Il concordato preventivo di Stefanel

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-11-03

Il gruppo ha debiti finanziari per 87 milioni e patrimonio in rosso per 11 milioni. L’ipotesi dei fondi in azione

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Stefanel va al concordato preventivo e crolla in Borsa. Ieri la società dello storico marchio di abbigliamento, in profonda crisi di debiti, si è rifugiata nel concordato in bianco per proteggersi dalle pretese dei creditori. Ovvero le banche, che chiedono il rientro di 80 milioni di euro al gruppo fondato e guidato da Giuseppe Stefanel. Che nell’ultimo semestre ha perso 13,3 milioni su ricavi (in calo) a 67,5, con un patrimonio netto in rosso di 11,5 milioni. Senza capitale e con debiti finanziari a breve saliti a settembre a 87,4 milioni, la strada del concordato era l’unica percorribile in questa fase.

Il concordato preventivo di Stefanel

Stefanel ha provato per sei mesi a trattare un piano di rientro con gli istituti di credito, poi ha presentato la domanda di ammissione al concordato, seguita dalla holding della famiglia Finpiave, che possiede il 20% dell’azienda: le altre due – Elca e Compagnia Gestioni Industriali – sono già in liquidazione. L’azienda fondata da Carlo Stefanel nel 1959 con il nome di Maglificio Piave e poi diventata Stefanel con Giuseppe, amministratore delegato dal 1984, è in crisi da sette anni. Dopo i fasti degli anni Ottanta e Novanta la concorrenza di Zara e H&M aveva portato al riposizionamento del brand nella fascia più alta. Nel 2011 Stefanel ha ceduto Nuance proprio per ripagare i debiti, poi nel 2015 un ritorno al segno più per l’Ebitda aveva fatto pensare all’uscita dal tunnel. Spiega oggi Repubblica:

Ieri il cda dell’azienda ha «deliberato, al fine di ottenere gli effetti protettivi del patrimonio, di presentare domanda di ammissione al concordato preventivo in bianco». Uno strumento giuridico che può permettere all’azienda di congelare la difficile situazione finanziaria che vede 84,8 milioni di debiti e un patrimonio netto negativo per 11,5 milioni, e portarsi a casa tempo. Il giudice concederà 60 giorni almeno, ma fonti dicono che l’azienda ne abbia chiesti 120, per arrivare a un accordo con le banche per una ristrutturazione del debito e far entrare nell’equity un nuovo investitore.
Quello con cui l’azienda sta trattando da maggio e che ha posto dei paletti al suo ingresso nel capitale, con messa in minoranza del socio Giuseppe Stefanel, figlio del fondatore Carlo. Colui che oggi controlla il 56,5% del capitale. Adesso ci sono due mesi di lavoro per evitare il fallimento, perché è a rischio la continuità di impresa, come hanno sottolineato i revisori di Ernst & Young non approvando gli ultimi dati semestrali.

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Il titolo Stefanel nell’ultimo anno

A fine settembre l’indebitamento netto è salito a 87,43 milioni. Poi c’è anche lo scoperto di 28 milioni nei confronti dei fornitori. A marzo cominciano le trattative con le banche. Il 27 ottobre, su richiesta informale della Consob, l’azienda smentisce che le holding stiano trattando la vendita delle partecipazioni. Gli investitori, se compreranno, dovrebbero farlo attraverso un aumento di capitale riservato, ma non comprando dagli azionisti. Il Sole 24 Ore scrive oggi che Oxy Capital e altri fondi sono alla finestra per intervenire:

Nel caso di una procedura all’interno del 182 bis, sarà necessario anche avere il supporto di qualche investitore specializzato in acquisto di debito e in «turnaround» di aziende. Potrebbero, quindi, tornare sul dossier i numerosi fondi che in questi mesi hanno considerato un’operazione. La transazione sarebbe infatti stata esaminata da Oxy Capital, l’operatore che affiancato all’inglese Attestor Capital, ha già realizzato in Italia transazioni sulle caldaie Ferroli e sull’Olio Dante. Ma il dossier sarebbe finito anche sui tavoli di un operatore come Idea Ccr (Corporate Credit Recovery) e di altri gruppi come Pillarstone fino a un investitore specializzato in special situation come Gordon Brothers. Tra i soggetti industriali si sarebbe affacciato per esaminare Stefanel anche il gruppo BasicNet di Marco Boglione. Fino ad oggi però nessuna trattativa si è concretizzata. L’advisor Rothschild starebbe portando avanti le discussioni, in particolare con un fondo che sarebbe avvantaggiato sugli altri.

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