«La procura di Roma pronta a iscrivere Virginia Raggi nel registro degli indagati»

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-07-13

La Stampa torna sulla storia degli incarichi alla ASL di Civitavecchia. L’ipotesi di reato è «Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico»

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La scorsa settimana La Stampa aveva pubblicato un articolo in cui annunciava che l’Anticorruzione aveva spedito una segnalazione in procura su Virginia Raggi e gli incarichi alla ASL di Civitavecchia; la notizia era poi stata smentita dall’ANAC e dalla Procura. Oggi il quotidiano torinese ritorna sulla questione, difendendo in primo luogo l’articolo della settimana scorsa (e dicendo che Cantone “stava per inviare” e non che aveva già inviato…) e poi sostenendo che la segnalazione dell’ANAC è arrivata a destinazione:

Negli uffici della Procura di Roma, guidata da Giuseppe Pignatone, che aprirà un fascicolo nel quale il nome della prima cittadina figurerà come indagata. L’ipotesi di reato formulata sarebbe, secondo quanto filtra da Piazzale Clodio, quella contemplata dall’articolo 483 del codice penale: «Falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico». Pena massima prevista 2 anni di reclusione. I magistrati puntano a chiudere l’inchiesta, qualunque dovesse essere l’esito (archiviazione o richiesta di rinvio a giudizio), in tempi rapidi.
Per evitare che lo scontato clamore delle indagini nei confronti della prima carica istituzionale della Capitale possa condizionare, oltre ragionevoli termini di durata, l’azione della nuova Giunta capitolina alle prese con la delicatissima situazione della città. A cominciare dall’emergenza rifiuti.

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La storia è uscita poco prima della fine della campagna elettorale, anche se era stata già raccontata nel libro di Marco Lillo “I nuovi re di Roma” in uscita all’inizio di maggio. Era anche uscito che un secondo incarico alla Raggi fosse stato dato dalla funzionaria Gigliola Tessaroli, madre dell’onorevole grillina Marta Grande. La procura aveva aperto un fascicolo dopo un esposto dell’ANLEP, associazione vicina al Partito Democratico. Una curiosità: il reato è lo stesso ipotizzato nell’intervista rilasciata da Alfonso Sabella all’HP che è costata al magistrato l’apertura di un fascicolo al CSM.

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