Sorelle d'Italia: Greta Ramelli e Vanessa Marzullo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-02

Le due cooperanti rapite da Al Nusra, che cerca un riscatto, ma non dall’ISIS. Anche se potrebbero essere vendute. Intanto in Italia c’è chi si preoccupa dei soldi del riscatto. E chi chiede che siano salvati prima i marò

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«Siamo Greta Ramelli e Vanessa Marzullo. Supplichiamo il nostro governo e i loro mediatori di riportarci a casa prima di Natale. Siamo in grande pericolo e possiamo essere uccise. Il nostro governo ed i mediatori sono responsabili delle nostre vite». A cinque mesi dal loro rapimento questa è la prova che Vanessa e Greta sono vive e non sono nelle mani dell’ISIS. Ma questo non significa che non possano finirci: la cattura avvenuta in una zona vicino ad Aleppo, in Siria, i rapitori delle giovani cooperanti italiane cercano di chiudere la partita e lo fanno nella maniera più eclatante dopo un sequestro segnato invece dal silenzio assoluto anche quandogli estremisti dell’Isis mostravano le immagini degli ostaggi decapitati e lanciavano il loro proclama contro l’Occidente. Il timore è che si apra un vero e proprio mercato.
 
GRETA RAMELLI E VANESSA MARZULLO: SORELLE D’ITALIA
Il filmato dura23 secondi, l’audio è di pessima qualità. Greta Ramellie Vanessa Marzullo sono avvolte in un chador nero. Si vede beneil loro volto: inammissibile per le fazioni più estreme. E sul video adesso si pongono gli interrogativi degli investigatori, che puntano il dito sulle tante circostanze oscure del rapimento. Scrive Guido Olimpio sul Corriere della Sera:

La clip è ben lontana dallescene con più telecamere usate dall’Isis. Appare più che altro un mezzo, rapido, essenziale. Una parete disadorna, sul pavimento delle coperte. Manca un logo di un gruppo, non c’è neppure un vessillo o una bandiera. Quelli di Al Nusra — che ieri sono usciti allo scoperto per rivendicare il rapimento — di solito imprimono il loro sigillo digitale sui filmati. Questione di prestigio e autenticità. I video servono durante il negoziato, ma hanno anche una funzione propagandistic anei mesi a seguire. Sono la prova di un’azione. Dunque è strano che non appaia la firma. Potrebbe essere solo una questione di fretta, il gruppo deve gestire altri sequestri, è impegnato. Oppure i predoni hanno un’affiliazione diversa. E Al Nusra non c’entra. Almeno per ora.Questa formazione, vicina all’ideologia di Al Qaeda, ha sempre mostrato «professionalità» nella gestione degli ostaggi. Quando nel 2013 ha rilasciato un gruppo di caschi blu, uno dei suoi uomini si è presentato allo scambio con un portatile attraverso il quale avrebbe verificato il bonifico di svariati milioni di dollari. Riscatto «raccolto» — si fa per dire — dall’intelligence del Qatar, mediatore fondamentale e interessato.

Molti i dubbi sollevati dai numeri «17/12/14» scritti a penna sul pezzo di carta mostrato da Vanessa.Non era impossibile trovare un metodo di datazione più efficace e convincente. Scrive Fiorenza Sarzanini che gli 007 dell’Aise e i carabinieri del Ros stanno effettuando l’analisi del video alla ricerca di un dettaglio utile. Ma l’attenzione è rivolta soprattutto a quella zona della Siria dove le ragazze sono segregate e anche alla strategia per portarle in salvo.In questo caso, racconta ancora il Corriere, un ruolo decisivo può giocarlo la Turchia che già in passato ha aiutato gli Stati occidentali nella fase del rilascio degli ostaggi. I contatti su questo aspetto sono attivi. L’urgenza riguarda adesso la capacità di fermare la corsa di chi sta tentando di aprire il gioco al rialzo.
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Carlo Bonini su Repubblica parla di gestione collettiva del sequestro:

Se si deve stare al pochissimo chele fonti della nostra Intelligence lasciano filtrare, il video risalirebbe infatti alla fine di novembre e la data del 17 dicembre, scritta a mano su un foglio mostrato dalle ragazze, sarebbe dovuta essere nelle intenzioni dei sequestratori quella scelta per la pubblicazione delle immagini su YouTube. Così non è stato, perché il filmato avrebbe conosciuto un percorso tortuoso, prima di approdare in rete. A dimostrazione di una gestione “collettiva” del sequestro in ragione della quale, in questo momento, ciascuna delle fazioni coinvolte nella prigionia e che rivendica un “diritto di parola” sulla sorte delle due ragazze, ritiene di dover far valere e pesare le proprie decisioni. Una circostanza che rende evidentemente la “trattativa” particolarmente laboriosa e, soprattutto, la espone ai tentativi di chi, pur non avendo in mano le due cooperanti, ne rivendica il controllo pur di poter entrare a sua volta nel gioco e incassarne i dividendi. Fossero anche soltanto politici.

Mentre Renzo Guolo spiega chi è Al Nusra:

Il gruppo guidato dal siriano Al Golani, non ha decapitato ritualmente ostaggi. Al Nusra aderisce a Al Qaeda e nonall’Is. E la leadership qaedista, memore dell’isolamento in cui si era venuto a trovare in Iraq il gruppo di Zarkawi, con il suo stragismo e le sue macabre esecuzioni rituali, ha imposto una linea che non si prestasse a reazioni di rigetto. Al di là delle differenze strategiche — Al Qaeda predilige il Nemico lontano, gli Stati Uniti, ma Al Nusra che pure vi aderisce, si concentra, come l’Is, su quello vicino — questo atteggiamento è divenuto una discriminante tra i due gruppi. Una linea “nazionale” dovuta al fatto che Al Nusra è ormai composto prevalentemente da siriani, attenti alle dinamiche e alle relazioni locali, molti dei quali reduci dalla jihad irachena e consapevoli degli eccessi commessi nel furore zarkawiano. L’ispirazione di Al Nusra al messaggio di Musab Al Suri, uno degli ideologi del radicalismo contemporaneo, che invita a non opprimere la popolazione in nome di una rigidità ideologica destinata a essere controproducente, contribuisce alla linea realista dell’organizzazione.

LA REAZIONE DEL GIORNALE
Ma c’è chi non riesce a trattenersi nemmeno stavolta. Mentre le due cooperanti, Sorelle d’Italia come tutti i connazionali in pericolo, si trovano faccia a faccia con gli assassini, al Giornale pensano che il problema più importante sia il velo:

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La prima pagina del Giornale su Greta Ramelli e Vanessa Marzullo

Nell’articolo di Magdi Cristiano Allam si stigmatizza la possibilità che attraverso il riscatto si finanzino i terroristi, e si chiede ancora una volta di vietare alle Organizzazioni Non Governative di arrivare in Siria e nel luoghi teatro di guerra. Ieri, poi, circolava questo stamp di commenti su Facebook alla notizia delle due cooperanti rapite data dall’Ansa:
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Persino qui c’è chi chiede “Prima i marò”.

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