Senza accordo in Grecia banche chiuse da mercoledì

di dipocheparole

Pubblicato il 2015-06-26

Atene deve saldare una rata di 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale entro la mattinata di martedì prossimo

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Federico Fubini, tornato da poco al Corriere della Sera, spiega che Zoi Konstantopoulou, presidente del Parlamento greco, è pronta a far votare l’accordo nel caso che un’intesa tra Unione Europea e Atene venisse raggiunta entro sabato, come ipotizzava e sperava anche Angela Merkel ieri. Nel caso invece che l’accordo non si trovasse, la Grecia deve saldare una rata da 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale entro martedì prossimo.

Ma il ruolo della presidente del parlamento sarà ancora più rilevante tra qualche ora: subito dopo che, come sembra ancora possibile, venerdì o sabato la Grecia e i suoi creditori raggiungeranno un accordo su un programma di tasse e tagli di spesa in cambio di un nuovo esborso. Il tempo stringe. Martedì prossimo entro la mattinata il governo deve saldare una rata da 1,6 miliardi di euro al Fondo monetario internazionale e, senza nuovi aiuti, finirebbe di fatto in insolvenza; la Banca centrale europea si troverebbe costretta a proteggersi limitando i continui finanziamenti di emergenza alle banche greche, finora effettuati per tenere aperti gli sportelli malgrado l’emorragia dei depositi.

cosa succede alla grecia se esce dall'euro
Cosa succede alla Grecia se esce dall’euro (La Repubblica, 10 febbraio 2015)

A quel punto, spiega Fubini, le banche verranno chiuse da mercoledì:

Per gli istituti a quel punto verrebbe decretata una«vacanza», come accadde in America nel 1933 o a Cipro nel 2013. Ma in America le banche riaprirono dopo qualche giorno, quando Franklin Delano Roosevelt annunciò una garanzia dello Stato sui depositi; e a Cipro lo fecero non appena arrivò un pacchetto di aiuti dall’Europa. Ma per la Grecia, senza accordo, non sarebbero disponibili né l’una né l’altra opzione. Di qui il ruolo vitale di Konstantopoulou e della sinistra più radicale al governo. Se venerdì o sabato a Bruxelles si arriva a un «compromesso ragionevole e doloroso», come già prevede il ministro delle Riforme Giorgos Katrougalos, allora domenica il parlamento greco dovrà votarlo. La posizione della presidente dell’aula sarà decisiva per capire se la maggioranza del premier Alexis Tsipras terrà o se invece il suo modello«anti-sistema», il primo al potere in Europa, è già al tramonto. Il premier potrebbe aver bisogno dei voti dell’opposizione. Molto dipenderà dal merito del compromesso che si sta cercando a Bruxelles. Se poi il piano passa nel parlamento di Atene domenica, lunedì lo voteranno anche i parlamenti dei creditori più riluttanti: Berlino, l’Aia, Helsinki, Bratislava e Tallinn. Quindi l’esborso europeo, appena in tempo per evitare il default martedì.

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