Se l'Italia non riparte

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-08-14

PIL in crescita dello 0,2%, la ripresa è più debole rispetto ai precedenti. Anche il resto dell’Europa arranca. In attesa di un “irrobustimento” che tarda sempre di più. E con le sfide del 2016 sul tavolo

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Il PIL dell’Italia centra la crescita dello 0,2% nel secondo trimestre 2015, e conferma le difficoltà del Belpaese durante la limitata ripresa dell’economia globale. Nel suo comunicato odierno l’Istat ci fa sapere che nel secondo trimestre il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dello 0,5% rispetto al secondo trimestre 2014.

La variazione congiunturale è la sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nel comparto dell’agricoltura, di un aumento nei servizi, e di una variazione nulla nell’insieme dell’industria (industria in senso stretto e costruzioni). Dal lato della domanda, vi è un contributo positivo della componente nazionale (al lordo delle scorte) e un apporto negativo della componente estera netta. Nello stesso periodo il PIL è aumentato in termini congiunturali dello 0,6% negli Stati Uniti e dello 0,7% nel Regno Unito. In termini tendenziali, si è registrato un aumento del 2,3% negli Stati Uniti e del 2,6% nel Regno Unito. La variazione acquisita per il 2015 è pari a 0,4%.

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La crescita del PIL dal 2011 trimestre per trimestre (ISTAT)

I consumi delle famiglie vanno peggio del previsto, gli investimenti, soprattutto nei mezzi di trasporto, un po’ meglio. Il cambio debole aiuta le esportazioni, e le imprese stanno ricostituendo le scorte, ma l’occupazione sta recuperando molto lentamente. Anche i dati di giugno della produzione industriale, in flessione su maggio, non paiono di buon auspicio. Sicuramente non ha giovato la crisi della Grecia e sulle prospettive le nuove turbolenze sul mercato valutario innescate dalla svalutazione cinese. Per il ministero dell’Economia il dato è nelle attese, ma a via XX Settembre si aspettano che la ripresa si irrobustisca mentre fanno notare che per due trimestri consecutivi il PIL è cresciuto, certificando così tecnicamente l’uscita dalla recessione. Tutto oro quello che luccica?
 
LA RIPRESA E IL GOVERNO
Non proprio. Francesco Daveri su Lavoce.info pubblica questa tabella nella quale mette a confronto l’attuale ripresa con quelle degli anni precedenti (ovviamente a partire da medie non ancora definite, visto che non sappiamo quanto durerà). Come si vede la crescita media del PIL trimestrale per ora è più bassa rispetto ai precedenti, così come l’ampiezza (ovvero la crescita totale del PIL durante la ripresa); ma queste disomogeneità possono essere spiegate tranquillamente con il fatto che parliamo di un numero di trimestri non omogenei. Più importante invece il dato della crescita media nei primi due trimestri di ripresa, che è invece effettivamente più basso nel 2015 rispetto ai precedenti.
PRODOTTO INTERNO LORDO
Piccole riprese tra amici a confronto (Lavoce.info)

 
Ma sono i fattori esterni a preoccupare. Anche nel 2009-11 il ritorno alla crescita è stato agevolato da una rapida crescita dell’economia mondiale (vicina al +5,5% annuo). Oggi invece il mondo – malgrado il petrolio basso e il denaro che non costa – cresce solo del 3,5 per cento annuo, e così il volano della crescita mondiale è meno efficace. Con queste condizioni di partenza è lecito attendersi che il percorso della crescita italiano sarà ancora accidentato per molto, senza shock esterni positivi per l’economia o grandi cambiamenti nella politica economica o fiscale del governo.
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La crescita del PIL in Italia e il confronto con l’Europa (Corriere della Sera, 13 agosto 2015)

Ma per ora da Bruxelles, a cui bisognerà chiedere un allentamento nel percorso di rientro dal deficit per fermare le clausole di salvaguardia e per cancellare l’IMU come da promesse del premier, non sembrano arrivare segni positivi, anzi. I segnali da Berlino (crescita rallentata) e Parigi (zero per cento) dovrebbero aiutare a impostare leggi di bilancio che favoriscano la crescita per il 2016.
Il prodotto interno lordo in Europa (Financial Times)
Il prodotto interno lordo in Europa (Financial Times)

Nel frattempo però il mondo è in movimento, dalla Cina al Brasile. L’Italia riparte, diceva uno slogan che oggi sembra sempre più vecchio. L’impressione è che la ripartenza non sia ancora arrivata. E chissà se arriverà mai.

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