Una buona ragione per accogliere i rifugiati

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-09-02

Ce la dice l’Economist: i rifugiati sono una risorsa per l’Europa e non un peso, il problema è farlo capire ai politici

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L’attuale visione dell’immigrazione è che sia un’emergenza, non tanto per loro (i migranti) quanto per noi che, secondo alcuni politici, ci troviamo a dover fronteggiare un’invasione. Per definizione un’emergenza non è una situazione piacevole e quindi anche i cosiddetti “buonisti” sono in difficoltà di fronte al fenomeno e magari si chiedono se finirà mai e se c’è qualche “rimedio” in grado di aiutare i disperati che si trascinano verso i nostri confini. Una buona idea, ce la propone un pezzo dell’Economist dal titolo Let them in and let them earn.
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UNA BUONA RAGIONE PER ACCOGLIERE I RIFUGIATI
A dover essere accolti, secondo l’Economist sono coloro che hanno diritto d’asilo, si tratta ed esempio di quei cittadini siriani che fuggono dagli orrori delle violenze dell’ISIS. Violenze che l’Occidente e l’Europa condannano fermamente definendole atti barbarici. Poi però, alla prova dei fatti, cosa fa l’Unione Europea per salvare quelle persone in fuga? Poco o niente se si vanno a guardare i dati che riportano il numero di richieste d’asilo accolte e le si rapporta al numero totale di rifugiati. In Europa sono arrivati 270.000 richiedenti asilo e ci sono paesi, molto più poveri di noi, come il Libano che ne accolgono milioni. L’Europa ha quindi il dovere morale di fare di più per salvare le vite di chi scappa dalla guerra e dalle persecuzioni. È l’unico modo per far capire che l’Unione Europea è radicalmente diversa dallo Stato Islamico.

fonte: ecre.org via Facebook.com
fonte: ecre.org via Facebook.com

Ma, come spiega l’Economist, non si tratta solo di una questione etica, c’è anche una convenienza economica nello spalancare le braccia ai rifugiati. Perché non è vero che gli immigrati commettono più crimini (lo dimostra un famoso studio condotto in California sulle prime e sulle seconde generazioni di immigrati) e questo, al di là dei drammatici fatti di cronaca che vengono strumentalizzati da certi politici, è una cosa che i cittadini della casa comune europea dovrebbero sapere. Non è nemmeno vero che “ci rubano il lavoro”, un po’ perché spesso si adattano a fare i lavoro che gli europei non vogliono o non sanno più fare, un po’ perché si tratta di persone preparate ed istruite che saprebbero rivitalizzare il Vecchio Continente con nuove idee e nuove prospettive.
 
I CONTI E LE RIMESSE
E se pensate che questa sia una lettura “di sinistra” e “buonista” questo fatto è confermato anche dal Giornale (rilanciato prontamente da Salvini) in un pezzo in cui dice che dal momento che molti migranti sono colti e benestanti non possono essere rifugiati. La lettura che il quotidiano ne dà è che dal momento che sono “ricchi” (almeno secondo gli standard dei loro paesi d’origine) non si può parlare di rifugiati, ma questo è falso, un rifugiato non lo è in base al censo ma in virtù di un “fondato timore” di essere in pericolo di vita a causa di guerre e persecuzioni religiose o etniche. Inoltre il fatto che “siano di buona famiglia” è semmai una ragione in più per dubitare di un’eventuale volontà di venire in Europa per rubare e saccheggiare il paese. Senza dimenticare il fatto che gli immigrati già contribuiscono al bilancio del paese come fa notare la Fondazione Leone Moressa che ha “scoperto” che gli immigrati danno molto al nostro paese, in termini di tasse e contribuiti versati con un attivo di 3.9 miliardi di euro:

I contribuenti immigrati rappresentano oggi l’8,6% del totale e dichiarano 45,6 miliardi di euro. In testa ci sono i romeni (con oltre 6,4 miliardi), seguiti da albanesi (3,2), svizzeri(2,8) e marocchini(2,4). Le donne sono meno della metà: 43,9%(rispetto al 48% delle italiane), visto la presenza di molte straniere inattive. Per alcune nazionalità dell’Est Europa, impiegate prevalentemente come colf e badanti, si raggiungono invece percentuali ben più alte: è il caso dell’Ucraina (le donne contribuenti sono il 75,9%) e della Moldavia (60,7%). Non è tutto. Nonostante la crisi, i redditi dichiarati dai nati all’estero sono aumentati dell’1,8% nell’ultimo anno. Il record di crescita? Quello dei cinesi (più 8%) e moldavi (più 7,3%).

C’è quindi un vantaggio per tutti nel dimostrarsi disponibili all’accoglienza, il che non vuol dire non fare controlli su chi entra ma semplicemente essere consapevoli che le persone che vogliono venire ad abitare in Europa per la maggior parte non hanno cattive intenzioni e, se venisse data loro una possibilità, potrebbero fare crescere l’Unione Europea. Certo questo è difficile da capire e fa parte di una mentalità più simile a quella statunitense (la terra della seconda possibilità) che di quella Europea dove le colpe e i crimini degli antenati ci perseguitano per secoli.

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