Sergio Mattarella e la storia dell'uranio impoverito

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-01-30

Una tipica storia italiana che parte dalla sottovalutazione di rischi nella cosiddetta sindrome dei Balcani, che ha colpito tanti militari italiani che erano in missione in zone di guerra. Tra responsabilità della NATO e scaricabarile della politica e dell’esercito

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Tra ieri ed oggi un post su Facebook e un articolo su Metronews stanno facendo riemergere una storia che riguarda Sergio Mattarella, oggi candidato alla presidenza della Repubblica, e che al tempo dei fatti era ministro della Difesa. Il post è di Lorenzo Siani, ex inviato del Resto del Carlino, l’articolo è invece di Stefania Divertito su Metronews.
 
MATTARELLA E L’URANIO IMPOVERITO
Si parla della cosiddetta Sindrome dei Balcani ovvero le malattie sviluppate da tanti soldati italiani che avevano prestato servizio durante la guerra in Bosnia Erzegovina. Si parla di 45 vittime e 500 malati in tutto, e un rapporto di causa effetto tra l’uranio impoverito e le malattie non è ancora stato dimostrato, ma molti tribunali hanno sancito la responsabilità del ministero della Difesa per questo tipo di malattie. Racconta Sani:

Ho avuto occasione di incontrare il candidato di Renzi al Quirinale, Sergio Mattarella, quando questi era ministro della Difesa del governo Amato. Chiedo scusa per la lunghezza del post, ma lo devo a tanti ragazzi che non potranno mai leggerlo. Lavoravo da qualche mese sulla vicenda dell’Uranio Impoverito e sull’impressionante numero di leucemie linfoblastiche acute e linfomi tra i nostri militari che erano o erano stati in missione nei Balcani, soprattutto in Bosnia, ma non solo.
Sergio Mattarella negò a più riprese il possibile nesso tra l’insorgere delle patologie e il servizio. Negò che la Nato avesse mai utilizzato proiettili all’uranio impoverito (DU, Depleted Uranium), tantomeno che questo fosse contenuto nei Tomahawk (missili) sparati in zona di guerra dalle navi Usa in Adriatico. Insomma, Mattarella, candidato di Renzi al Quirinale, negò su tutta la linea.
Negò pure ciò che era possibile reperire nei primi giorni di internet sugli stessi siti della Difesa Usa, che magnificava l’efficacia degli armamenti al DU e dettava, contestualmente, le precauzioni sanitarie da adottare in caso di bonifica: protocolli di sicurezza molto rigidi, che prevedevano l’utilizzo di tute, guanti e maschere protettive, per svolgere il lavoro che invece a mani nude e senza protezioni facevano i nostri soldiati. I quali, nel frattempo, continuavano ad ammalarsi e morire. Ero a Nuxis, in Sardegna, al funerale di caporal maggiore della Brigata Sassari Salvatore Vacca, riconosciuto poi come il primo morto di Uranio Impoverito, che aveva prestato servizio alla caserma Tito Barak di Sarajevo.

Sani continua raccontando di un dialogo con Mattarella:

Si arriva così al 27 gennaio 2001, giorno in cui decido di tendere un’imboscata al ministro Mattarella, che si trova ad Ascoli col presidente della commissione Difesa della Camera Valdo Spini per il giuramento del primo contingente di donne militari di truppa dell’Esercito italiano, lo stesso in cui qualche anno dopo si distinse l’istruttore Salvatore Parolisi (ma questa è un’altra storia). Avvicinai Mattarella nella ressa dei giornalisti e riuscii a porgli un paio di domande, alle quali, assai piccato, si rifiutò ancora una volta di rispondere.
O meglio, anche in quell’occasione negò qualsiasi nesso tra DU e i linfomi o le leucemie. Fantasie della stampa. Provai a insistere, ma lui mi respinse con toni e modi definitivi «Questa non è un’intervista» mi disse. «Io le interviste le concordo prima, poi voglio per iscritto le domande e infine leggere il testo del giornalista prima che questi lo dia alle stampe».
Tutte le volte che ho letto qualche sua intervista sui maggiori quotidiani, negli anni a venire, è ovvio che poi ho pensato male. Mattarella girò i tacchi se ne andò, così mi beccai anche il rimprovero dei colleghi perché avevo fatto scappare il ministro con domande “fuori tema”.
Raccontai questa scena nel mio pezzo che conclusi lasciando al lettore ampia facolta di scelta sul caso dell’Uranio Impoverito, che non era diventato un “caso” solo perché Striscia la Notizia non se ne era ancora occupata (l’Italia è questa). Insomma, scrissi, come volete la verità: liscia, gassata o Mattarella? E’ una domanda che ora pongo anche a chi ha avuto la pazienza di leggere tutto il post, del quale mi scuso ancora una volta per la lunghezza. Come deve essere la verità in questo Paese allo sbando: liscia, gassata o Mattarella?

L’ARTICOLO SU METRONEWS
Anche Stefania Divertito racconta di contatti con l’allora ministro della Difesa Mattarella:

La Nato, tanto per dire, qualche ora dopo smentì lo stesso ministro: ve l’abbiamo detto ufficialmente che su quegli aerei c’era uranio e che lo abbiamo sganciato nei Balcani, e in Iraq (e in SOmalia, si socprirà). C’è un’Ansa a dimostrarlo.
Mattarella non si arrese nel suo tentativo di “far passare la nottata”: organizzò un volo per giornalisti, e c’ero anche io, all’epoca giovane cronista di Metro.
Andammo a Sarajevo dove giovani soldati ci raccontavano di quanto alla caserma Tito Barrak si stesse bene. L’uranio? Non abbiamo paura, ripetevano a memoria. Salvo poi darti i numeri di telefono quando il generale si spostava più in là. Con alcuni di loro sono rimasta in contatto. Sono una fonte preziosa.
Nel frattempo Mattarella istituì la Commissione Mandelli per “trovare la verità”. In pochi mesi avrebbe dovuto realizzare un’indagine epidemiologica per cercare il nesso tra uranio e malattie. Ma Mandelli – che non mi spiegherò mai perchè accettò quell’incarico – aveva numeri sbagliati e quella Commissione non poteva funzionare. Scrisse nella relazione finale che non aveva avuto gli strumenti per indagare ma questo, nella superficialità delle notizie stampa fu tradotto semplicisticamente “Nessun nesso”.
E qualche stupido che fa finta di avere la memoria corta, ancora oggi assolve l’inquinamento bellico perchè Mandelli non trovò il nesso.
Mattarella ha sempre cercato di coprire, io questo l’ho visto svolgersi sotto i miei occhi, anche se non c’è stato mai un processo.

mattarella uranio impoverito
L’URANIO IMPOVERITO E MATTARELLA
Anche i giornali dell’epoca confermano una generale sottovalutazione sia da parte del ministero che da parte delle forze armate dell’allarme sui casi di morte e sul legame con i luoghi di guerra nei Balcani. Riguardo la prima affermazione sull’imboscata del 27 gennaio 2001, l’11 gennaio 2001 lo stesso Mattarella testimoniò in commissione annunciando l’esistenza di 30 casi di sindrome dei Balcani.

Trenta casi di “Sindrome dei Balcani” in Italia, per ora. La cifra è annunciata dal ministro della Difesa al Senato che ha spiegato come “di questi solo 21 sono relativi a militari che hanno prestato effettivo servizio in Bosnia e Kosovo; 7 riguardano persone decedute. Tra questi 21 casi si registra una netta prevalenza numerica di personale che ha operato in Bosnia”. Sono stati rilevati “10 tipi diversi di patologie” dal controllo delle cartelle cliniche dei sospetti affetti dalla “sindrome”, studiate dai 6 esperti della Commissione presieduta dall’ ematologo Mandelli. Il numero dei casi è idenico a quello su cui sta indagando la procura militare. La coincidenza è stata rilevata da Roberto Bertollini, direttore dell’ ufficio italiano dell’ Oms, l’ Organizzazione mondiale della Sanità: le cifre sono ormai troppo alte per far pensare solo “a un’ alta incidenza casuale”; “qualcosa sicuramente c’ è o c’ è stata in Kosovo e in Bosnia”. I dati riportati dal ministro – che ha comunque escluso una spaccatura con la Nato sulla questione uranio – sembrano aver reso inverosimile qualsiasi probabilità statistica: la leucemia non supera i 5-10 casi ogni 100mila abitanti nella fascia d’ età tra i 20 e i 45 anni, spiega Bertollini (i dati del ‘ 97 dell’ Istituto superiore di Sanità danno un tasso di mortalità di 8,9 ogni 100mila abitanti d’ ogni fascia d’ età). “C’ è insomma una casistica su cui occorre indagare”, sostiene il direttore dell’ Oms, benché “non si può parlare né di uranio impoverito, né di benzene, per ora”. “Mattarella ci ha sorpreso”, dice il maresciallo Leggiero, rappresentante dell’ Osservatorio per la tutela delle Forze Armate: “I 30 casi annunciati non coincidono tutti con quelli che stiamo controllando, d’ altronde non possiamo verificare i dati della Commissione, non ce li danno. Posso però dire che oggi abbiamo accertato 3 nuovi casi: un cancro ai polmoni, una leucemia e un caso di tumori intestinali, tutti di soldati che son stati in Bosnia. Insistiamo nel chiedere di poter partecipare ai lavori della Commissione Mandelli e che vengano fatte visite a tutti, anche ai civili”.

E francamente pare difficile che Mattarella negasse il 27 quello che aveva affermato in commissione l’11 (forse una data è sbagliata?). Il racconto di Metronews invece parte da anni precedenti, e in effetti è vero che il ministero guidato da Mattarella all’inizio minimizzò il caso: «”Stiamo verificando, ma per ora non c’è nessun allarme per le nostre truppe nei Balcani”. L’ intervento di Sergio Mattarella non frena però le polemiche e si moltiplicano le interrogazioni parlamentari (di Forza Italia e anche dei Democratici di Sinistra). Quello che i reduci americani della Guerra del Golfo hanno battezzato il “metallo del disonore” si rivela sempre più un’ arma a doppio taglio: efficacissima nel penetrare le corazze dei tank nemici, altrettanto micidiale per la capacità di penetrare poi nell’ organismo dei militari della Nato che hanno operato e operano nei Balcani», scriveva Repubblica nel dicembre 2000. Queste sono le risultanze della commissione in Senato sull’uranio impoverito.

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