La trincea di Tsipras e i soldi ai pensionati greci

di Faber Fabbris

Pubblicato il 2016-12-09

L’ultima riunione dell’Eurogruppo ha sancito una decisione a lungo attesa dal governo greco: le prime, concrete misure di riduzione del debito pubblico. Il governo istituisce un supplemento alle pensioni sotto gli 850€. La misura toccherà circa 1.600.000 pensionati. La trincea di Tsipras

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Le pagine dei giornali sono state (giustamente) sommerse in questi giorni dal clamoroso esito del referendum sulla riforma costituzionale. Un referendum – come molti hanno osservato – che ha espresso anche un netto rifiuto della politica di austerità dell’esecutivo Renzi. Qualche voto in più, ed il ‘NO’ italiano avrebbe raggiunto le dimensioni di quello greco del 2015, quando le misure più violente imposte dalla troika venivano respinte senza appello dal 62% dei greci. Peccato che il primo ministro italiano si sia schierato sulla risposta sbagliata, al contrario del suo collega di Atene.

Il secondo successo di Tsipras

Anche se l’Eurogruppo del giorno dopo (disertato da Padoan) ha discusso anche ampiamente del caso italiano, ed ha cominciato a ventilare – come da copione – piani di ‘aiuto’ all’Italia, se ne è sentito parlare poco sui media peninsulari. Ancor meno si è letto e sentito del caso greco, che ha invece conosciuto importanti sviluppi. Dopo una maratona difficile e tesa fra il governo di Atene e le ‘istituzioni’ (BCE, EFSM, Commissione, con l’FMI sullo sfondo indeciso sul da farsi) l’ultima riunione dell’Eurogruppo ha sancito una decisione a lungo attesa dal governo greco: le prime, concrete misure di riduzione del debito pubblico. Nel dettaglio, le misure di ‘breve termine’ (annunciate da Klaus Reigling, presidente dell’EFSM) comportano un allungamento immediato delle maturità dei debiti contratti nel secondo ‘memorandum’ da 28 a 32,5 anni, ed un sistema di scambi fra titoli gestito dall’EFSM, che comporta di fatto una riduzione degli interessi pagati da Atene (l’EFSM si porta garante del rimborso rispetto ai creditori diretti, che si accordano quindi ad esigere un interesse minore; lo stesso istituto svolge, parallelamente, il ruolo di creditore verso la Grecia, a tassi più bassi di quelli iniziali). La conseguente riduzione delle spese di riassorbimento del debito equivale a un montante globale di 45 miliardi di euro (equivalenti al 22% del PIL, il debito totale attuale essendo del 177% del PIL). Si tratta di una riduzione consistente, che Tsipras può mettere sulla bilancia dei difficili compromessi che ha dovuto accettare e mettere in campo come un concreto atto di fedeltà ad uno dei suoi più antichi impegni programmatici.

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Le scadenze del debito greco. In verde, dal 2040, quelle con l’EFSM rinegoziate il 5 dicembre. Fonte: C. Forelle, P. Minczeski E. Bentley per il Wall Street Journa

 

Il secondo successo di Tsipras

Questo è il secondo successo che Tsipras è riuscito a strappare, dopo la rimodulazione degli avanzi primari palesemente assurdi che erano stati imposti alla Grecia (il più spettacolare, quello per il 2016, era previsto al 4,5% dal governo Samaras, Tsakalotos è riuscito a limitarlo allo 0,5%, i successivi aumentano progressivamente, ma sempre sotto gli obbiettivi accettati da Nuova Democrazia, per un risparmio di eccedenti di circa 20 miliardi in 4 anni ).
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Certo, restano aperti molti fronti, in particolare quello della seconda valutazione del ‘programma’ di finanziamento: i creditori vorrebbero includere nelle trattative ulteriori liberalizzazioni del mercato del lavoro (visto che quelle finora applicate, con la sparizione della contrattazione collettiva, hanno funzionato così bene: 25% di disoccupazione a fine 2014!). Naturalmente i governo Tsipras si gioca buona parte della sua credibilità politica su questo punto, e continua a proporre, invece, un quadro di maggiori tutele per i lavoratori. Per ora quindi, la seconda metà della seconda tranche dei fondi concordati è in sospeso. E ci sarà ancora da attendere per l’accesso all’acquisto dei titoli greci da parte della BCE, che Atene vorrebbe applicare da marzo, e per il momento resta indefinita. Ma globalmente, come abbiamo notato da queste colonne, il 2016 è un anno che presenta i primi segnali di un’inversione di tendenza per l’economia greca: il flusso turistico è stato particolarmente intenso, malgrado le grandi difficoltà legate alla crisi dei profughi ; le entrate fiscali sono andate molto al di là del previsto, e la disoccupazione è riuscita a calare (seppur di poco, e restando sempre insopportabilmente alta, al 23%). L’anno 2016 si chiuderà addirittura con un eccedente globale circa doppio rispetto a quello previsto (lo 0,5% del paragrafo precedente), e diversi analisti prevedono una crescita del PIL per il 2017 di oltre l’1,5%.

L’aiuto ai pensionati

Di fronte a questi dati Tsipras ha oggi annunciato che quasi tutto l’eccedente fiscale (617 milioni di euro) sarà riversato per sostenere le categorie più deboli, in particolare istituendo un supplemento alle pensioni sotto gli 850€. La misura toccherà circa 1.600.000 pensionati, che rappresentano il vero cordone sanitario della domanda interna greca. Si tratterà dell’equivalente di una tredicesima (antica promessa di Syriza), il cui ammontare sarà ripartito in ragione decrescente secondo il livello della pensione, in modo che abbia di più chi percepisce le pensioni più basse. Tsipras ha inoltre annunciato che il governo sospenderà l’aumento dell’IVA sulle isole dell’Egeo nordorientale (quelle più duramente colpite dalla crisi dei rifugiati siriani), fino a quando la situazione non si sarà normalizzata. Gli osservatori più angusti si affretteranno a dire che si tratta di misure populistiche ed elettorali, o peggio, di iniziative unilaterali incompatibili con il programma di aiuti. Sicuramente si troverà un qualche ministro delle finanze tedesco per ribadire che la Grecia non rispetta etc. etc. Resta il fatto che Tsipras, pur con difficilissimi equilibri, e da una posizione di estrema debolezza economica e geopolitica, sta riuscendo a resistere su un’avanzata linea di trincea. Più avanzata di quelle di molti dirigenti europei (Cameron, Hollande, Renzi), che nel frattempo cadono come birilli.
Immagine di copertina da Twitter

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