Ai giornali di destra italiani non sta bene che Tim Cook sia gay

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2014-10-31

C’è chi lo definisce «catto-gay», mentre c’è chi dice che l’omosessualità è una moda come l’iPad e chi lo accusa di reato di marketing dal pulpito della famiglia Angelucci. Libero e Il Giornale ci spiegano a modo loro il coming out del CEO Apple

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A Libero e al Giornale che Tim Cook sia gay e fiero di esserlo non sta bene affatto. Il giorno dopo la pubblicazione del suo lungo scritto per BusinessWeek in cui il capo di Apple dichiara di essere omosessuale, e di ritenere la sua sessualità uno dei doni che Dio gli ha fatto, i quotidiani di destra italiani, in una rara (nel mondo, visto che nessun altro si è permesso di fare ironie) consonanza, se ne escono con una serie di articoli che ironizzano sull’annuncio e parlano di “affari” che ci stanno sotto accusando Cook di non meglio precisate operazioni di marketing, oltre che definendolo “catto-gay” (non risulta che Cook sia cattolico, tra l’altro) per aver tirato in ballo il Signore.
 
TIM COOK GAY E IL GIORNALE
L’articolo firmato da Nino Spirlì, che è autore di programmi tv e del blog «I pensieri di una vecchia checca» su IlGiornale.it., è presentato così in prima pagina:
tim cook gay giornale
Mentre a pagina 14 il titolo è questo:


Secondo Spirlì il problema della dichiarazione di Cook è che il capo di Apple sia entrato in campi “altrui” (chissà perché poi lo sarebbero): «Quando, poi, decidi di dichiarare quante altre cose sei, devi stare attento a non invadere territori già conquistati da altri. Uno su tutti, la religione. Non è, infatti, solo il cristianesimo a prendere le distanze dagli omosessuali. Lo fanno anche l’islam, il giudaismo, il buddhismo. E tante altre. Probabilmente, tutte. Se non fossi ignorante,come sono,lo saprei. Ma ignoro e non posso continuare l’elenco. I coraggiosi che, infine, dichiarano,fanno spesso la fine di San Sebastiano. Peraltro, santo protettore dei gay per volontà loro. Frecce e lance trapassano le carni senza alcun rispetto. Senza pietà. Né nei confronti della vittima, né della famiglia che lo ha generato. Maldicenze, accuse, sberleffi e violenze uccidono, colpendo con punte affilate e avvelenate». Ma che sia una moda essere gay come l’iPad l’articolo non lo dice. Anzi, chiude così: «Di me,non dico. L’ho già fatto mille volte. So solo che senzaDio e senza il ricordo di mio Padre, del mio meraviglioso Papà Spirlì, non potrei vivere. Sono radice e seme,per me. Certezza e speranza. Perché anche io Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente…E in un solo Signore Gesù Cristo, Unigenito figlio di Dio…E come potrei non farlo? Se proprio da questa certezza nasce ogni parola che pronuncio, ogni respiro, ogni sguardo, ogni gesto.No, senza Dio non si vive. A prescindere di chi ti dorme a fianco. Chi ti abbraccia. Ti stringe a sé. Ti ama. Perché Lui lo fa meglio e di più…».
 
ESSERE GAY? ROBA DA MARKETING
Libero invece apre in versione complottista: Cook sarà anche gay in nome di Dio, ma lo è soprattutto in nome degli affari, dice il giornale posseduto da dame di carità che finora ha sostenuto soltanto frati francescani in politica.
tim cook gay libero
A Libero infatti della mossa diabolica di Cook hanno già capito tutto (a proposito: non è stato un outing, ma un coming out, però questi sono dettagli…):
tim cook gay libero outing
 
Tedoldi invece ci spiega nel pezzo che il tono di Cook è sospetto, sospettissimo: «Ma Cook ha un certo fervore nell’affermare la sua omosessualità,fervore proprio in senso religioso, se ne dichiara «fiero» e la considera «tra i doni più belli che Dio potesse farmi». Non manca un paragrafo in cui si sottolinea la fortuna di lavorare in Apple, «una società che ama la creatività e l’innovazione e sa che queste possono fiorire solo abbracciandole differenze. Non tuttisono così fortunati». Ecco, una frase calibrata da una testa sottile non solo in ingegneria informatica ma anche in marketing, e che fa sospettare che al di fuori di Apple – per esempio nell’avversaria di sempre, Microsoft – gli omosessuali e le loro differenze non vengano abbracciati, con conseguente calo di innovazione e creatività». E insomma Tim Cook, capo di Apple, parla bene di Apple durante il suo coming out. Non vi sembra sospetto tutto ciò? Ma al Commissario Belpietroni non la si fa tanto facilmente. E l’ispettore Teboldi indaga, sentendo i testimoni oculari come, chissà perché, lo scrittore Walter Siti, secondo il quale atteggiarsi a gay risulta rassicurante e conformista. Poi Tedoldi vira su Guido Barilla, che “ha detto quella cosa sulla pastasciutta e infatti dopo si è dovuto scusare con i gay, ahaha!”, sostiene in sintesi Libero come se c’entrasse qualcosa. Infine, la perla finale. Coincidenze?

E dunque, in un mondo gayzzato, ci viene difficile paragonare il coming out di Tim Cook con il «dream» di Martin Luther King e la sua marcia su Washington. Il tono del capo di Apple è sobrio e cordiale, ma noi conosciamo i subdoli tranelli della comunicazione, visto che ne siamo dominati: qualche anticorpo l’abbiamo sviluppato. Quando Cook scrive che la Apple «continuerà a combattere per i valori in cui crede», non sappiamo se ridere o controllare il valore delle azioni Apple: si pretende troppo dalla nostra credulità. Dice un motto attribuito a Solone: «Nulla di troppo». Ecco, forse, nel perfetto articolo di Cook, c’era un Luther King di troppo? Forse. Ma, per il marketing, forse no.

Insomma, ai giornali di destra italiani non sta bene che Tim Cook sia gay. Primo, perché ci ha messo in mezzo Dio e questo è male perché il catto-gay (chissà perché poi catto…) non sta bene. E secondo, perché è tutto un modo per vendere più iPhone, infatti Barilla boh. Poteva andar peggio. Poteva piovere.

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