Il governo alla guerra con Bruxelles su Tercas e le quattro banche

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-03-10

Il governo fa ricorso su Tercas. Francesco Ninfole su MF scrive oggi che la bocciatura da parte di Bruxelles del piano che prevedeva l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi sarà impugnata dall’esecutivo e dal FITD che da tempo ha deciso sul punto. Nelle intenzioni del governo il ricorso potrà servire per fare chiarezza …

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Il governo fa ricorso su Tercas. Francesco Ninfole su MF scrive oggi che la bocciatura da parte di Bruxelles del piano che prevedeva l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi sarà impugnata dall’esecutivo e dal FITD che da tempo ha deciso sul punto. Nelle intenzioni del governo il ricorso potrà servire per fare chiarezza in materia di aiuti di Stato, anche in seguito a un recente parere dell’avvocato generale della Corte di Giustizia, secondo cui «non è vincolante per gli Stati» la comunicazione 2013 della Commissione Ue sulle banche, quella che aveva sancito il principio del burden sharing (ovvero la condivisione delle perdite di azionisti e creditori subordinati, un meccanismo che dal 2016 è stato esteso con il bail-in).

Bruxelles ha respinto l’operazione Tercas anche per l’assenza del burden sharing per i creditori subordinati. II salvataggio della Cassa di Teramo è stato il primo ambito di scontro tra Roma e Bruxelles sugli aiuti di Stato. Ma le differenti opinioni sul ruolo del Fitd si sono ripetute per le quattro banche messe poi in risoluzione (Banca Marche, Carife, Etruria, CariChieti). Gli scambi informali sono andati avanti per mesi. I primi orientamenti della Commissione sono stati espressi nell’ottobre 2014, attraverso una richiesta di informazioni su Tercas e Banca Marche. Da allora il Tesoro, in collaborazione con la Banca d’Italia, ha avviato un negoziato nel tentativo di convincere gli uffici della Commissione sulla legittimità degli interventi preventivi del Fitd (anche quelli diversi dalla semplice garanzia dei depositi), varati secondo il principio del minor onere.
Lo scambio di documenti è andato avanti fino alla lettera dei commissari Ue Jonathan Hill e Margrethe Ve-stager del 19 novembre, che ha chiuso la porta a un intervento del Fondo interbancario (la cronologia degli eventi a partire dal 2014 è stata riportata sul sito del Mef a fine dicembre). Ormai stava finendo il tempo a disposizione, considerando che il costo dei salvataggi sarebbe aumentato con l’entrata in vigore del bail-in da gennaio. Co-sl a fine novembre le autorità italiane sono state obbligate alle procedure di risoluzione per le quattro banche, che hanno portato a ingenti perdite per le banche e i creditori subordinati. Non è mutato però il giudizio critico di Roma nei confronti delle decisioni della Commissione Ue. Cosi, una volta arrivata a dicembre la notifica formale dello stop all’operazione Tercas, il governo ha deciso di fare ricorso contro Bruxelles.

La decisione su Tercas aveva poi costretto il governo a escludere l’utilizzo del fondo nel salvataggio delle quattro banche (e a beccarsi i richiami dei 5 Stelle sul punto). Oggi la questione si riapre in tribunale. Peccato che non si possa utilizzare anche la macchina del tempo.

Leggi sull’argomento: Il dossier di Padoan sul Fondo Interbancario

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