Tito Boeri e il TFR di Pantalone

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2014-10-13

L’economista spiega cosa non va nel piano del governo

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Su Repubblica di oggi Tito Boeri, in un pezzo intitolato Il TFR di Pantalone, spiega cosa c’è che non va nel piano di Renzi sul trattamento di fine rapporto:

Non si vede perché mettere in piediun’operazione intricata — che coinvolgebanche, Bce e Cdp — per modificare nuovamentele norme sulla previdenza integrativarendendole (credevamo non fosse possibile)ancora più complesse di prima. Il tutto con il rischio di apparire come un governo che non esita a rendere più facili i licenziamenti e ad approfittare delle documentate scarse capacità degli italiani di pianificare i loro risparmi,pur di incassare tasse più alte dal Tfr (il prelievo su rendimenti finanziari dei fondi pensione è dell’11,5% mentre il Tfr in busta paga verrebbe tassato mediamente al 23%).

E spiega:

Se, come crediamo, il vero intento dell’esecutivo è quello di sostenere la domanda, bene che sia consapevole del fatto che i soldi dati in busta paga verranno spesi solo se percepiti non come un dono effimero, destinato a essere ripagato un domani con tasse più alte, ma come un aumento permanente del reddito disponibile. Con tutta la buona volontà, è difficile credere che un’architettura così bizantina come quella allo studio possa reggere nel tempo. Se proprio si vogliono mettere più soldi in busta paga, meglio piuttosto ridurre i contributi dei lavoratori dipendenti all’Inps. Si può,ad esempio, abbassarli di cinque punti, portandoli ai livelli del lavoro parasubordinato. Servirà anche a riequilibrare il sistema previdenziale tra pubblico e privato. Non è un’operazione che aumenti il debito pubblico perché ormai tutti versano in un sistema contributivo in cui minori entrate oggi nelle casse dell’Inps saranno un domani compensate da spese più basse. La Commissione Europea, che ha più volte elogiato il nostro sistema contributivo lamentando semmai il fatto che sia entrato in vigore troppo tardi, potrà accettare un disavanzo oggi più alto che viene automaticamente coperto da minori disavanzi futuri. Tral’altro, tagliando in modo equo le pensioni piùalte per fiscalizzare i contributi dei lavoratoricon salari più bassi, come già proposto su questecolonne, si otterrà il duplice effetto di conteneregli effetti temporanei sul deficit e salvaguardarele pensioni più basse. Il tutto inmodo sostenibile, dunque credibile, e senzamettere di mezzo la Cassa Depositi e Prestiti.

Leggi sull’argomento: Tfr in busta paga: 180 euro in più in busta paga a che prezzo?

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