Sarete contenti di sapere che Alitalia va salvata di nuovo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2016-12-04

CDP e Ferrovie pronte a riempire di nuovo il buco nero del capitale della compagnia di bandiera. Dieci miliardi sprecati per risanarla in sette anni. E non si vede la luce in fondo al tunnel

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In Italia cadono i governi e si fanno referendum sulla Costituzione ma il problema Alitalia rimane sul tavolo. La compagnia di bandiera “sposata” con Etihad non ha trovato quel salvataggio che ormai insegue da quindici anni, tra governi che inventano soluzioni creative e contribuenti che ne pagano le spese senza soluzione di continuità. Oggi Repubblica in un articolo a firma di Lucio Cillis ci racconta che il nuovo piano industriale con Etihad cerca di rimettere in piedi la compagnia che ancora perde; il pareggio che doveva arrivare nel 2017 è rimandato al 2020:

Etihad, nuovo padrone di minoranza (forzata a causa delle norme Ue) col 49%, non può immettere direttamente altre risorse nel motore di Alitalia, pena la perdita dei diritti di volo concessi alle compagnie europee. Infatti se Etihad salisse oltre questa quota, Alitalia diventerebbe a tutti gli effetti un vettore del Golfo Persico. E l’idea che sta affiorando per non far scatenare l’ennesima crisi, sempre al netto di tsunami politici, è mettere in campo ancora una volta l’asso pigliatutto nelle mani del Tesoro, ovvero la Cdp (tenendo presente il vincolo di non investire in aziende in perdita). Oppure Ferrovie, strada però non compatibile con la quotazione delle Frecce in Borsa in programma per il 2017.

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Quanto ci è costata Alitalia (La Repubblica, 4 dicembre 2016)

Nulla è stato deciso, certo, ma una crisi nei cieli o uno sciopero in stile Lufthansa di questi tempi è uno degli incubi peggiori per un governo in bilico. A quel punto l’immissione di soldi pubblici sarebbe la strada più veloce per evitare il disastro. La “ristatalizzazione” di Alitalia è dunque un’ipotesi sul tavolo anche solo per darle il tempo di trovare un nuovo socio stabile: è sempre aperta la porta di Lufthansa, gruppo coccolato da Etihad negli ultimi mesi, dopo la batosta incassata con il satellite Air Berlin, la low cost tedesca ridotta in frantumi dalla potenza di fuoco del gruppo guidato da Carsten Spohr. La via tedesca porterebbe Alitalia fuori da Sky Team e lontano dall’abbraccio mortale di Air France- Klm che ha succhiato dalla giugulare del vettore italiano decine di milioni di euro ogni anno – si parla di oltre 100 milioni – grazie ad accordi non proprio amichevoli accettati a capo chino dalle precedenti gestioni

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Chi ha bruciato soldi in Alitalia (La Repubblica, 4 dicembre 2016)

Nel frattempo in questi anni il contatore dei soldi spesi, o meglio sprecati, per l’azienda, arriva ad ammontare a 10 miliardi: lo Stato ha mandato in fumo tra 1974 e oggi (amministrazione straordinaria inclusa) 7,4 miliardi. Il cerino è poi passato in mano ai privati. Ma il risultato non è cambiato. Con quella cifra si potevano comprare nel frattempo Lufthansa e Air France, e i privati hanno peggiorato la situazione come spiega Ettore Livini su Repubblica:

Le Poste, ultimo presidio pubblico nel capitale, hanno già bruciato – tanto per non perdere le tradizioni statali – altri 75 milioni. Le banche azioniste sono state costrette a convertire in azioni o ristrutturare qualcosa come 600 milioni di euro di crediti. E alla fine pure gli emiri di Etihad hanno pagato il conto. Il salasso per il socio forte del Golfo – tra capitale versato, slot e programmi fedeltà acquistati a caro prezzo – è già arrivato a quota 600 milioni. Quasi 390 per rilevare il 49% del capitale, 60 per acquistare gli slot a Londra, altri 200 per puntellare i conti comprando le Mille miglia. Senza successo, visto che in queste ore stanno cercando di capire come rimettere di nuovo mano al portafoglio senza infrangere le regole Ue.

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