Simone Uggetti: perché il sindaco di Lodi è stato arrestato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-04

Repubblica sostiene che la custodia cautelare in carcere per il primo cittadino sia insensata. Vediamo se è vero

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Gianluca di Feo su Repubblica di oggi firma un editoriale in cui parla di “Manette a tutti i costi” nei confronti di Simone Uggetti, il sindaco di Lodi indagato per turbativa d’asta insieme all’avvocato Cristiano Marini per un appalto di gestione delle piscine comunali secondo l’accusa truccato. L’analisi che fa Di Feo delle motivazioni dell’arresto è però fuorviante e non rispetta in alcun modo quanto è stato scritto nell’ordinanza dal giudice per le indagini preliminari Isabella Ciriaco. Dopo aver raccontato per sommi capi la storia, Di Feo sostiene che il GIP abbia agito perché è passato “dalla presunzione di innocenza alla presunzione di colpevolezza”:

In questo caso, il giudice anticipa esplicitamente la sentenza, negando che ci possano essere “in un’ottica prognostica” attenuanti. E sancisce: “La personalità negativa dei due imputati porta a ritenere con decisa verosimiglianza che gli stessi abbiano potuto sistematicamente gestire la cosa pubblica con modalità illecite”. Si passa dalla presunzione di innocenza alla presunzione di colpevolezza, senza che negli atti ci sia anche una sola traccia di altri crimini.
Ma le conclusioni del magistrato vanno oltre. E teorizzano che per un politico o per un avvocato possa esserci solo l’arresto in carcere. Non è sufficiente sospendere il sindaco dall’incarico, interdire il legale o mandare entrambi ai domiciliari perché “la conoscenza che hanno degli strumenti investigativi, per il ruolo politico sociale rivestito dall’Uggetti e per le cognizioni tecniche proprie del Marini, quale avvocato” impongono la prigione.

Non contento, Di Feo dice che l’obbligo del carcere per Uggetti “può essere applicato a chiunque” con gli argomenti sollevati dal FIP:

Il gip va oltre e ritiene che la cella sia necessaria e indispensabile, esclude persino la custodia a casa con il braccialetto elettronico poiché – scrive – con l’attuale progresso tecnologico “è impossibile monitorare e controllare gli indagati sottoposti agli arresti domiciliari”. Una valutazione sull’obbligo del carcere che può essere applicata a chiunque. E che appare “disarmante e allarmante” quanto gli indubbi comportamenti illeciti del sindaco di Lodi.

Ciò che racconta Di Feo è completamente irreale. Perché, a prescindere dalle considerazioni su Uggetti, innocente fino a sentenza definitiva, il motivo per il quale il sindaco di Lodi Uggetti è in carcere non risiede in tutto quello che ha segnalato Repubblica nell’ordinanza. Come tutti ormai sanno, la custodia cautelare in carcere viene decretata per i soliti tre motivi: reiterazione del reato, pericolo di fuga e inquinamento delle prove. Il GIP, nell’ordinanza che abbiamo raccontato ieri, spiega con dovizia di particolari e tonnellate di prove a supporto che Uggetti stava inquinando le prove. Ovvero ha discusso con l’altra persona arrestata della formattazione dei personal computer in cui erano presenti messaggi in cui si parlava dell’appalto e delle modifiche che avrebbero favorito la Sporting Lodi. Le conversazioni sono imbarazzanti per chiunque sia dotato di senso della realtà, visto che Uggetti arriva anche a chiedere anche a un dipendente informatico del comune di venire a ripulire il suo computer.
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E c’è di più: Uggetti, racconta sempre l’ordinanza, comunica al comandante provinciale della Guardia di Finanza di avere notizie “dettagliate” circa le indagini in corso e cerca di carpirgli informazioni, come risulta dal colloquio registrato dal comandante e presente negli atti. 

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Dall’ordinanza del GIP di Lodi su Simone Uggetti ed altri

Comunque la pensiate sull’arresto di Uggetti, e a prescindere dalle valutazioni sullo scarso valore economico dell’appalto (che non rilevano visto che due euro di soldi pubblici rubati valgono quanto un milione di euro di soldi pubblici rubati in tutti i paesi del mondo) che comunque nulla c’entrano con le esigenze di custodia cautelare, la custodia cautelare in carcere – in attesa delle controdeduzioni della difesa di Uggetti e delle eventuali decisioni del tribunale del Riesame – è una richiesta legittimata e una decisione comprensibile in un paese in cui si attende con pazienza che gli amministratori pubblici sottoposti a indagine capiscano finalmente che bisognerebbe rispettare gli inquirenti, se non si ha nulla da nascondere. Nel momento in cui si briga per formattare un PC e si parla con fare curioso a un comandante della Guardia di Finanza, la scelta del GIP si capisce. Le filippiche insensate e che curiosamente dimenticano di illustrare gli argomenti delle ordinanze che darebbero torto alla tesi dell’articolo, meno.

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