Svizzera, il referendum per cacciare gli stranieri che commettono reati fa flop

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-02-28

Gli elettori svizzeri hanno bocciato la proposta di espellere gli stranieri che commettono reati promossa dal partito di destra dell’Unione democratica di centro (Udc/Svp). Il testo – che per essere approvato aveva bisogno della doppia maggioranza dei votanti e dei cantoni – è stato respinto dalla maggioranza dei 26 cantoni

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Facciamo come in Svizzera, ripete spesso Salvini. Ecco come fanno a Berna: gli elettori svizzeri hanno bocciato la proposta di espellere gli stranieri che commettono reati promossa dal partito di destra dell’Unione democratica di centro (Udc/Svp). Il testo – che per essere approvato aveva bisogno della doppia maggioranza dei votanti e dei cantoni – è stato respinto dalla maggioranza dei 26 cantoni. Le proiezioni dell’emittente Ssr danno il no al 59%, un dato confermato anche dai risultati definitivi, che interessano finora dieci cantoni e che vedono i contrari al 56%. Hanno votato sì finora solo tre cantoni: Obvaldo (al 52,6%), Uri (51,6%) e Nidvaldo (50,7%). Con questi – e con quelli che eventualmente si aggiungeranno – si vedrà allineare anche il Ticino, con un risultato ben più marcato: dopo lo spoglio di 131 comuni su 135 il sostegno è infatti al 59,3%.

Svizzera, il referendum per cacciare gli stranieri che commettono reati fa flop

I Grigioni hanno per contro optato per il no al 58,2%. Il fronte degli oppositori ha convinto anche Basilea Campagna, Zugo, Soletta, Argovia, Glarona e Appenzello Esterno. Nelle prime reazioni gli esponenti Udc hanno chiesto il rispetto delle promesse avanzate dai contrari durante la campagna elettorale. I democentristi auspicano un’applicazione rigorosa della normativa decisa dal Parlamento per mettere in pratica la prima iniziativa, quella del 2010. Il risultato delle consultazioni sembra essere frutto della campagna di opposizione messa in campo da un vasto spettro di forze politiche che hanno sostenuto che l’inasprimento delle leggi di espulsione contro gli stranieri avrebbe potuto danneggiare il sistema politico svizzero. Nel 2010 gli svizzeri avevano già votato a favore (52%) di un’iniziativa dell’Unione democratica di centro, Udc, il primo partito svizzero, che chiedeva l’espulsione dei criminali stranieri. Ma il Parlamento a marzo ha introdotto una disposizione che consente ai giudici di evitare l’espulsione automatica dei condannati in alcuni casi. Questa volta gli svizzeri sono chiamati a esprimersi su un’iniziativa battezzata in modo esplicito “rimozione efficace di criminali stranieri”: chiede l’espulsione automatica di qualsiasi straniero condannato negli ultimi 10 anni e che sia ritenuto responsabile anche di reati minori come “lesioni personali semplici” o viene coinvolto in una rissa. Il governo e il Parlamento hanno definito la proposta dell’Udc in contrasto con le “regole fondamentali” della democrazia. Contro  l’esplusione si sono mobilitati, come non accadeva da anni, numerosi protagonisti del mondo della cultura e la politica elvetica. Diversi appelli per il No al referendum sono stati rispettivamente firmati da oltre 200 esponenti dell’architettura, dell’arte e dello spettacolo, ben 11 dei 18 ex ministri elvetici in vita e 180 giuristi. Contro il quesito si è schierata l’associazione dei procuratori svizzeri, mentre 54 organizzazioni non governative hanno formato un comitato di opposizione.

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Le immagini dell’UDC scelte per pubblicizzare il vecchio referendum sugli stranieri

Facciamo come la Svizzera?

Primo partito della Svizzera alle elezioni dello scorso autunno, con il 29,4%, l’Udc ha già vinto consultazioni popolari contro i minareti (2009) e per imporre un tetto massimo agli immigrati (2014). Inoltre nel 2010 aveva vinto un primo referendum sull’espulsione degli stranieri colpevoli di reati – già allora c’erano i manifesti con le pecore nere scacciate fuori dalla Svizzera – che l’Udc considera mal attuato. Al di là del tema, il referendum pone ancora una volta al centro della scena lo scontro fra l’Udc e il resto dei partiti svizzeri, che cercano di contenere questa formazione della destra populista grazie alle peculiarità del sistema politico elvetico. Il governo svizzero è formato da sette consigliere federali eletti dal parlamento secondo uno schema di ripartizione fra i principali partiti, in modo da garantire che le decisioni vengano prese con il massimo consenso. Questo limita l’influenza dell’Udc in seno all’esecutivo, dove può contare solo su due consiglieri. Per questo il partito, che ha in Christoph Blocher uno dei suoi esponenti più noti, sceglie la via del referendum per rafforzare la sua influenza sull’opinione pubblica.  «Perché anche qui da noi non si può votare una simile legge e dare un giro di vite alla criminalità che arriva da fuori e sa che qui trova buonismo e permissivismo a spese della sicurezza dei cittadini?», si chiedeva Paolo Grimoldi della Lega Nord qualche giorno fa. Si è votato in Svizzera, la Lega ha perso.

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