Un nuovo taglio alla spesa pubblica per il governo Renzi?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-15

Sanità e pubblica amministrazione: un nuovo taglio alla spesa pubblica sarebbe in preparazione da parte del governo Renzi per quadrare i conti dopo che l’Istat ha corretto al ribasso le stime sull’incremento del PIL nel 2015. Insomma, se fosse necessario, come pare, trovare 2-4 miliardi si interverrebbe solo sulla spesa pubblica. Un ”mostro“da 800 miliardi …

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Sanità e pubblica amministrazione: un nuovo taglio alla spesa pubblica sarebbe in preparazione da parte del governo Renzi per quadrare i conti dopo che l’Istat ha corretto al ribasso le stime sull’incremento del PIL nel 2015.

Insomma, se fosse necessario, come pare, trovare 2-4 miliardi si interverrebbe solo sulla spesa pubblica. Un ”mostro“da 800 miliardi appena scheggiato dalla legge di Stabilità che ha ridotto le uscite per 5,8 miliardi a fronte dei quasi 10 miliardi che erano entrati nel mirino del governo. Ecco, l’occasione della manovrina bis sarebbe ghiotta per riaprire il cantiere della Spending review che, al momento, ha prodotto risultati deludenti rispetto alle aspettative. In prima battuta,il bisturi si dirigerebbe sulla sanità. Con l’obiettivo di intensificare l’opera di razionalizzazione e riduzione degli sprechi. La manovra 2016 ha contenuto la spesa di 2,3 miliardi aumentando di un miliardo la dotazione in favore delle Regioni.Ebbene nel governo sono convinti che sia possibile predisporre una cura dimagrante ben più robusta attaccando con maggiore vigore i centri di spesa. Ad esempio con una ulteriore rinegoziazione dei contratti di fornitura, con risparmi fino al 4-5% e con l’applicazione del cosiddetto meccanismo del pay-back, che impone alle imprese fornitrici di contribuire al ripiano della spesa in eccesso rispetto a quanto programmato.

L’esecutivo quindi pensa di muoversi sul fronte dei tagli di spesa perché è l’unico che permette di agire senza pesare (all’inizio) sulle tasche dei cittadini. Ma rimane che, se quello che prospetta il Messaggero è giusto, un taglio dei ticket si risolve comunque in maggiori tasse – indirette – per il cittadino. Meglio invece agire sulle partecipate e sui consiglieri d’amministrazione, per cominciare.

Un ruolo di primo piano sarebbe affidato alla definizione di prezzi di riferimento per i farmaci, con tetti che possano valere come benchmark per tutti gli enti locali, mentre potrebbero entrare nel mirino altri ticket. Nella legge di Stabilità, infatti, c’è già un contenimento di 203 prestazioni inappropriate, sia specialistiche che di laboratorio ed altre potrebbero finire nella lista. Alcune fonti sostengono che nel calderone dei tagli finirebbero per certo le tax expenditures, ovvero deduzioni e detrazioni sottratti al reddito complessivo dall’imposta da pagare di certe spese sostenute dal contribuente o da suoi familiari.
Inoltre c’è chi suggerisce di imprimere un ulteriore giro di vite sulle aziende partecipate per le quali, salvate quelle quotate in Borsa, il governo ha previsto una riduzione da 8 mila a mille. Su questo versante appare possibile una nuova sforbiciata. Magari con la regia della Consip alla quale il governo ha affidato rinnovati poteri in fatto di controllo della spesa: l’obiettivo dichiarato è quello di far aumentare la spesa presidiata dalla Centrale acquisti della Pa dai 38 miliardi del 2014 a 87.

Il dossier dell’UPI sulla spesa pubblica in Italia

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