Siné: il vignettista licenziato da Charlie Hebdo per antisemitismo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-01-13

La storia di una frase sul figlio di Sarkozy ritenuta antisemita e infelice finisce con il licenziamento. E la coda giudiziaria dà ragione al disegnatore

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Lui si chiama Maurice Sinet, il suo nome d’arte come disegnatore e vignettista è Siné ed è anche stato licenziato da Charlie Hebdo qualche anno fa per antisemitismo. La rivista che lui ha fondato, prima settimanale e ora mensile, aprirà domani con la solidarietà a Charlie Hebdo:

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Siné Mensuel, la copertina per Charlie Hebdo

Ma la storia del suo licenziamento (ovvero, “L’affaire Siné”, come lo chiamano in Francia in assonanza con altri casi come quello di Dreyfus) non è esattamente un fiore all’occhiello nella storia di Charlie Hebdo. Siné inizia a lavorare come illustratore e vignettista negli anni Cinquanta, e collabora con i principali giornali francesi fino a quando approda a Charlie Hebdo. Nel luglio del 2008 il settimanale pubblica una rubrica che ironizza su una presunta conversione all’ebraismo del figlio di Nicholas Sarkozy, Jean.
 
SINÉ: IL VIGNETTISTA LICENZIATO DA CHARLIE HEBDO PER ANTISEMITISMO
La frase è piuttosto greve: Siné scrive che Jean Sarkozy è uscito tra gli applausi da un processo che lo vedeva imputato, nel quale il pubblico ministero ha chiesto la sua scarcerazione. «Va detto che il denunciante era un arabo», aggiunge Siné, che poi dice che Sarkozy junior si vuole convertire all’ebraismo prima di sposare la sua fidanzata, di religione ebraica ed erede dei fondatori di Darty, una catena di elettronica francese. «Si farà strada nella vita, il ragazzo», conclude Siné. E qui scoppia un putiferio: piovono accuse di antisemitismo per la frase, anche se scoppiano soltanto una settimana dopo la pubblicazione della rivista, quando i Sarkozy si lamentano pubblicamente. Siné scrive una lettera di spiegazioni e scuse che però Philippe Val, all’epoca direttore di Charlie, vuole pubblicare insieme a un testo di scuse firmato da tutti i redattori (non senza polemica interna). Alla fine la petizione contro di lui, come la chiamerà Siné, non viene pubblicata, ma non vengono pubblicate nemmeno le scuse di Siné, che ammetteva che il suo testo era ambiguo e poteva dare adito a misinterpretazioni. Quando arriva la minaccia di querela della Darty, Val licenzia Siné. Il quale però non ci sta, annuncia che denuncerà per diffamazione chi lo accusa di antisemitismo e porta in tribunale i suoi ex compagni. La corte gli dà ragione e condanna l’editore di Charlie Hebdo a pagare 40mila euro di danni a Siné per il licenziamento senza preavviso. Charlie Hebdo ricorre in appello e la pena in secondo grado viene aumentata a 90mila euro. Ovviamente si festeggia con le vignette.
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