Togliere la TASI conviene (ai ricchi)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-09-08

I conti sull’abolizione: favoriti i redditi più alti e chi ha più di 54 anni. Un trasferimento di risorse dai giovani agli anziani, da chi guadagna meno a chi guadagna di più

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La Tasi è la tassa sui servizi indivisibili. È stata istituita dalla legge di Stabilità 2014 e viene pagata sia dal proprietario che dal detentore dell’immobile, secondo le aliquote stabilite dai Comuni. Il premier Matteo Renzi ne ha annunciato l’abolizione insieme all’Imu sulla prima casa. Federico Fubini illustra oggi sul Corriere della Sera con l’ausilio di un’indagine di Bankitalia chi saranno i maggiori beneficiari del provvedimento:

L’indagine della Banca d’Italia sui bilanci delle famiglie italiane, pubblicata l’anno scorso su dati del 2012, aiuta a farsi un’idea. Negli ultimi tre anni infatti è cambiato pochissimo. L’indagine dice per esempio che il 76% delle famiglie con capofamiglia dai 55 anni in avanti vive in casa di proprietà: dunque beneficerà dello sgravio, mentre solo il 24% dei più anziani resta fuori. La situazione invece è rovesciata nelle famiglie con capofamiglia fino ai 34 anni di età: nei giovani solo il 44,7% è soggetto a Tasi o Imu, tutti gli altri invece no e dovranno compensare con le loro tasse l’ammanco dei comuni. Uno squilibrio simile si replica se si guarda ai livelli di istruzione o allo status professionale. Paga Imu o Tasi il 76,6% dei capifamiglia laureati, ma solo il 58,5% dei diplomati delle scuole medie. Versa la tassa sugli immobili l’85,3% dei dirigenti, ma solo il 47,5% degli operai.
Più in generale, sono proprietari della casa in cui vivono e dunque candidati allo sgravio ben nove italiani su dieci nel club composto dal 20% della popolazione che guadagna di più: il top 20%. Se si guarda invece al 20% della popolazione che guadagna meno, fra loro solo il 34% vive in casa di proprietà ed è candidato allo sgravio; gli altri due terzi fra i meno abbienti sono solo candidati a pagare per quello sgravio con il loro contributo alla fiscalità generale. L’effetto è anche accentuato dal fatto che le case dei più benestanti in media sono più grandi (137 metri quadri) e pagavano più Imu o Tasi. Stesso meccanismo se si guarda agli immigrati: solo il 21% fra loro vive in case di proprietà, contro il 71% degli italiani.

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L’infografica del Corriere della Sera su chi paga oggi la TASI (8 settembre 2015)

Nei termini più crudi l’abolizione di Tasi e Imu è dunque un trasferimento di risorse dai giovani agli anziani, dai meno istruiti ai più istruiti, da chi guadagna di meno a chi guadagna di più e dagli immigrati agli italiani.

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