Virginia Raggi dice sì all'appello di Sorrentino

di dipocheparole

Pubblicato il 2016-11-20

«Ho letto con molto interesse l’intervista di Sorrentino a Il Messaggero: lo chiamerò per ascoltarlo. Il suo linguaggio non è differente dal nostro». Così Virginia Raggi fa sapere di avere intenzione di rispondere al regista che ieri aveva fatto un appello alla sindaca per l’Esquilino e per la città di Roma dove «mancanza di manutenzione …

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«Ho letto con molto interesse l’intervista di Sorrentino a Il Messaggero: lo chiamerò per ascoltarlo. Il suo linguaggio non è differente dal nostro». Così Virginia Raggi fa sapere di avere intenzione di rispondere al regista che ieri aveva fatto un appello alla sindaca per l’Esquilino e per la città di Roma dove «mancanza di manutenzione ordinaria, insicurezza, piccola criminalità, assenza di un tessuto commerciale costringono i residenti a vivere in un degrado quotidiano».
paolo sorrentino virginia raggi
Partendo dall’Esquilino, dove vive, Sorrentino osservava: “piazza Vittorio è una delle piazze più belle d’Italia, ma manca tutto. C’è un problema a monte, quelli che stanno adesso al governo della città che dicono di essere tanto bravi, anche se per me non lo sono, non si stanno ancora muovendo”. Non si tratta di una critica alla sindaca Virginia Raggi, sottolineava il regista: “non mi va di fare alcuna polemica, la mia non è una protesta, voglio essere costruttivo. Anzi, invito la sindaca qui, in questo quartiere, le potrei fare da Cicerone. I nuovi amministratori che vengono dal basso, dovrebbero ascoltare i cittadini, le associazioni, chi ha progetti per Roma”. Con l’elezione del M5s al Campidoglio, notava Sorrentino, “non è cambiato nulla. Anzi è peggiorato, se l’osservatorio è l’Esquilino. Non vedo un’impronta della nuova amministrazione, c’è una strana forma di continuità nell’assenza di progetto, nonostante le differenze politiche con il passato”. Riguardo al dialogo tra Campidoglio e cittadini, il regista conclude: “Almeno l’amministrazione precedente ascoltava, ricevevano, ora mi sembra di no: vista la storia del M5s che nasce dalla condivisione dal basso questo atteggiamento sembra paradossale”.
 

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