Lo stadio della Roma e il risarcimento danni che rischia il Comune

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-08-01

Dopo l’intervista del vicesindaco e la smentita con minacce di azioni legali vediamo a che punto è l’iter in Campidoglio e in che modo la Giunta Raggi e la maggioranza in Consiglio potrebbero opporsi all’investimento. Con tutti i rischi collaterali

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La vicenda dell’audio di Daniele Frongia, vicesindaco di Roma, pubblicato qualche giorno fa dal Tempo, fa tornare d’attualità la posizione della Giunta Raggi e della maggioranza grillina nei confronti dello Stadio della Roma. Anche perché tra giochi di parole e questioni serie dilazionate, un cortocircuito di tempi e volontà politiche potrebbe mettere in crisi il progetto sì, ma anche fa rischiare al comune di Roma un risarcimento danni milionario.

Daniele Frongia e lo stadio della Roma

Come sappiamo, l’iter politico è completato e il 28 agosto il Comune dovrà inviare il progetto in Regione: Enrico Stefàno ha annunciato su twitter che la maggioranza sta pensando a una modifica: investire i 50 milioni del Comune non per ampliare la linea B ma per potenziare la Roma-Lido. Questa eventuale modifica però non ha la funzione di bloccare il progetto: per farlo bisognerebbe approvare una delibera nel consiglio comunale. L’iter infatti non è giuridicamente concluso e non lo sarà finché il progetto non avrà il via libera della Conferenza dei servizi in Regione. Fino a quel momento il Comune ha tempo per approvare una delibera per modificare o ritirare il “pubblico interesse” concesso il 22 dicembre 2014 con la votazione nell’aula Giulio Cesare. Bisognerebbe però per l’appunto votare in Consiglio, e soprattutto la motivazione deve essere inattaccabile perché altrimenti i grillini rischierebbero di esporre il Campidoglio a una causa miliardaria di risarcimento danni. Proprio di questo parlò il direttore generale dell’A.S. Roma Mauro Baldissoni nella metà del giugno scorso: «l’iter autorizzativo politico è esaurito, come lo sarebbe il candidato che volesse riaprirlo perché correrebbe il rischio di esporre il Comune ad azioni risarcitorie», sostenne Baldissoni, salvo ammorbidire i toni il giorno successivo: “Non intendevo dire, come non ho detto, che è Virginia Raggi ad essere esaurita, né minacciare cause, ma appunto ribadire che siamo giunti ad una fase autorizzatoria amministrativa e non più politica e spiegare le conseguenze tecniche e giuridiche di un eventuale annullamento del progetto -prosegue il dirigente giallorosso-. Ed è proprio per questa ragione, come già evidenziato nell’incontro, che non abbiamo ritenuto di dover incontrare i candidati alla poltrona di sindaco, ma che saremo felici di spiegare il progetto a chiunque di loro verrà eletto, certi che abbraccerà un’iniziativa così qualificata e importante per l’intera città”. Nell’intervista rilasciata al Tempo e nella successiva “smentita” su Facebook, Frongia è stato evasivo sul punto, ma una cosa importante l’ha detta: «La cosa che ribadiamo è che noi vogliamo lo stadio purché si rispetti la legge. E per stadio di calcio, per l’Amministrazione Raggi intendiamo uno stadio di calcio. Questo è un intervento urbanistico e lo sport, il calcio, c’entra poco».

Lo stadio della Roma e il risarcimento danni a cui rischia di andare incontro il Comune

L’amministrazione Raggi, per bocca del vicesindaco Frongia, torna quindi su un cavallo di battaglia della campagna elettorale permanente degli ultimi tre anni: vuole lo stadio, sì, ma non vuole la “speculazione edilizia” che a suo parere innescherebbe la sua costruzione. Di più: Frongia, nel colloquio con Magliaro, arriva a negare che il progetto sia un “investimento” (al minuto 11.47 del video), nonostante in effetti la costruzione di infrastrutture e di immobili, da che mondo e mondo, rappresenti un investimento. E c’è un altro numero importante da sottolineare: 14%. Secondo Frongia è la percentuale rispetto al totale del progetto, ma il vicesindaco saprà sicuramente anche che l’area destinata allo stadio (49.000mq) costituisce il 14% della sola parte edificata (354.000mq) la quale, a sua volta, corrisponde soltanto al 39% del progetto complessivo.

L’area oggetto dell’intervento, infatti, si estende su una superficie molto più ampia e pari a 890.808mq. Questo determina un indice di edificabilità, per l’appunto, di 0,39mq/mq (354.000:890.808), da cui ne consegue che circa la metà dei terreni è adibita ad area verde mentre il restante 11% ad infrastrutture, per un totale del 76% destinato ad uso pubblico (50% parchi e verde pubblico, 15% piazze e spazi pubblici, 11% infrastrutture)

daniele frongia stadio della roma
Il progetto dello stadio della Roma (da stadiodellaromafaq)

Ecco perché l’impalcatura tecnico-giuridica per modificare o cassare il pubblico interesse deve essere assolutamente inattaccabile, e quindi a parte i giochi di parole sull’essere favorevoli allo stadio, sì, ma solo a quello, sollevare argomenti come “solo il 14% è destinato all’opera” rischia di infilare il Comune in una brutta gatta da pelare davanti ai tribunali. Dove la Roma potrebbe chiedere in primo luogo la restituzione del centinaio di milioni investiti finora e poi i danni derivati da una decisione politica non esattamente ben congegnata. Infine c’è un ulteriore problema: dall’intervista di Frongia si capisce che il problema non è ancora stato affrontato sia dalla giunta sia dai responsabili politici del dossier. Ma la scadenza del 28 agosto incombe: fornire prima un ok di massima al progetto spingendo così l’iter in Regione e poi cominciare ad affrontare la questione del suo eventuale blocco porterebbe a una situazione di doppio binario: da una parte la Regione che procede con l’iter autorizzativo, dall’altra il Comune che procede con il blocco. Un cortocircuito istituzionale che difficilmente farebbe bene alla città e alle sue istituzioni.

Leggi sull’argomento: Daniele Frongia: il vicesindaco di Roma vuole portare in tribunale un giornalista

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