Le sentinelle in piedi. Per la rivoluzione venite già mangiati

di Chiara Lalli

Pubblicato il 2014-10-06

Rapida rassegna di coloro che vegliano contro l’ideologia del gender (?) e contro l’uguaglianza. Con un’intervista a Vittorio Lingiardi, psichiatra e professore alla «Sapienza» di Roma.

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Ieri in alcune piazze le Sentinelle in piedi hanno vegliato (sembrano i membri dei Guilty Remnant di The Leftovers). Chi sono? «Sentinelle in Piedi è una resistenza di cittadini che vigila su quanto accade nella società e sulle azioni di chi legifera denunciando ogni occasione in cui si cerca di distruggere l’uomo e la civiltà». Addirittura? Una resistenza per evitare la distruzione dell’uomo e della civiltà? Perché vegliano? «Ritti, silenti e fermi vegliamo per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale fondata sull’unione tra uomo e donna. La nostra è una rete apartitica e aconfessionale: con noi vegliano donne, uomini, bambini, anziani, operai, avvocati, insegnanti, impiegati, cattolici, musulmani, ortodossi, persone di qualunque orientamento sessuale, perché la libertà d’espressione non ha religione o appartenenza politica, ci riguarda tutti e ci interessa tutti». Vegliano «per la libertà di espressione, per poter essere liberi di affermare che il matrimonio è soltanto tra un uomo e una donna, che un bambino ha il diritto ad avere la sua mamma e il suo papà e che loro hanno il diritto di educare liberamente i loro figli». Si commentano da soli. Ma nella melma di parole, annunciazioni, avvertimenti e bizzarre espressioni ci sono alcuni slogan che si ripetono ossessivamente (e che non sono patrimonio esclusivo SIP): la Famiglia come uomo + donna, la genitorialità identificata con il concepimento biologico e il diritto di avere una mamma donna e un papà uomo, l’ideologia del gender e – addirittura – la minaccia alla libertà di espressione e di educazione. Parlo di queste ricorrenti espressioni con Vittorio Lingiardi, psichiatra e professore ordinario alla “Sapienza” di Roma.

sentinelle in piedi
#liberiamoledifferenze #oggi #Aosta contromanifestazione #sentinelleinpiedi

 
NOI DIFENDIAMO I BAMBINI![pullquote]Meglio in Africa che con due papà![/pullquote]
La pretesa di vegliare per difendere gli interessi dei «più deboli» passa per la convinzione che esista un modello unico di famiglia come condizione necessaria e sufficiente per il benessere del bambino. Sapere che cosa è nell’interesse del bambino non è mica facile. «È quasi impossibile – mi dice Lingiardi – perché ogni bambino ha un interesse diverso e cresce in un contesto specifico. Non si possono fare generalizzazioni. Però possiamo farci alcune domande. È nel suo interesse crescere con genitori che litigano sempre ma stanno insieme perché qualcuno ha detto loro che così devono fare? È nel suo interesse crescere in una famiglia in cui i genitori sono separati ma condividono la sua educazione e si prendono cura di lui? È nel suo interesse stare in un orfanotrofio, in Africa [indimenticabile Rosy Bindi con «meglio in Africa che con due genitori gay»] o essere cresciuto da due genitori dello stesso sesso che lo adottano e lo amano? È difficile, come dicevo, generalizzare. D’altra parte è molto semplice dire cosa sia nel suo interesse, che poi è la formula che ricorre in molti statement di associazioni di psicologi, psichiatri e pediatri. Ovvero: essere cresciuti da genitori competenti capaci di fornire cure, in grado di riconoscere i bisogni del bambino, di stabilire limiti, di offrirgli un contesto sociale equilibrato. Dal punto di vista della ricerca sarebbe utile iniziare a costruire definizioni condivise e verificate: quali sono gli ingredienti della genitorialità? Tra questi ci sono quelli che nominavo prima. Mentre gli ingredienti necessari per il concepimento biologico sono evidentemente la presenza di maschio e femmina, quelli della genitorialità non hanno nulla a che fare con le differenze di genere, ma riguardano la capacità di interazione e di educazione».
Le sentinelle a Milano
Le sentinelle a Milano

 
FAMIGLIA/FAMIGLIE[pullquote]Un modello, più modelli[/pullquote]
È sempre seduttivo pensare di saperla lunga, di conoscere le condizioni sufficienti e necessarie e di doverle quindi imporre a tutti – per il loro bene, mica perché siamo ossessionati. Ho una madre femmina, un padre maschio, allora devo avere la famiglia perfetta. «Se fosse così semplice costruire le famiglie perfette! Non si costruiscono a tavolino, né dentro ideologie tanto anguste o viscerali convinzioni. Non basta rispettare le “forme” e non è necessario rispettarle per ottenere un buon risultato. Ciò di cui parliamo – cioè la ricerca di una genitorialità consapevole – non si può garantire tramite l’applicazione di un modello dall’alto. Spesso poi accade che i figli di coppie dello stesso sesso o di chi ha adottato arrivino dopo un lungo percorso che può non esserci in una famiglia nata da un incontro casuale e meno complicato. Anche questo di per sé non è garanzia di nulla, ma di certo non lo è nemmeno la “tradizione” o la “natura”».
Pericolo omofobia!
Pericolo omofobia!

 
REAZIONI PRIMITIVE[pullquote]Pochi precetti sicuri e molto illusori[/pullquote]
La pretesa di imporre un modello. La convinzione che possa essere garanzia di qualcosa. E poi l’ossessione per le parole ambigue, l’avversione per quanto si allontana dallo schemino della terza elementare, la simpatia per i complottismi e l’inclinazione a sentirsi sotto attacco. Parlando con uno psichiatra è difficile non chiedersi cosa possa esserci dietro a tali pretese. «L’intransigenza e la ripetizione di slogan, l’offesa per chi ha una famiglia che non si adatta a quel Modello (famiglie monogenitoriali, famiglie ricomposte e famiglie con due mamme o due papà) cioè costruite diversamente dal modello “tradizionale”, o meglio quello derivato dalla biologia e trasportato nella sociologia: tutto questo potrebbe avere a che fare con la paura di accettare la molteplicità e la diversità dei modelli. La reazione primitiva è: condannare quello che non riconosciamo, quindi costruire un rifugio fatto di pochi precetti sicuri, ma molto illusori. Non è più interessante – e più umano – farsi domande e guardare con curiosità e rispetto piuttosto che condannare?». Sarebbe poi doveroso conoscere la letteratura, evitando così di fare dichiarazioni come quelle di Beatrice Lorenzin a Porta a Porta il 17 settembre scorso. In risposta a «tutta la letteratura psichiatrica, da Freud in poi, riconosce la necessità per un bambino di avere una figura materna e paterna», l’Associazione italiana di psicologia aveva scritto un comunicato: «Nel 2011 l’Associazione Italiana di Psicologia ha ricordato che “i risultati delle ricerche psicologiche hanno da tempo documentato come il benessere psicosociale dei membri dei gruppi familiari non sia tanto legato alla forma che il gruppo assume, quanto alla qualità dei processi e delle dinamiche relazionali che si attualizzano al suo interno. In altre parole, non sono né il numero né il genere dei genitori – adottivi o no che siano – a garantire di per sé le condizioni di sviluppo migliori per i bambini, bensì la loro capacità di assumere questi ruoli e le responsabilità educative che ne derivano. In particolare, la ricerca psicologica ha messo in evidenza che ciò che è importante per il benessere dei bambini è la qualità dell’ambiente familiare che i genitori forniscono loro, indipendentemente dal fatto che essi siano conviventi, separati, risposati, single, dello stesso sesso. I bambini hanno bisogno di adulti in grado di garantire loro cura e protezione, insegnare il senso del limite, favorire tanto l’esperienza dell’appartenenza quanto quella dell’autonomia, negoziare conflitti e divergenze, superare incertezze e paure, sviluppare competenze emotive e sociali». Anche l’Ordine degli psicologi era intervenuto: «Non è certamente la doppia genitorialità a garantire uno sviluppo equilibrato e sereno dei bambini, ma la qualità̀ delle relazioni affettive». Continua Lingiardi: «40 anni di ricerche sono tutte arrivate alla conclusione che contesti diversi hanno le stesse caratteristiche e possibilità di crescita serena. La riuscita di un progetto genitoriale non è figlia della differenza di genere o della biologia».
Napoli risponde a omofobi e bigotti!
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L’IDEOLOGIA DEL GENDER[pullquote]Noi studiamo le teorie del genere, altri vi contrappongono delle ideologie[/pullquote]
I primi sintomi della reazione primitiva e aggressiva stanno nel linguaggio: «omosessualista», «ideologia del gender». Pregiudizi mischiati alla totale assenza di senso del ridicolo (ma loro sono «una resistenza per evitare la distruzione dell’uomo e della civiltà» e non hanno tempo per altro). L’«ideologia del gender» è perlopiù l’unica reazione rilevabile al cospetto del tentativo di entrare nelle scuole con un’educazione meno angusta della visione del Modello Unico. «Questa “ideologia del gender” dovrebbe essere una prima traduzione di “teoria del genere” – gender theory – che è una disciplina studiata in ambito anglosassone e poi anche nelle nostre accademie. La teoria del genere studia la costruzione del genere dalla prospettiva psicologica, sociologica, letteraria e antropologica. Come peggiorativo, diventa ideologia del genere. “Gender ideology” non esiste. La carica negativa è intenzionale. Come se avessero a che fare con un’anticrociata libertaria che vuole negare i valori e la virtù. In realtà vogliono solo alimentare la confusione. Le discipline che hanno a che fare con il gender non promuovono alcuna ideologia, ma studiano quanto – nelle nostre vite – ha a che fare con il genere come dato biologico di base e quanto “maschile” e “femminile” siano il risultato di una costruzione culturale. Le famiglie nel corso di secoli hanno assunto significati e strutture diversi, anche ciò che è considerato maschile e femminile ha assunto nei secoli – anche negli ultimi anni o a pochi chilometri di distanza – significati, valori e proiezioni diversi. Studiare questo è una delle ricerche più importanti e affascinanti, non certo l’imposizione di un modello. Questi studi si stanno diffondendo oltre i confini occidentali, e arrivano anche in paesi dove c’è ancora la criminalizzazione dell’omosessualità. Noi studiamo le teorie del genere, altri vi contrappongono delle ideologie del genere. Chi è che fa ideologia?»
Nazisti dell'illinois
ORIENTAMENTI SESSUALI[pullquote]L’eterosessualità come golden rule[/pullquote]
Come si fa a parlare di genitorialità e matrimonio se l’omosessualità è ancora percepita come intrinsecamente sbagliata o immorale? Se l’eterosessualità è ancora considerata come il termine di paragone al cui confronto tutto il resto è caricatura o brutta copia? Etero è giusto e buono, gli altri hanno qualcosa che non va (dovremmo anche ricordarci che i confini non sono sempre così netti). «La complessità degli orientamenti sessuali – mi dice Lingiardi – produce una certa preoccupazione. Mette in discussione tradizioni rassicuranti: le donne devono fare certe cose e si completano con gli uomini; gli uomini hanno diversi compiti e si completano con le donne. Un binarismo radicato di maschio attivo e femmina passiva – cui anche una certa psicoanalisi ha contribuito. È un nervo scoperto, i cui sintomi sono anche espressioni come “se tutti fossero omosessuali ci estingueremmo”. Sciocchezze, che confondono l’orientamento sessuale con la possibilità di riprodursi. Questa paura primitiva viene applicata in contesti sociali ove la vita non è più governata da meccanismi tanto arcaici. È una stonatura. In tutto il mondo l’agenda politica cerca di promuovere la cittadinanza democratica e una condizione di vita potenzialmente felice per tutti i cittadini, abolendo ingiustizie e discriminazioni sulla base di un gusto o di orientamento. È una grande ingiustizia avere e fare leggi diverse per persone “diverse”. È una vera e propria apartheid. Qui invece la politica rimane dentro la politica del disgusto. E questo non è onorevole».
Intervallo
Intervallo

 
UGUAGLIANZA[pullquote]Ma come vivevate?[/pullquote]
25 anni fa la Danimarca permetteva il matrimonio senza discriminazioni. Fa impressione, no? Non dobbiamo dimenticare che ci sono ancora molti paesi in cui non solo non c’è uguaglianza ma c’è anche la pena di morte. «Quando leggiamo le statistiche delle condizioni di democrazia in Italia colpisce trovarla più vicina a paesi dove prevale la criminalizzazione e la punizione che ai paesi europei. È una scandalosa arretratezza. Tuttavia possiamo nutrire un po’ di ottimismo per il futuro. In fondo è solo dal 1946 che le donne possono votare, sono passati pochi anni cioè rispetto a qualcosa che oggi ci sembra inammissibile. Chissà in quali meandri del passato il diritto di voto era attribuito sulla base del genere sessuale! Solo qualche decennio fa. Forse in pochi anni avremo uguali diritti civili e i nostri figli penseranno “ma davvero ai vostri tempi c’erano quelle discriminazioni? Ma come vivevate?”. Negli Stati Uniti fino alla fine degli anni ’60 era vietato il matrimonio interrazziale, in Italia fino agli anni ’70 non si poteva divorziare. Molte conquiste recenti oggi ci sembrano possessi scontati, impossibili da non avere. Tra breve potremo dirlo anche sul riconoscimento giuridico dell’affettività e sulla genitorialità protetta». Uguale accesso, uguaglianza. Che c’è di più facile da capire? E poi c’è un ulteriore vantaggio: chi non la pensa così non è mica costretto a fare qualcosa che non vuole. «Puoi pensare che i neri appartengano a una razza inferiore, ma non si possono tollerare autobus dedicati ai bianchi». La segregazione non è libertà di pensiero. La discriminazione giuridica nemmeno. Bisogna capirli, poveretti. Magari i loro nonni stavano in piazza contro il diritto di voto delle donne. O qualche zio d’America sarà andato a protestare contro il divieto di sposare un orrido negro – perché sì, va bene la tolleranza, ma l’uguaglianza è una pretesa davvero esagerata! Le tradizioni vanno mantenute. Non è cattiveria, è nostalgia per i bei tempi andati.

LIBERTÀ DI ESPRESSIONE[pullquote]Siamo liberi di dire idiozie[/pullquote]
Quanto alla libertà di espressione c’è davvero poco da dire. Esiste la libertà di dire idiozie. D’altra parte quale alternativa ci sarebbe? Impedire loro di manifestare? Di parlare? Di pensare pensieri contorti? Giammai. L’omofobia è libertà d’espressione, come lo è il razzismo, il geocentrismo e il sessismo. La libertà di essere scemi è sacrosanta (se non ci fosse discriminazione giuridica sarebbe perfino divertente vederli schiumare al cospetto della descrizione della imminente e certa catastrofe).
 
Qui se volete vedere altre foto. Qui se anche voi simpatizzate con i nazisti dell’Illinois. Ma che facevano da piccoli i titolisti e la Digos?!

Una delle foto pubblicate nella gallery era stata pubblicata da PaginaQ.it. Ci scusiamo per la mancata citazione.

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