La storia del Frecciarossa della Boschi ad Arezzo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-02-02

Il Giornale apre oggi in prima pagina con la storia di un treno Frecciarossa FR9500 che fa arrabbiare i pendolari. Fino a poco tempo fa partiva da Firenze per arrivare a Milano alle 8,40. Ora è stata aggiunta una fermata di partenza ad Arezzo alle 6,15. E dietro, come sempre, ci sarebbe lo zampino della Boschi e di Delrio

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Il Giornale apre oggi in prima pagina con la storia di un treno Frecciarossa FR9500 che fa arrabbiare i pendolari. Si tratta di quello che fino a poco tempo fa partiva da Firenze per fare scalo a Bologna e Reggio Emilia prima di arrivare a Milano alle 8,40. A partire dal 14 dicembre è stata aggiunta una fermata di partenza ad Arezzo alle 6,15, per fermare a Firenze Smn alle ore 6.53 e giungere a Milano Centrale alle 8.40. In direzione opposta viaggia il Frecciarossa FR9555, che parte da Milano Centrale alle ore 18.50, ferma a Firenze Santa Maria Novella alle 20.40, per concludere la sua corsa ad Arezzo alle 21:22. E dietro tutto questo, scopre oggi il quotidiano di Alessandro Sallusti, c’è un complotto. Il complotto di Maria Elena Boschi, ovviamente.

frecciarossa boschi arezzo
La prima pagina del Giornale di oggi, 2 febbraio 2016

La storia del Frecciarossa della Boschi ad Arezzo

Sostiene Andrea Zambrano sul Giornale che i 154 pendolari che hanno firmato la petizione presentata nei giorni scorsi all’ufficio reclami di Trenitalia lo chiamano già maliziosamente il “treno Boschi”. Perché? Semplice: perché essendo molto improbabile che ci siano molti aretini che facciano i pendolari a Milano o a Bologna, non si capisce per quale motivo è stata inserita la stazione di Arezzo come beneficiaria di una coppia di treni quando la città non è sul tratto alta velocità.

Non c’è alcuna prova che il ministro abbia voluto la fermata nella sua città, ma tanti indizi. A cominciare dal fatto che la blasonata Parma, che tra l’altro è sulla linea dell’alta velocità, va chiedendo da tempo una fermata. Invano. Invece per Arezzo è stato fatto uno strappo alla regola. Anche perché vuoi mettere presentarsi di fronte ai propri elettori vantando di aver fatto fermare il treno delle meraviglie laddove nessuno l’aveva previsto.Possibile? I pendolari ne sono convinti e si chiedono: da Arezzo quanti saranno mai i lavoratori che devono timbrare a Milano alle 9, partendo alle 6.15? Sulla tratta di ritorno, partendo da Milano Garibaldi alle 18.15, si arriva ad Arezzo alle 21.30. Non certo una vita da pendolare. Il sospetto è che la trentina di aretini che alle 6.15 sale sull’AV9500 scenda per la maggior parte a Firenze, utilizzando dunque il supertreno come super regionale. Non proprio la sua vocazione. Ma fa consenso.

Zambrano cita come fonte, oltre alla petizione inoltrata a Trenitalia, anche un articolo su Prima Pagina Reggio scritto da… Andrea Zambrano. La storia è sbarcata anche in Regione Emilia Romagna:

I consiglieri del Movimento 5 stelle Gianluca Sassi e Andrea Bertani hanno infatti presentato un”interrogazione per chiedere alla giunta di “verificare le cause che hanno portato il treno Alta velocita” Frecciarossa 9500 ad accumulare ritardi quotidiani, tanto da suscitare le proteste dei pendolari che da Reggio Emilia vanno a Milano per studio e per lavoro”. Nel documento, i consiglieri scrivono che “quello che fino a qualche settimana fa era un treno sempre puntuale si e” improvvisamente trasformato in un generatore di ritardi”. I disagi sono iniziati “dal 14 dicembre, quando e” entrato in vigore il nuovo orario”. Da allora il treno “non arriva quasi mai in orario alla stazione Mediopadana, obbligando cosi” i tanti pendolari che facevano affidamento su questo collegamento diretto e veloce con Milano a rassegnarsi a cospicui ritardi”. Sassi e Bertani sottolineano che il disservizio e” cominciato da quando la partenza del treno e” stata spostata ad Arezzo, stazione che “e” fuori dalla linea dell”Alta velocita”, ma che per qualcuno e” al centro della vita politica del nostro Paese, essendo la citta” natale del ministro Maria Elena Boschi”.

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Le fermate del presunto “Treno Boschi”, Il Giornale, 2 febbraio 2016

Il treno Boschi e i pendolari di Bologna e Milano

Nella storia italiana le infrastrutture sono state sempre usate per fare politica. La curva Fanfani, come ricorda proprio il Giornale, rappresentava una deviazione dell’Autostrada del Sole voluta, narra la leggenda, proprio dall’ex presidente del Consiglio Amintore con un tratto di penna allo scopo di favorire la sua città rispetto a Siena. Qui però le dimensioni della presunta furbata non giustificano le ipotesi di complotto, visto che come scrive Prima Pagina «secondo i pendolari, che hanno ottenuto le “confidenze” dei controllori, ad Arezzo a quell’ora salgono sul convoglio circa 30 persone, 20 delle quali poi scendono a Firenze. Di fatto viene utilizzato il treno Alta Velocità come si utilizza un convoglio regionale. Non certo per arrivare a Milano». Trenta persone valgono una pressione politica per una stazione? L’assessore ai Trasporti della Regione Vincenzo Ceccarelli poi usa l’ironia per segnalare che anche la partenza a Reggio Emilia è stata imputata a un desiderio del ministro Graziano Delrio: «Ormai alla Boschi si dà la colpa di tutto, suvvia. Quel treno è stato richiesto perché c’è una reale esigenza di mercato perché la nostra zona è tagliata fuori dal circuito dell’alta velocità». «Mettiamola così: il treno Boschi fa ritardare la stazione Delrio». Senza contare che il treno ferma a Firenze, e Renzi non può non aver avuto un ruolo a tutto ciò. È tutto un complotto.

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