Se l'Europa vota contro l'Austerità

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-05-26

Adriana Cerretelli sul Sole 24 Ore spiega con grande lucidità l’attuale situazione politica europea, tra le trattative drammatiche per la Grecia e le urne dei paesi che bocciano la politica tedesca. Più che un campanello d’allarme, una campana che comincia a suonare a morto

article-post

Un editoriale sul Sole 24 Ore a firma di Adriana Cerretelli traccia oggi con grande lucidità un’analisi del voto europeo di domenica scorsa. L’analisi parte dalla vittoria di Syriza e dalla strategia dell’Unione Europea nella trattativa, che prevedeva la politica della fermezza nei confronti del partito di Alexis Tsipras, per non creare con la Grecia un precedente pericoloso nei confronti degli altri paesi stretti nella morsa dell’austerità.

podemos movimento 5 stelle
Le nuove alleanze tra socialisti e Podemos nelle regioni spagnole (Repubblica, 26 maggio 2015)

SE L’EUROPA VOTA CONTRO L’AUSTERITÀ
Ma la strategia si è rivelata sbagliata:

La prova è arrivata domenica con la virata a sinistra estrema anche della Spagna. Alle elezioni regionali e locali ha stravinto Podemos di Pablo Iglesias conquistando Barcellona e forse anche Madrid, Valencia e Saragozza. Ha vinto il nuovo partito di centro Ciudadanos. Hanno perso i socialisti e soprattutto i popolari del premier Mariano Rajoy che, con il 27% dei consensi, restano il primo partito del Paese ma con 11 punti e 2,6 milioni di elettori in meno rispetto al 2011. «È la fine del bipartitismo» ha commentato Iglesias che spera di vincere anche le legislative di novembre. Di sicuro è la fine della supremazia dei due partiti tradizionali spagnoli che ormai insieme, e per la prima volta, rappresentano soltanto la metà dell’elettorato del Paese. Ma, soprattutto, è la fine della grande illusione imperante tra molti europei: quella secondo cui l’uscita della Grecia dall’euro sarebbe possibile senza grandi danni collaterali, soprattutto senza intaccare l’ ”anima” della moneta unica racchiusa nel dogma della sua irreversibilità.

Ora la Grexit può diventare anche l’occasione per altri divorzi. Tra Spagna e Portogallo, altro paese che in autunno andrà alle urne dove gli elettori dovranno giudicare l’austerità, il rischio è che le spinte centrifughe possano mettere in dubbio il senso stesso dell’Unione Europea. Anche perché nel frattempo la Polonia, «beneficiaria a man bassa degli aiuti strutturali Ue, il Paese con il più alto tasso di crescita economica dell’Unione, ha a sua volta eletto il nuovo presidente della Repubblica scegliendo non il candidato del partito di governo ma quello di Legge e Giustizia, la formazione della destra nazionalista ed euroscettica che tra l’altro rivendica il rimpatrio di molti poteri ceduti a Bruxelles, proprio come i conservatori di David Cameron a Londra, e che potrebbe ritornare al governo con le elezioni di ottobre». Insomma, viene da chiedersi ormai su che tipo di basi possa poggiare il consenso di Berlino e della sua politica economica. E soprattutto, che cosa succederà quando il fuoco di oggi diventerà incendio (ovvero, se si andrà davvero in direzione della Grexit, e quindi oltre).

cosa succede alla grecia se esce dall'euro
Cosa succede alla Grecia se esce dall’euro (La Repubblica, 10 febbraio 2015)

IL FUTURO IMPOSSIBILE
Nel frattempo oggi torna la caccia al Bund, cioè ai titoli di Stato della Germania ritenuti un “porto sicuro” dove parcheggiare la liquidità pur a fronte di rendimenti piuttosto striminziti. L’appetito per la Germania è alimentato dalla assoluta incertezza che riguarda un accordo tra la Grecia ed i suoi creditori. Il rendimento del Bund è sceso a 0,55% da 0,60% ma anche il rendimento del Btp decennale è calato all’1,91% anch’esso in miglioramento rispetto al picco di 1,98% registrato ieri. Così lo spread Btp-Bund si mantiene in area 135 punti. Stabile a 197 punti anche lo spread tra titoli di Stato portoghesi e Bund. Sale invece all’1,84% il rendimento dei Bonos spagnoli rispetto all’1,77% di venerdì scorso. Lo spread con Bonos-Bund è salito a 129 punti. Difficile non vedere in tutto ciò un prodromo di quello che abbiamo già “ammirato” negli anni scorsi, ovvero una crisi dei debiti sovrani. Ma se questa dovesse arrivare dopo una Grexit e mentre in Europa le direzioni politiche divergono totalmente, il rischio è che stavolta non basti nemmeno la BCE per fermare il contagio. Se invece la Grecia dovesse raggiungere un accordo con le istituzioni sarebbe difficile a quel punto non immaginare un effetto domino per l’austerità. Le campane a morto cominciano a suonare. Per l’austerità, o per l’Europa.
 
 

Potrebbe interessarti anche