Tsipras torna a chiedere il pagamento dei danni di guerra nazisti alla Germania

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-08-18

Il premier greco ha detto che il governo sta elaborando una strategia per chiedere il risarcimento dei danni dell’occupazione nazista. La storia è vecchia e non ci sono speranze che possa accadere ma qualcuno ritiene che sia solo una mossa per recuperare consensi

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Sembra passato un secolo da quando sui giornali e sui social network ci scannavamo per difendere o attaccare le scelte di Alexis Tsipras o della Trojka. La questione del debito greco campeggiava a titoli cubitali e il paese era praticamente sull’orlo di una guerra civile. Eppure era poco più di un anno fa. Nel febbraio 2015 il primo ministro ellenico andava alla carica contro la Germania di Frau Merkel chiedendo il pagamento dei debiti di guerra tedeschi. Oggi, riporta il quotidiano francese l’Observateur, Tsipras è tornato a chiedere ai tedeschi il risarcimento danni dovuto in seguito all’occupazione della Grecia da parte della Germania nazista.
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La storia dei debiti di guerra della Germania nazista

Nel 2015 il governo ellenico aveva promosso l’istituzione di una commissione d’indagine per verificare la reale fattibilità della richiesta dei danni bellici, le conclusioni dovrebbero essere discusse in Parlamento a settembre ma nel frattempo Tsipras, in visita nel paese di Kommeno (nel nord ovest del Paese) per la commemorazione della strage perpetrata il il 16 agosto del 1943 quando le truppe d’occupazione naziste trucidarono 317 civili è tornato a ripetere che il suo governo farà tutto quanto possibile dal punto legale e diplomatico affinché i danni di guerra vengano finalmente risarciti. Non è la prima volta che la Grecia tira fuori la questione delle riparazioni dei danni di guerra non pagati dalla Germania. Già nel 2013 il Governo greco all’epoca presieduto da Antonis Samaras aveva avanzato una richiesta di risarcimento alla Germania sulla base delle conclusioni di un rapporto redatto da una commissione di esperti su richiesta del Ministro delle Finanze. Secondo quel rapporto l’ammontare della cifra che la Germania non ha pagato e che quindi ancora spetta al popolo greco è di circa 162 miliardi di euro, pari all’80% del PIL greco e a metà del debito pubblico. Nel frattempo la nuova commissione ha stimato a ben 269,5 miliardi di euro i costi di riparazione esigibili dalla Gregia nei confronti della Germania come risarcimento per l’occupazione nazista. Nonostante l’aumento della cifra complessiva però il discorso di fondo rimane sempre lo stesso. Come abbiamo già spiegato su Next però sono davvero nulle le possibilità della Grecia di ottenere il pagamento del risarcimento per i danni di guerra subiti durante il secondo conflitto mondiale. Una serie di accordi e trattati internazionali sottoscritti anche dalla Grecia hanno sostanzialmente posto fine alla questione consentendo tra l’altro alla Germania di rialzarsi, liberarsi dalle macerie della guerra e diventare la potenza economica di primo livello che tutti sappiamo. Nel 1990, dopo la riunificazione delle due Germanie venne siglato il Trattato sulla risoluzione dei contenziosi con la Germania (noto anche con il nome di trattato 2+4). In base a questo trattato i debiti di guerra tedeschi vennero completamente azzerati. Per quanto riguarda i debiti contratti in seguito alla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale venne stabilito che sarebbero stati congelati fino alla (ipotesi remota all’epoca) riunificazione della Germania. Quando la riunificazione accadde davvero, nel 1990 quindi il debito venne quasi completamente estinto. A sancire la conclusione dei contenziosi tra la Germania unificata e le potenze vincitrici della Seconda Guerra Mondiale venne firmato il “trattato 2 + 4” Questo accordo venne firmato dalle quattro potenze occupanti (Unione Sovietica, USA, Regno Unito e Francia) e le due Germania (DDR e Repubblica Federale). Sempre lo scorso anno il ministro della Giustizia Nikos Paraskevopoulos aveva detto che è pronto a controfirmare una vecchia sentenza di un tribunale greco che consentirà la confisca di beni tedeschi in Grecia allo scopo di compensare i parenti delle vittime dei crimini nazisti nel paese durante la seconda guerra mondiale. Il riferimento era in quel caso ad una decisione della Corte Suprema greca del 2000 che stabilì il diritto al risarcimento per i parenti delle vittime della strage di Distomo. La minaccia di apporre la firma e di rendere così operativa la sentenza della Corte Suprema andava però letta nell’ottica più generale delle trattative in corso tra greci e tedeschi sul salvataggio della Grecia e la riduzione del debito pubblico di Atene. Ed infatti nessuna firma è stata apposta alla sentenza.

La questione del prestito di guerra

Ma non c’è solo la faccenda dei danni di guerra, i greci rivoglio indietro anche il denaro prestato alla Germania quando i nazisti conquistarono la penisola ellenica. Nel 1942 il Terzo Reich obbligò la Banca Centrale greca a versare la cifra di 476 milioni di Reichsmark (circa 11 miliardi di euro attuali) come prestito per pagare le spese sostenute dai tedeschi per l’occupazione della Grecia. Questa del “prestito di guerra” era una pratica comunemente adottata dai nazisti allorquando prendevano il controllo di una nazione sconfitta. Dopo la fine della guerra con la Conferenza di Pace di Parigi la Germania fu costretta a versare alla Grecia una compensazione sia in termini monetari sia in termini di trasferimento di mezzi e materiali industriali. Con la successiva firma dei Trattati di Parigi nel 1947 la Grecia ottenne un risarcimento in denaro da parte delle altre potenze dell’Asse (in particolare Italia e Bulgaria). Fin ad oggi però non si sapeva come considerare dal punto di vista legale questo prestito forzato, se venisse conteggiato come danno di guerra allora anche in questo caso la Germania non avrebbe alcun obbligo a restituire il denaro perché ricadrebbe nel Trattato 2+4. Se invece fosse considerato un vero e proprio prestito allora il discorso potrebbe cambiare. I tedeschi che come si sa sono un popolo rigoroso e preciso hanno commissionato nel 2013 un’indagine scientifica sul problema del prestito estorto dai nazisti alla Grecia. Il sito Keep Talking Greece riporta i risultati dello studio del Wissenshaftliche Dienste del Bundestag. La notizia è che l’indagine ha stabilito che il prestito greco in primo luogo non è incluso all’interno dei debiti cancellati dal “trattato 2+4” e secondariamente non è nemmeno soggetto ad una limitazione temporale per la riscossione. Andiamo con ordine, la Grecia ha diritto ad chiedere il pagamento del credito da 476 milioni di Reichsmark prestati alla Germania nel 1942 perché non ci sono stati fin’ora accordi bilaterali tra i due paesi per stabilire cosa fare del debito tedesco. Dal momento che la Grecia per non ha mai intrapreso alcuna azione legale (ad esempio presso un tribunale tedesco) per ottenere il risarcimento il debito non è mai stato estinto. Riguardo il fatto che le richieste greche siano giunte ormai “fuori tempo massimo” la commissione scientifica del Parlamento tedesco riporta una dichiarazione fatta nel 1965 dall’allora presidente tedesco Erhard secondo la quale la Germania avrebbe restituito i soldi prestati non appena le due Germanie si sarebbero riunificate (anche perché non aveva senso che solo una delle due pagasse i debiti contratti dai nazisti). Da allora la situazione è rimasta sospesa, finita un po’ nel dimenticatoio finché i greci non si sono trovati nell’impellente necessità di trovare quanto più denaro possibile per risanare la finanza pubblica. Rimangono aperte però due questioni che potrebbero impedire l’effettiva restituzione del prestito: il fatto che la Grecia non abbia più avanzato richieste di restituzione potrebbe essere interpretato come “silenzio assenso” a considerare chiusa la questione anche se non ci sono esempi a riguardo nella giurisprudenza internazionale. Il rapporto conclude individuando tre possibili sedi per la risoluzione del contenzioso: la Corte Internazionale dell’Aia, i tribunali greci oppure i tribunali civili tedeschi, considerando l’ultima ipotesi la più praticabile e sensata.
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Ma davvero la Germania è tenuta a pagare i danni di guerra alla Grecia?

Le possibilità che la Germania finisca di ripagare i danni di guerra alla Grecia sono davvero pari a zero? La risposta è sì. Con il pagamento dell’ultima tranche del 1960 e il trattato del 1990 la Germania ha finito di pagare i debiti che aveva con la Grecia in seguito all’occupazione nazista. Per questo motivo il discorso di Tsipras sui  debiti di guerra da risarcire assume un senso più politico che economico. Resta in piedi solo il prestito forzato da 11 miliardi di euro che la Grecia ha dovuto concedere alla Germania. Come ha fatto notare qualche tempo fa Tim Worstall su Forbes. Se il prestito venisse considerato un danno di guerra (ad esempio se venisse dimostrato che il denaro venne sostanzialmente rubato dai nazisti) allora non dovrebbe essere ripagato, perché appunto la questione si è conclusa con il trattato del 1990. Se invece venisse considerato un prestito allora ci sarebbe qualche appiglio legale per pretenderne la restituzione. Ma converrebbe alla Grecia? Immaginando che si tratti di un prestito a interessi zero la cifra da restituire sarebbe intorno agli 11 miliardi di euro (con un tasso d’interesse del 3% su 70 siamo invece intorno ai 95 miliardi). Incassare quel denaro non cambierebbe di molto la situazione del debito greco ma creerebbe invece un pericoloso precedente perché i prestiti forzati erano una prassi consolidata durante la dominazione nazista dell’Europa quindi altri paesi potrebbero farsi avanti. Infine non ha senso pensare che i tedeschi di oggi possano essere ritenuti responsabili di quanto fatto dai tedeschi di sett’anni fa.


La domanda a questo punto è un’altra, perché Tsipras ha tirato fuori la questione del debito di guerra? Certo, ci sono i risultati della commissione d’indagine da discutere ma secondo alcuni in realtà si tratta di una mossa sull’orlo della disperazione. Nei giorni scorsi il premier ha negato l’ipotesi di elezioni anticipate, ma i sondaggi danno Syriza in forte calo. Che sia già tempo di campagna elettorale e di promesse?

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