Un paese di santi, poeti, giovani disoccupati

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-09-30

Il tasso di senza lavoro si è attestato all’11,9%, in calo per il secondo mese consecutivo e ai livelli minimi dal febbraio del 2013. Però l’incremento è dovuto per quasi il 60% all’aumento dei contratti a termine. Intanto aumenta la disoccupazione giovanile sul mese

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La solita fanfara ha accompagnato oggi i dati sull’occupazione ad agosto forniti dall’Istat. Concluso il concerto si possono guardare meglio i dati. Ricordando da subito che la dichiarazione di Renzi (“In un anno 325mila posti di lavoro in più, effetto Jobs Act”) presume che il Jobs Act fosse già in vigore ad agosto invece che a gennaio 2015, come il premier dovrebbe sapere. A parte le sciocchezze su Twitter, i dati sono positivi: il tasso di senza lavoro si è attestato all’11,9%, in calo per il secondo mese consecutivo e ai livelli minimi dal febbraio del 2013. Secondo i dati provvisori dell’Istat, la flessione è di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 0,7 punti rispetto ad agosto 2014.
 

Un paese di santi, poeti, giovani disoccupati

Nei dodici mesi la disoccupazione diminuisce del 5%. Da segnalare però che l’incremento è dovuto per quasi il 60% all’aumento dei contratti a termine, e visto il mese non poteva essere altrimenti. C’è però un aumento della disoccupazione giovanile, il cui tasso sale di 0,3 punti per attestarsi al 40,7%. La stima degli occupati 15-24enni aumenta dello 0,8% rispetto a luglio (+7 mila). Sempre su base mensile, il tasso di occupazione giovanile, pari al 15,5%, cresce di 0,1 punti percentuali. La stima del numero di giovani disoccupati aumenta rispetto al mese precedente (+2,1%, pari a +13 mila). E questo invece è l’esatto contrario di ciò che ci si aspetterebbe in un mese come agosto. Vediamo il dettaglio: «Dopo la crescita di giugno (+0,1%) e di luglio (+0,3%), ad agosto 2015 la stima degli occupati cresce ancora dello 0,3% (+69 mila). Tale crescita è determinata dall’aumento dei lavoratori alle dipendenze (+70 mila), in prevalenza a termine (+45 mila). Il tasso di occupazione aumenta di 0,2 punti percentuali, arrivando al 56,5%. Su base annua l’occupazione cresce dell’1,5% (+325 mila persone occupate) e il tasso di occupazione di 0,9 punti». La tabella dell’Istat sugli occupati per posizione professionale e carattere dell’occupazione mostra chiaramente il maggior incremento dei dipendenti a termine (di colore rosso) rispetto ai dipendenti permanenti, ovvero quelli indicati con il colore grigio: l’utilizzo di questo contratto, dopo il picco di aprile-giugno, è in calo da due trimestri consecutivi.

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Fonte: Istat, 30 settembre 2015

I numeri su occupazione e disoccupazione giovanile

I numeri su occupazione e disoccupazione giovanile ci dicono che nei tre mesi e nel rapporto anno su anno sono in calo rispettivamente dello 0,6 e del 2,3%, e questo dimostra che per una volta invece quello che ha detto Matteo Renzi al Tg3 poco fa è sensato, a parte il riferimento a leggi che un anno fa non erano in vigore: «i dati sono comunque in discesa. Si può fare meglio ma l’elemento chiave è che il Jobs act funziona». Se però l’effetto di una misura che prevede una decontribuzione del 30 per cento per tre anni continua ad essere così modesto, bisognerà davvero trovare un modo per fare meglio.
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“Gli andamenti sull’occupazione, se si stabilizzeranno, sono certamente un dato confortante, ma comunque appaiono contenuti visti i considerevoli incentivi previsti in legge di stabilità per le assunzioni 2015, che hanno avuto un effetto incrementale ma bisogna vedere quanto duraturo”, ha detto oggi la segretaria confederale della Cgil, Serena Sorrentino. “Il dato poi relativo alla disoccupazione giovanile – aggiunge Sorrentino – indica scarsa propensione dell’impresa ad investire sul futuro. Se il governo vuole dare un segnale vero che questa è #lavoltabuona e che l’#italiariparte metta in legge di stabilità incentivi sull’occupazione aggiuntiva per le imprese che investono, vincolandoli all’innovazione e prevedendo la loro restituzione in caso di licenziamento di quel lavoratore prima dei tre anni”.

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