La tabella OCSE sulla Grecia scomparsa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-02-21

Ne parla oggi Carlo Clericetti su Repubblica

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La storia la racconta oggi Carlo Clericetti su Repubblica, dopo averne parlato anche sul suo blog: l’Ocse, in una tabella pubblicata nel rapporto annuale Going for growth ha spiegato che la Grecia è stata la nazione che nell’Eurozona ha fatto il maggior numero di riforme, seguita da Portogallo, Irlanda e Spagna. Ovvero, i Piigs al completo
tabella ocse grecia scomparsa
 
Ma la tabella è stranamente (?) scomparsa dal rapporto:

Solo che l’organizzazione ha dapprima –metaforicamente – “strillato” la notizia, poi subito dopo se n’è pentita. La tabella pubblicata nel rapporto in modo molto evidente è stata prima ritirata, poi messa di nuovo (cose che si possono fare quando i documenti sono on line), ma con una grafica assai meno appariscente e con un titolino in caratteri minuscoli e tono neutrale. Solo che nel frattempo la tabella (quella riprodotta qui accanto) era stata notata e ripubblicata su Internet da alcuni commentatori . Evidentemente questa notizia, nella fase finale e più delicata della trattativa fra la Grecia e l’Europa, è stata giudicata inopportuna da qualcuno, a Bruxelles o più probabilmente a Berlino, e l’Ocse è stata richiamata all’ordine. Ma la tabella ormai circolava, quindi togliendola del tutto avrebbero fatto una pessima figura. Così dopo un po’ l’hanno sostituita ma minimizzandone l’impatto.
Anche il titolo dev’essere stato considerato imbarazzate: “Eurozona, il frutto delle riforme” (sottotitolo: “La Grecia guida la classifica Ocse”). Se si considera l’attuale situazione della Grecia, non si può non concludere che quel frutto è immangiabile. Si continua a ripetere che la cura dell’austerità funziona, sbandierando che il Pil greco per la prima volta è tornato al segno più. Ma sta di fatto che questo timido accenno di ripresa si accompagna a una pesante deflazione, il che, oltre a far venire seri dubbi sul fatto che la crescita si possa consolidare, porta comunque in negativo il Pil nominale, il che significa che non sarà in grado di far migliorare il rapporto debito/Pil.

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