andare sul tetto per avere… un po’ di privacy.

Virginia Raggi sul tetto e le cimici in Campidoglio

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera racconta: nel settembre scorso viene captato un colloquio negli uffici di Sergio Scarpellini in cui il costruttore parla del suo rapporto con Marra e del famoso prestito per comprare la casa dell’Enasarco: «In quello stesso periodo qualcuno avrebbe avvertito Marra che c’erano intercettazioni in corso. E la notizia sarebbe stata veicolata fino alla sindaca. Sono i giorni segnati dalle polemiche per il ruolo dell’assessore all’Ambiente Paola Muraro e per le dimissioni degli altri assessori. Le indiscrezioni provenienti dal Comune danno per scontato che qualcuno tra i componenti della giunta possa finire sotto inchiesta». Romeo spiegò successivamente che lui e la sindaca erano sul tetto per «una pausa per mangiare un panino all’ora di pranzo e godere una vista spettacolare».

Proprio in quel periodo le «pressioni» interne al Movimento 5 Stelle perché Raggi cambiasse i componenti del suo staff sono fortissime. E nelle telefonate coperte da omissis ci sarebbe conferma del ruolo di chiave di Marra per far sì che nessuno fosse spostato, ma anzi per mantenere intatto il proprio potere. La sindaca ha negato di essere stata ricattata, come invece sostengono alcuni testimoni dell’inchiesta e in particolare l’ex
capo dell’avvocatura capitolina Rodolfo Murra.
Ma i pochi brogliacci di telefonate resi noti già bastano a dimostrare la determinazione dello stesso Marra a muovere tutte le pedine disponibili, anche condizionando Raggi. Nella relazione trasmessa all’Anac la sindaca prima sostiene di aver deciso «in totale autonomia» spiegando che Raffaele Marra ha dato solo «mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte». Ma è un tentativo maldestro di negare il conflitto d’interesse visto che subito dopo ammette che c’è stata una «istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente», quindi l’ufficio del Personale diretto proprio da Marra.

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Virginia Raggi, l’abuso d’ufficio e il falso ideologico

La Raggi ha fatto sapere che è pronta ad andare in procura e potrebbe essere convocata all’inizio del 2017. Tra le tante domande a cui dovrà rispondere ci sarà anche quella sulle cimici. Racconta infatti Cristiana Mangano sul Messaggero:

Il sospetto di chi indaga – infatti – è che qualcuno possa aver avvertito l’ex vicecapo di gabinetto che erano in corso intercettazioni ambientali, e che lui a quel punto lo abbia riferito alla Raggi. La conferma indiretta arriva dalle precauzioni che la stessa sindaca ha adottato in qualche circostanza, come quella di andare a parlare sul tetto del Comune con il fidatissimo Romeo, per evitare ”ascolti“ che forse avrebbero potuto creare qualche imbarazzo. Ma non è tutto, perché i pm potrebbero decidere di contestarle anche il reato di falso ideologico.
E le ragioni sono nella condotta tenuta riguardo alla nomina di Renato Marra, ed evidenziata dall’Anac. Raggi è caduta in una palese contraddizione. Da una parte, infatti, ci sono le dichiarazioni in cui dice di aver fatto tutto da sola riguardo all’incarico di responsabile dell’ufficio turismo, e di averlo fatto, «in totale autonomia», mentre Raffaele Marra avrebbe dato solo «mera pedissequa esecuzione delle determinazioni da me assunte». Dall’altra c’è l’ordinanza con cui è stato conferito l’incarico che fa esplicito riferimento alla «istruttoria svolta dalle strutture competenti ai sensi della disciplina vigente». Quindi un’istruttoria c’è stata. La sindaca non ha fatto tutto da sola. Anzi: «Si deve ritenere – ha concluso l’Anticorruzione – che l’atto di nomina sia stato accompagnato da una attività istruttoria, svolta in particolare dall’ufficio organizzazione e risorse umane di Roma Capitale diretto da Raffaele Marra».

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