«Se ci cacciano dall'euro ricorreremo ai giudici»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-06-30

Yanis Varoufakis annuncia la possibilità di portare l’Europa davanti alla Corte di Giustizia Europea per bloccare l’espulsione della Grecia dall’area euro. Pronto anche un ricorso nei confronti della BCE per aver attentato alla stabilità finanziaria con il rifiuto di aumentare la liquidità alle banche greche

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La Grecia potrebbe ricorrere alla Corte di Giustizia Europea per bloccare l’espulsione della Grecia dall’area euro, la cosiddetta Grexit. A ipotizzare questa possibilità è il ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, in una dichiarazione riportata come esclusiva dal Telegraph. «Stiamo assumendo informazione e certamente prenderemo in considerazione la possibilità di chiamare in giudizio presso la Corte di Giustizia l’Europa. I trattati europei non prevedono l’uscita dall’euro e si rifiutano di accettarla. La nostra adesione non è negoziabile», sono le parole attribuite a Varoufakis.

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Il ritorno della Grecia alla dracma (Financial Times, 30 giugno 2015)

«SE CI CACCIANO DALL’EURO POTREMMO RICORRERE AI GIUDICI»
“Il ricorso di uno Stato membro contro istituzioni europee alla Corte del Lussemburgo rappresenta uno sviluppo senza precedenti che potrebbe complicare ulteriormente la crisi”, scrive il Telegraph. Il quotidiano conservatore cita poi fonti greche secondo le quali Atene starebbe considerando “di citare in giudizio la Bance Centrale Europea per aver congelato a quota 89 miliardi i fondi di liquidià di ermegenza per le banche elleniche respingendo la richiesta di Atene di un ulteriore incremento di 6 miliardi”. Qualsiasi tipo provvedimento inibitorio contro gli organi dell’Unione europea presso la Corte costituirebbe uno sviluppo senza precedenti, che complicherebbe ulteriormente la crisi, spiega il Telegraph. I funzionari di Syriza parlano anche della possibilità di citare in giudizio la BCE, adducendo la motivazione che il rifiuto di aumentare la liquidità per le banche di Atene potrebbe costituire un attentato alla stabilità finanziaria dell’Eurozona. Ieri Benoit Coeuré,  consigliere esecutivo della Bce, in un’intervista a Les Echos, ha detto che la possibilità che la Grecia esca dall’euro non può essere esclusa: ”L’uscita della Grecia dall’area euro sfortunatamente non può più essere esclusa. Questo è il risultato della scelta del governo greco di mettere fine alle discussioni con i creditori e di indire un referendum, spingendo l’Eurogruppo a non estendere il secondo programma di aiuti”, ha affermato Coeuré, sottolineando che la Bce e le autorità europee si augurano che la Grecia ”resti nell’area euro. E’ questo il senso della proposta che è stata avanzata la scorsa settimana, sotto forma di un programma di riforme e di un’offerta di finanziamenti molto più favorevole di tutte quelle avanzate in passato”. ”Se la risposta” al referendum ”è sì non ho dubbi sul fatto che le autorità dell’area euro troveranno un modo per onorare i impegni” ha messo in evidenza Coeure’, precisando che la riposta al referendum sarà no, sarà difficile ristabilire un dialogo politico.
TSIPRAS SYNTAGMA
Piazza Syntagma ieri sera. Foto da Twitter

INTERVIENE ANCHE OBAMA
Intanto, dopo il suo ministro del Tesoro Jack Lew, ieri sera è stato direttamente Barack Obama ad intervenire sulla crisi greca. Il presidente americano ha chiamato l’omologo francese Francois Hollande. I due leader, riferisce la Casa Bianca, hanno concordato sull’importanza di riprendere il lavoro per un accordo per finanziare Atene e per ottenerne un pacchetto di riforme. Obama e Hollande hanno anche deciso che le loro squadre economiche sono in stretto contatto per monitorare gli sviluppi in Grecia e le ripercussioni sui mercati finanziari.

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