Terremoto, lo sciame sismico in Molise

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-01-19

Il Corriere della Sera pubblica oggi un’infografica a corredo di un articolo di Gian Antonio Stella che riepiloga le aree sismiche in Italia e lo sciame sismico che sta colpendo il Molise in questi giorni

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Il Corriere della Sera pubblica oggi un’infografica a corredo di un articolo di Gian Antonio Stella che riepiloga le aree sismiche in Italia e lo sciame sismico che sta colpendo il Molise in questi giorni:

Certo, uno sciame sismico come quello registrato in questi giorni in Molise con una miriade di scosse tra le quali un’ottantina superiori ai 2 gradi della scala Richter e un paio intorno ai 4 gradi è una cosa seria, spiega Mulargia. Quindi «occorre stare in guardia». I terremoti tendono a «raggrupparsi nel tempo e nello spazio» e dunque nella scia di uno sciame, scusate il pasticcio, il rischio «aumenta grandemente». «Grandemente» quanto? Se l’eventualità di avere un terremoto a sorpresa in una certa zona è una su 100.000, la probabilità all’interno di uno sciame sismico sale di mille volte: una su cento. Guai non tenerne conto. L’utilità pratica, però, «è molto scarsa: anche all’interno di uno sciame, in 99 casi su 100 non accadrà nulla». Come è già successo più volte in passato. Il problema quindi «sta nella gestione dell’emergenza, che a livello elementare prevede solo due comportamenti: o si fa finta di niente o si evacua la zona».

Ma si può fare una scelta simile con probabilità così alte e insieme così basse di rischio?

I giapponesi, fin da piccoli, hanno chiaro cosa fare se capita: niente ascensore, niente fughe per le scale, niente panico: evitare le librerie, i pensili e i tramezzi e appiattirsi sotto un muro portante: è il luogo più sicuro. È dal 1978, spiega nel libro collettivo già citato il fisico francese Jean-Paul Poirier, che aspettano la botta nell’area di Tokai, a nord di Tokyo: non è mai arrivata, meglio così. Ma sono pronti. Lo stesso vale per i californiani, che dal 1961 tengono sotto strettissima sorveglianza la faglia di San Andreas. Vivono, lavorano, studiano, amoreggiano, ridono sapendo che può accadere da un momento all’altro. Ma gli uni e gli altri, in Giappone e California, hanno piani d’emergenza, hanno edifici antisismici, hanno esercitazioni a scuola. Non si tappano le orecchie e non toccano il cornetto scaramantico. Ed è questa la tesi di fondo degli scienziati. Come spiega Luca Valensise, quella colpita in questi giorni in Molise è un’area a «elevatissima pericolosità sismica, probabilmente la più alta in Italia insieme all’Abruzzo e alla Calabria». Già colpita, tra l’altro, dal «terremoto di Sant’Anna» che il 26 luglio 1805 uccise nell’area del Matese, tra Isernia e Campobasso, 5.573 persone. «Sono passati “solo” due secoli, un tempo decisamente breve per i “tempi di ricarica” tipici di quelle grandi faglie sismogenetiche, però…».

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Terremoto, le aree sismiche in Italia e lo sciame sismico a Campobasso (Corriere della Sera, 19 gennaio 2015)

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