Stefano Vignaroli e l'indagine su Paola Muraro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-10-03

Anche il deputato M5S finisce nel mirino per le presunte pressioni su Tronca. I pubblici ministeri potrebbero ascoltare il deputato. Probabilmente in nome della trasparenza, il presidente non ha ricevuto alcuna disponibilità «dal M5S o da Stefano Vignaroli sull’audizione dello stesso deputato o sulla scelta di altre modalità», diverse da un’audizione formale. E se anche questa venisse autorizzata lui potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere

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«A segnalarmi il nome di Paola Muraro come possibile assessora all’ambiente fu Stefano Vignaroli»: la sindaca Virginia Raggi durante l’audizione in Commissione Ecomafie è stata chiarissima. Il deputato e vicepresidente proprio della Commissione Ecomafie (nonché assente proprio nel giorno dell’audizione delle due) rispose con un «poche cazzate» a chi gli chiedeva se la circostanza fosse vera. Però è un fatto che proprio dal 5 settembre la sua pagina Facebook non è più aggiornata, si registrano zero dichiarazioni pubbliche sul tema e quando Alessandro Bratti, presidente della Ecomafie, ha provato a fissare un’audizione per consentirgli di spiegare la sua posizione il deputato si è trincerato dietro un diniego, spalleggiato dal MoVimento 5 Stelle.

Stefano Vignaroli e l’indagine su Paola Muraro

Ora il suo nome torna a fare capolino nell’inchiesta sui rifiuti in cui è coinvolta la Muraro. Il primo episodio che politicamente Vignaroli dovrebbe chiarire – ma finora si è ben guardato dal farlo – è quello dell’incontro del 30 giugno nello studio del suo ex portaborse nel frattempo diventato assessore all’ambiente Giacomo Giujusa che ha dato il via al Monnezzagate di Roma. Scrive oggi Grazia Longo sulla Stampa:

Lo scorso 30 giugno fu proprio Vignaroli fare da garante nell’accordo per assegnare duecento tonnellate di rifiuti in eccedenza (ma entro i limiti già autorizzati) all’impianto di Tmb della società di Manlio Cerroni, e scongiurare in questo modo l’emergenza dei cumuli di spazzatura nella città. A chiedere conto di questa ed altre circostanze è per ora la commissione Ecomafie. Ma non è escluso che anche la magistratura voglia accertare la rilevanza del ruolo di Vignaroli. Soprattutto alla luce delle dichiarazioni all’Ecomafie di Daniele Fortini, dimessosi dal ruolo di amministratore delegato Ama per i contrasti con la Muraro.
Secondo Fortini l’ex direttore generale Ama Alessandro Filippi non sarebbe stato riconfermato «per le pressioni esercitate sul commissario straordinario Francesco Paolo Tronca da parte di Stefano Vignaroli». Ci sono altri motivi dietro queste presunte pressioni su Tronca per far fuori l’ingegner Filippi? Fu proprio quest’ultimo a ridimensionare la Muraro, bloccando l’assegnazione di lavori a società esterne senza gara d’appalto. Filippi era troppo «fastidioso» per vedersi rinnovato l’incarico? Il presidente dell’Ecomafie Alessandro Bratti, non ha ricevuto alcuna disponibilità «dal M5S o da Stefano Vignaroli sull’audizione dello stesso deputato o sulla scelta di altre modalità», diverse da un’audizione formale. E se anche questa venisse autorizzate in settimana dalla Camera dei Deputati, Vignaroli potrebbe avvalersi della facoltà di non rispondere.

La storia delle pressioni di Vignaroli per far cacciare Filippi è stata raccontata da Fortini in commissione Ecomafie. L’ex presidente di AMA sostenne che uno dei commissari di Tronca lo convocò per parlare di Filippi e gli rivelò in quella circostanza che Vignaroli aveva detto no a ogni ipotesi di sua permanenza alla guida della municipalizzata dei rifiuti. Filippi stava svolgendo un lavoro molto lodato all’AMA all’epoca, e proprio in questo ambito aveva deciso di ridimensionare il ruolo della consulente Muraro. Toccata anche da un’altra vicenda, che però non riguarda le gestioni precedenti dell’AMA ma quella attuale:

Si legge nel documento, che riassume una riunione avvenuta lo scorso 26 agosto nel gabinetto di Virginia Raggi alla presenza di Muraro, Minenna e in conference call con Alessandro Solidoro (oramai ex amministratore unico dell’azienda) e il presidente Stefano Bina: «L’assessore Muraro chiede copia della documentazione relativa all’opera di assessment organizzativo effettuata dalla precedente direzione personale»; «l’assessore Muraro segnala che, data l’operatività organizzativa derivante da questo processo verbale è opportuno che l’amministratore unico invalidi qualsivoglia spostamento di personale-disposto di recente, ovvero in corso di esecuzione – che interferisca con quanto contenuto nel presente processo verbale»; «L’assessore Muraro chiede di avere copia dei provvedimenti di licenziamento avviati nel 2016 nei confronti di dirigenti della società». Di fatto quei provvedimenti riguardavano tra l’altro le assunzioni della parentopoli, condannata dal Tribunale. (Il Messaggero, 3 ottobre 2016)

stefano vignaroli paola taverna

Dagli incontri segreti allo streaming

E poi c’è Daniele Fortini, che in un’intervista rilasciata a Repubblica è tornato a ricordare lo streaming (ovvero la piazzata) di Muraro in via Calderòn de la Barca e la richiesta dell’assessora di usare gli impianti di proprietà di Cerroni: è la storia che serve a ricordare a Virginia Raggi le connessioni tra la sua giunta e “quelli che c’erano prima” e che il M5S, a parole, aveva sempre combattuto. Ma torna a delineare anche il ruolo del deputato M5S.

La Muraro le chiese esplicitamente di usare impianti di Cerroni?
«A un certo punto, come si vede dal video, mi chiese di portare rifiuti al tritovagliatore di Rocca Cencia di Colari paventando l’idea che l’emergenza fosse colpa di Ama che poteva risolvere tutto usando quell’impianto. Le dissi che non era possibile, così come avevo detto in due riunioni precedenti, quando Colari insisteva perché facessimo questo. Quell’impianto era stato oggetto di un mio esposto nel maggio del 2015 alla procura e ritenevo che si potesse usare solo a valle di procedure di gara, con una ordinanza del sindaco che dichiarasse lo stato di emergenza e quindi obbligasse Ama all’uso di misure straordinarie».
Nel filmato si sente la Muraro dire “il servizio tu lo pagherai a Porcarelli”. Sapeva che era di Colari ?
«Rimasi sorpreso di questa affermazione. Le mostrai una lettere che 5 giorni prima Cerroni mi aveva scritto a firma sua, in cui diceva “per toglierci di impiccio abbiamo affittato quell’impianto a Porcarelli e quindi ora lo potete usare”». Quando esibì quella lettera come reagì l’assessore Muraro? «Nel fervore del momento l’aspetto importante non era il confronto con l’azienda ma l’immagine proiettata dalle webcam. Bisognava dimostrare che Ama era in difetto e non voleva risolvere un problema».
La verità è che Muraro sapeva bene che Porcarelli era solo un affittuario e che dietro vi era Cerroni, è così?
«Negli incontri di giugno quando chiedemmo il supporto di 200 tonnellate al giorno da portare nei tmb autorizzati di Colari lui insistette perché invece usassimo il tritovagliatore. Muraro e l’onorevole Vignaroli erano presenti a entrambe le riunioni».

Vignaroli quindi aveva ben presente l’intera questione. Chiude la questione Federica Angeli su Repubblica Roma: «Lei e Vignaroli però sapevano bene che Porcarelli significava Cerroni e un impianto non a norma. Ed è proprio su questo punto che ora batte la procura. Favorire consapevolmente un impianto su cui pende un procedimento penale con accuse gravissime non è un dettaglio da poco. Di sicuro non è combattere quei poteri forti tanto ostili, nei post di Fb e su Twitter, al popolo grillino. Quel bluff ora potrebbe costare un’iscrizione anche a Vignaroli. La Muraro per questo è invece già iscritta per abuso d’ufficio nel terzo filone di inchiesta che la vede coinvolta».

Leggi sull’argomento: La fuga continua di Stefano Vignaroli

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