Terremoto dell’Aquila: il processo di appello alla scienza

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-11-08

Il 10 novembre sarà emessa la sentenza del processo d’appello per il procedimento contro la Commissione Nazionale Grandi Rischi. A ottobre 2012 le condanne a sei anni di reclusione

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Lo scorso 10 ottobre 2014 è iniziato il processo di appello per gli esperti che il 31 marzo 2009 hanno partecipato alla riunione della Commissione nazionale grandi rischi. Nell’ottobre 2012 erano stati condannati a 6 anni di reclusione «per aver dato ai residenti avvertimenti insufficienti sul rischio sismico […] L’accusa aveva chiesto quattro anni, ma Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio Selvaggi, Claudio Eva e Gianmichele Calvi, sono stati giudicati colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose. Nonostante la concessione delle attenuanti generiche, sono stati condannati anche all’interdizione perpetua dai pubblici uffici». Qui si trovano molti documenti riguardo il primo grado di giudizio, le motivazioni della sentenza, gli elementi scientifici (si veda per esempio Quando iniziò lo sciame sismico all’Aquila?, 7 novembre 2014).
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I RESOCONTI DEL PROCESSO
Su Scienza in rete si possono leggere i resoconti di Alessandro Amato, Processo dell’Aquila: i resoconti di un testimone e Processo dell’Aquila: i resoconti di un testimone (II parte). «I resoconti che ho redatto sono il frutto del Gruppo di Lavoro sul Processo dell’Aquila dell’INGV (di cui sono membro). Si tratta necessariamente di una cronaca non esaustiva, sia per la lunghezza (decine di ore) che per la complessità della materia trattata. Anche il linguaggio potrebbe non rispecchiare fedelmente quello giuridico usato in aula. Si è cercato di riassumere oggettivamente quanto ascoltato durante le udienze ma in qualche passaggio vengono offerti dei commenti che sono condivisi dal Gruppo di Lavoro INGV che sta seguendo il processo». Nella prima parte si raccontano le udienze del 10 ottobre 2014, del 17 ottobre, del 18 ottobre, del 24 ottobre.

Breve sintesi della 4° udienza del 24 ottobre 2014 – verso la sentenza
La quarta udienza si è svolta venerdì 24 ed è stata dedicata alle difese di Barberi (avv. Petrelli), di De Bernardinis-Dolce (difesi dallo stesso avvocato, avv. Dinacci) e di Boschi (avv. Melandri). Inoltre, a fine seduta, Boschi ha rilasciato delle dichiarazioni spontanee per chiarire alcuni aspetti scientifici in riferimento a delle affermazioni fatte in sede di riunione del 31 marzo 2009 e sull’uso di un suo articolo scientifico del 1995 nel corso dell’istruttoria dibattimentale e nella sentenza di primo grado.
L’avv. Petrelli (difesa Barberi) ha sostenuto, nella sua lunga arringa, che il processo non si basa sui fatti realmente avvenuti ma su una rappresentazione distorta della realtà dei fatti. Ciò è vero per gran parte delle accuse sostenute dal giudice di primo grado nella sentenza. Un secondo aspetto su cui si è soffermato a lungo è relativo al nesso causale, fornendo una lettura a suo dire corretta dell’inconsistenza delle tesi dell’accusa. Petrelli ha poi duramente criticato il giudice di primo grado per aver scritto, in sentenza, che la prevenzione è inutile, ovvia e solo un esercizio di stile.
La difesa di De Bernardinis e Dolce, sostenuta dall’avv. Dinacci, ha sostanzialmente insistito sugli stessi argomenti rafforzando la critica al nesso di causalità. Dinacci ha anche riferito che la frase sullo scarico di energia deriva da interviste di ricercatori INGV che il De Bernardinis, ingegnere idraulico e quindi ignorante in sismologia, ha ritenuto corretta. Dinacci ha anche insistito sulla diversità dei ruoli dei suoi due assistiti, indicando Dolce come un accompagnatore di De Bernardinis e sottolineando il suo ruolo assolutamente marginale in riunione.
L’avv. Melandri (difesa Boschi) si è concentrato principalmente sull’evidenza che le frasi di Boschi non erano affatto rassicuranti. Non avendo partecipato alla conferenza stampa o non avendo rilasciato interviste, il reato può essere stato commesso solo durante la riunione ma di questo reato non si trova traccia. Per il resto si è rimesso alle relazioni dei precedenti avvocati.
Il processo continuerà venerdì 31 ottobre con l’arringa del difensore di G. Calvi (Avv. Musco), e una breve relazione dell’avv. Biondi della difesa di Eva che sarà letta dal suo sostituto avv. Stefàno.
Il Procuratore Generale si è riservato di decidere se replicare alle difese. Se così avvenisse, come probabile, anche gli avvocati delle parti civili e della difesa potrebbero chiedere di intervenire e quindi slitterebbe la chiusura del processo a sabato 8 novembre o lunedì 10 novembre.

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IN ATTESA DELLA SENTENZA DI LUNEDÌ
Nella seconda parte c’è una sintesi dell’udienza del 31 ottobre 2014. L’udienza è aggiornata al 10 novembre per la sentenza. Nel 2012 Anna Meldolesi aveva scritto (Il processo dell’Aquila agli scienziati dei terremoti e il rischio della fuga, Il Corriere della Sera, 22 ottobre 2012): «Ma l’Italia è anche e soprattutto un Paese a rischio sismico, con antichi centri storici spesso mal conservati e costruzioni moderne che non sono resistenti quanto dovrebbero. L’industria edilizia qualche volta risparmia e qualcuno chiude un occhio. Non è un caso che per le ricerche internazionali il tasso di corruzione dei Paesi sia correlato con il numero delle vittime dei terremoti. Se a pagare il conto fossero alcuni dei nostri migliori studiosi, come Enzo Boschi, sarebbe uno scempio difficile da accettare.] Ma l’Italia è anche e soprattutto un Paese a rischio sismico, con antichi centri storici spesso mal conservati e costruzioni moderne che non sono resistenti quanto dovrebbero. L’industria edilizia qualche volta risparmia e qualcuno chiude un occhio. Non è un caso che per le ricerche internazionali il tasso di corruzione dei Paesi sia correlato con il numero delle vittime dei terremoti. Se a pagare il conto fossero alcuni dei nostri migliori studiosi, come Enzo Boschi, sarebbe uno scempio difficile da accettare». E qualche giorno fa (L’Aquila e la richiesta di assoluzione per i sette scienziati, Il Corriere della Sera, 19 ottobre 2014): «La stampa internazionale l’ha già definito un processo kafkiano. I membri della Commissione grandi rischi, tra cui alcuni dei sismologi più bravi del Paese, condannati in primo grado a sei anni per aver mal comunicato agli abitanti dell’Aquila il rischio di un possibile terremoto. Il procuratore generale vuole la conferma della pena in Appello, mentre l’Avvocatura dello Stato ieri ha chiesto l’assoluzione perché il fatto «non sussiste». La Commissione non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche tranquillizzanti prima del sisma e dunque non può aver causato la morte di nessuno. Ci sarebbe stato invece un cortocircuito mediatico, perché le frasi pronunciate prima della riunione del 31 marzo 2009 da uno dei membri sono state diffuse dopo e interpretate come il messaggio finale. Alla tesi dell’Avvocatura vale la pena di aggiungere una considerazione: in gioco non c’è solo la sorte di sette imputati, ma la possibilità stessa che agli scienziati italiani che si occupano di rischi sia consentito fare serenamente il proprio lavoro anche in futuro».

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