Sara Di Pietrantonio: la ricostruzione del delitto di Vincenzo Paduano

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-05-31

Dopo otto ore di interrogatorio l’ex fidanzato Vincenzo Paduano, 27 anni, guardia giurata, crolla, confessando l’omicidio della studentessa di 22 anni, vittima di una violenza spaventosa da parte dell’uomo che diceva di amarla

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Vincenzo Paduano ha confessato dopo otto ore di interrogatorio il delitto di Sara Di Pietrantonio, avvenuto nella notte tra sabato e domenica scorsi. Dopo otto ore trascorse a piangere, tremare, ma soprattutto negare di essere l’assassino di Sara, all’una di notte durante i colloqui con la polizia Paduano ha ammesso di avere ucciso Sara, anche se molte circostanze sulla dinamica sembrano essere ancora poco chiare in attesa dei risultati dell’autopsia. L’uomo ha prima cercato di costituirsi un alibi visto che quella notte lavorava in turno come guardia giurata, poi ha cercato anche di negare alcune ricostruzioni dei fatti che gli attribuivano particolare crudeltà.

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Sara Di Pietrantonio: la ricostruzione del delitto di Vincenzo Paduano (La Repubblica, 31 maggio 2016)

Sara Di Pietrantonio: la ricostruzione del delitto di Vincenzo Paduano

Il Corriere della Sera racconta di come Paduano abbia prima tentato di negare le sue responsabilità nel delitto, cercando di ricostruirsi un alibi per l’accaduto:

«Faccio il vigilantes al palazzo della Regione, ho fatto il turno di notte. Verso le 2 sono uscito per andare con una prostituta». Gli chiedono di descrivere il percorso, chi ha incontrato. In realtà lui non sa dire neanche se fosse un uomo o una donna. Balbetta, poi quasi minaccia investigatori e magistrati, comincia a tremare, torna aggressivo. E provoca la polizia: «Sono stato intimidito mentre aspettavo di essere interrogato, mi hanno fatto vedere delle foto orribili di Sara, volevano farmi paura». È un tentativo maldestro che il procuratore aggiunto Maria Monteleone stronca subito: «Lei può difendersi e mentire, non può calunniare le persone».
Paduano tenta ancora di alleggerire la propria posizione: «Non so spiegare che cosa sia successo. Forse voi volete convincermi che sono un mostro, ma non è così. Io non ho fatto niente». Silipo lo incalza ancora. Gli mostra le immagini della lite con Sara, la macchina in fiamme, lui che scappa. «Sei tu, non puoi negarlo. La macchina che fa retromarcia e va via è la tua. L’abbiamo già controllata. Ha uno specchietto rotto e il paraurti annerito. Fino a ieri invece era integra». Gli dicono che hanno ricostruito i suoi movimenti con il dispositivo Gps, gli contestano i racconti degli amici di Sara che lo descrivono come «geloso, possessivo, ossessionato». Paduano capisce che non può più negare. E crolla.

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Sara Di Pietrantonio e Vincenzo Paduano in una foto tratta da Facebook (Corriere della Sera, 31 maggio 2016)

«Sì sono uscito dal lavoro e sono andato a cercare Sara. Sapevo che stava dal nuovo fidanzato e l’ho aspettata sotto casa». Non lo ammette, ma sembra che avesse attivato il dispositivo per «seguire» il telefono della giovane. «Li ho visti arrivare in macchina insieme e ho aspettato fino a quando lei non è andata via. So che strada fa per arrivare a casa e quindi l’ho preceduta per bloccarla. Quando è passata l’ho inseguita per un po’ e poi l’ho stretta con la macchina per farla fermare». Lei scende dall’auto, discutono, poi sono di nuovo a bordo. Ci sono state altre liti nei giorni passati, ma nessuna violenza, la ragazza non immagina che cosa sta per accadere. Lui ammette che la situazione è degenerata, ammette anche di essere andato con la premeditazione di farle del male. «Abbiamo cominciato a litigare e io ho tirato fuori una bottiglietta di alcol che avevo portato. L’ho spruzzato nell’auto, anche addosso a Sara. Ma volevo solo spaventarla». Ottiene il suo scopo.
La giovane evidentemente si terrorizza, capisce che l’uomo è fuori di sé. Scappa. Lui però non si arrende. Dà fuoco all’auto, poi la bracca, le è addosso. Gridano. Ora Paduano entra nei dettagli. «Quando è scappata ho deciso di rincorrerla. Eravamo vicinissimi. Poi non so bene che cosa è successo. Mi sono acceso una sigaretta e lei ha preso fuoco». È l’ennesima bugia. Sarà l’autopsia a dire se l’abbia immobilizzata e strangolata, o semplicemente tenuta ferma mentre avvicinava la fiamma ai suoi vestiti inzuppati di alcol. Lui però torna distante quando afferma: «A quel punto che potevo fare?». È l’orrore. Va via mentre lei è ancora viva e si dibatte tra le fiamme. Torna verso la sua auto, fa velocemente retromarcia e sparisce. Sara muore tra atroci sofferenze, neanche mezz’ora dopo lui è al lavoro nella guardiola del palazzo.

Confessioni e omicidi

“Noi siamo una piccola comunità. Ci conosciamo tutti da una vita. Il nonno di Vincenzo ha costruito molte delle palazzine qui in zona. E’ davvero un’ottima famiglia”. A parlare alcuni abitanti nella strada in cui abitava Vincendo Paduano, sulla Salaria vicino Castel Giubileo, l’ex ragazzo di Sara Di Pietrantonio, fermato per l’omicidio della studentessa. “Conosco Vincenzo da quando è nato – racconta un’anziana – quando stamattina ho sentito la notizia in televisione ho pianto. Non riesco a spiegarmi perché l’abbia fatto e immagino soltanto il dolore che stanno provando in questo momento i genitori”. A far visita alla famiglia Paduano, i due genitori di Vincenzo, impiegati, e la sorella più piccola, anche il parroco di zona. “Conosco benissimo la nonna, viene sempre in chiesa – spiega il sacerdote – quella donna ha già sofferto tanto, un dolore così grande non ci voleva proprio”. Il nonno di Vincenzo è morto tre mesi fa ed era di origine campane.

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